Ferrara. Sukkot è una delle principali ricorrenze del calendario ebraico: fa riferimento all’episodio biblico in cui gli ebrei rimasero nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto, celebra la permanenza e sopravvivenza nel deserto grazie alla provvidenza del Cielo e la precarietà della vita, rappresentata dalle Sukkot, le capanne che costruirono, ma anche il forte legame con i ritmi della terra, la sostenibilità ambientale e la centralità dell’acqua.
Fino al 5 febbraio prossimo, con Sotto lo stesso cielo, mostra a cura del direttore Amedeo Spagnoletto e Sharon Reichel, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah-MEIS approfondisce la festa ebraica delle capanne e le sue molteplici sfaccettature.
L’esposizione è dedicata agli aspetti religiosi, tradizionali e alla stretta connessione tra natura ed espressioni artistiche che questa ricorrenza genera, con un percorso originale che invita i visitatori a partecipare attivamente, interagendo con ciò che vedono e ascoltano, contribuendo così all’arricchimento di significati della mostra.
Ancora oggi, le famiglie ebraiche costruiscono nei giardini delle sinagoghe o nelle terrazze delle loro case le capanne con tetti coperti da frasche dentro le quali trascorrono tutti e sette i giorni di festa, condividendo i pasti con numerosi ospiti. La ritualità è contrassegnata dal lulav, composto da un ramo di palma, tre rami di mirto, due rami di salice e un cedro, utilizzato durante le preghiere con affascinanti significati simbolici.
«Perché una mostra su Sukkot? – spiegano i curatori Amedeo Spagnoletto e Sharon Reichel – La festa è stata scelta per l’attualità dei suoi valori; idee come precarietà, rispetto della natura e delle persone sono al centro del discorso contemporaneo. Affrontare contenuti religiosi non è un compito facile, ma un museo che concentra la sua indagine sull’ebraismo non può esimersi dal farlo. Desideriamo comunicare questi temi con un linguaggio espositivo che mostri la loro rilevanza a tutti i tipi di pubblico. Il forte accento sul coinvolgimento dei visitatori è concepito come un mezzo per rompere la barriera dell’alterità, per aiutare a trasmettere la peculiarità dell’ebraismo a un pubblico più ampio, trovandosi tutti Sotto lo stesso cielo».
L’allestimento, a cura dell’architetto Giulia Gallerani, rispecchia i valori della festa: realizzato per la maggior parte con il cartone a tripla onda, è a basso impatto ambientale e riciclabile, e ha rappresentato una vera e propria sfida. Si è voluto declinare infatti il complesso insieme di temi di Sukkot per proporre un percorso espositivo inusuale e articolato, che chiama a intervenire, a partecipare, a mettersi in gioco, e connettere la simbologia religiosa a riferimenti che nella contemporaneità stanno acquistando sempre maggiore importanza.
Il percorso si collega alla natura sin dall’inizio, attraverso le quattro specie di piante che compongono il lulav, approfondendo i loro significati e le loro provenienze. Si racconta, per esempio, la particolare storia degli etroghim (i cedri) della Riviera dei Cedri, in Calabria, dove si coltiva la varietà più pregiata di questo agrume – il cedro liscio, detto anche diamante per la sua bellezza e lucentezza – che storicamente sembra sia stato diffuso in zona proprio dagli ebrei.
Una video installazione mostra il rito della Comunità ebraica di Roma durante Oshannah Rabbah, il settimo giorno di Sukkot. I suoni dei lulavim mossi durante la preghiera si fondono con il suono della pioggia, per trasmettere ulteriormente la consapevolezza di una festa che include il riconoscimento dell’importanza dell’acqua. È proprio dal giorno seguente a Oshannah Rabbah, infatti, che gli ebrei riuniti in sinagoga aggiungono nella liturgia una formula che auspica l’arrivo della pioggia, che diventa ulteriore collegamento a temi tristemente attuali, aprendosi a riflessioni ecologiche.
Non può mancare un affondo sulla sukkah, la tradizionale capanna che si costruisce prima dell’inizio della festa e che deve essere allestita con dettami precisi come il numero di pareti e la copertura del tetto che devono permettere sempre di intravedere il cielo.
I pannelli a muro, la grafica e un video con animazione LEGO® raccontano come costruire una sukkah perfetta. Cesti contenenti pezzi dei famosi mattoncini saranno poi a disposizione dei visitatori, invitati a costruire la propria capanna: un’attività rivolta sia ai bambini che agli adulti.
La tradizione vuole che dopo la costruzione, la capanna venga abbellita e decorata per diventare un luogo confortevole, anche se effimero e suscettibile alle intemperie. La mostra presenta per la prima volta, 10 pannelli lignei decorativi, prodotti in area veneziana di una sukkah (capanna) della fine del XVIII o del XIX secolo, di proprietà dell’Abbazia di Praglia: opere d’arte di valore inestimabile sopravvissute alla loro natura effimera e rimaste per questo inaccessibili al grande pubblico.
Muniti dei propri smartphone e tablet, i visitatori avranno inoltre la possibilità di accedere alla App MIX, un webtool che – inquadrando un qr code nella sala delle tavole di Praglia – permetterà di accedere ad ulteriori contenuti di approfondimento a cura dello staff del museo: un viaggio virtuale per scoprire come si presentavano le tavole prima del restauro, ottenere informazioni relative all’iconografia biblica riprodotta e avere a portata di mano i significati dei versi in ebraico riportati nella cornice, le curiosità, le tradizioni e i racconti correlati.
A corredo della mostra è stato pubblicato un catalogo con i contributi di esperti dedicati ai molti temi trattati: dal significato religioso della festa ai concetti filosofici che cela in sé, dall’agronomia all’architettura, all’arte.