Cremona -Un viaggio nella storia della musica e della liuteria. Sul palco, infatti, due interpreti animeranno il confronto tra due strumenti, uno in configurazione barocca, analoga a quella prevista dal costruttore, e uno adattato, in epoca successiva, per l’esecuzione di repertori più moderni. Fausto Cacciatori, conservatore delle collezioni del Museo del Violino, illustrerà, contestualizzandole, analogie e differenze.
Sabato i riflettori si accenderanno sui violini: Gian Andrea Guerra suonerà il Carlo IX 1566, di Andrea Amati, mentre Lena Yokoyama il Vesuvio 1727, di Antonio Stradivari. Domenica saliranno sul palco due violoncellisti: Nicola Brovelli si esibirà con il proprio, realizzato da Maurizio Vella nel 2016 su modello Maggini, mentre Andrea Nocerino darà voce allo Stradivari Stauffer 1700.
Quasi tutti gli strumenti costruiti dai grandi liutai del Cinque, Sei e Settecento, pur inalterati nella propria essenza, hanno subito, nel tempo, trasformazioni per adattarsi ai cambiamenti del gusto, del linguaggio musicale e degli spazi esecutivi.
L’intervento più rilevante e frequente prende il nome di ammodernamento e consiste nella sostituzione di alcune parti non strutturali – quali tastiera, manico, ponticello, anima e catena – al fine di ottenere un suono più forte e un’estensione maggiore verso l’acuto, per rispondere alle necessità delle grandi sale da concerto e del repertorio virtuosistico e sinfonico. Anche gli archetti hanno subito, nel corso dei secoli, diversi cambiamenti.
Se da un lato queste modifiche hanno, in parte, cancellato il suono “originale”, esse hanno tuttavia contribuito a mantenere vivi questi strumenti e a conferire loro il timbro che li rende oggi tanto celebri. Solo alcuni, come il violino Carlo IX di Andrea Amati, sono oggi stati riportati nella configurazione che si suppone coerente all’originale.
Parallelamente la tecnica esecutiva è evoluta. Grazie alla rinnovata attenzione filologica, affermatasi nel Novecento e sviluppatasi con il supporto di scienze ausiliari quali l’organologia, l’armonia o la semiotica, si è tuttavia cercato di recuperare non solo gli strumenti ma anche le pratiche esecutive originali, riscoprendo quella connotazione estetica, legata a particolari contesti storici e ambientali, che il tempo sembrava aver cancellata.
Oltre a una corretta lettura critica ciò permette, oggi, di ascoltare musiche note ammantate di sonorità inaspettate e nuove, messa di voce sulle note lunghe, una particolare accentuazione del ritmo e così via.
La doppia audizione “Antico e Moderno”, chiama dunque gli interpreti a un confronto diretto, ora con l’esecuzione di uno stesso brano con tecnica barocca e moderna, oppure giustapponendo brani musicali affini per carattere e destinazione ma di epoche distanti. Il risultato non sarà privo di sorprese e scoperte.