lunedì 23 Settembre 2024

Valtrompia, la cattedrale del ferro

Tavernole, Val Trompia. Due ragioni per risalire da Brescia la Val Trompia per una manciata di chilometri sino all’abitato di Tavernole, oltre che ammirane i monti, per visitare il forno fusorio al Museo del Forno.

Il forno fusorio è lì, oltre le rapide del Fiume Mella che tagliano a metà la valle, dal XV° secolo, il suo imponente edificio di pietra locale è una cattedrale del lavoro del ferro che da solo racconta la storia della valle.

Fascino di maestria raccolta nella mani di uomini che dedicarono la vita al ferro e al fuoco con un ingegno che stuzzicò la curiosità di Leonardo da Vinci. In Valle Trompia Leonardo da Vinci compie due viaggi, uno verso la fine del Quattrocento e l’altro nei primissimi anni del Cinquecento, con l’evidente intento di conoscere processi di produzione e possibili innovazioni praticati dai maestri del ferro.

Le precise annotazioni leonardesche segnano, tra i luoghi visitati in valle, anche l’abitato di Tavernole.

Il forno fusorio è testimone della storia della siderurgia a carbone di legna
in un contesto tra i meglio conservati d’Europa, dove il minerale di ferro veniva trasformato in ghisa. Al museo si rivive il fascino dell’acqua, del metallo e del fuoco, e la storia di un luogo: la Valle Trompia, depositario di sapere e artefice di eccellenti produzioni.

Fondere il materiale ferroso nel forno a carbone di legna era una maestria di pochi uomini, si legge in un trattato dell’800: “Otto uomini sono addetti al servigio del forno. Un Maestro, un Sotto-maestro, o Discente, il Discentino, un Pesta-loppe, due Braschini, e due Ministratori del carbone”. Al Maestro, cui fanno capo tutti i lavoranti, spetta: la sopraveglianza generale su tutto quello che risguarda la fusione, ed a lui spetta principalmente il regime del vento. La delicatezza delle operazioni di caricamento del forno e di fusione del minerale, e la cura e le attenzioni che esse richiedono, pretendono un’attenzione continua e regole di comportamento estremamente rigide. Gli avanzamenti di posto si succedono con quella disciplina medesima, che osservasi nella milizia”.Dopo secoli il forno cessò l’attività ai primi del ‘900, per alcuni anni fu usato come segheria e poi abbandonato. Acquisito dal comune di Tavernole e restaurato è ora sede museale gestito dall’associazione Amici del Forno. Gli spazi del Museo Il Forno con i pieni delle murature in pietra ed i vuoti inaspettati sono i veri protagonisti dell’allestimento.

Il luogo parla di sé ed è il vero protagonista della narrazione. I pannelli, presenza importante ma discreta nell’itinerario museale, accolgono il visitatore raccontando la storia del secolare forno ma anche, più in generale, la storia dei processi produttivi connessi all’attività fusoria. Diversi supporti audiovisivi permettono di immergersi in quella che fu la vita del forno.

 

Note sull'autore

Valerio Gardoni
Valerio Gardoni
Giornalista, fotoreporter, inviato, nato a Orzinuovi, Brescia, oggi vive in un cascinale in riva al fiume Oglio. Guida fluviale, istruttore e formatore di canoa, alpinista, viaggia a piedi, in bicicletta, in canoa o kayak. Ha partecipato a molte spedizioni internazionali discendendo fiumi nei cinque continenti. La fotografia è il “suo” mezzo per cogliere la misteriosa essenza della vita. Collabora con Operazione Mato Grosso, Mountain Wilderness, Emergency, AAZ Zanskar.

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