Cremona. Anche quest’anno il Museo del Violino rende omaggio al genio di Antonio Stradivari, in occasione dell’anniversario della sua morte, con “Stradivari memorial day” e anche quest’anno il fulcro delle celebrazioni per la scomparsa del più grande liutaio della storia è il concerto all’Auditorium Giovanni Arvedi.
Protagonista dell’omaggio a Stradivari in programma lunedì 18 dicembre, alle ore 21, è Ilya Gringolts, star del violino al suo debutto all’Auditorium Giovanni Arvedi. Gringolts si è messo in luce nel 1998 quando, non ancora sedicenne, ha vinto il Premio Paganini e ancora oggi è il più giovane vincitore nella storia della competizione.
Per l’occasione Gringolts, accompagnato dal pianista Peter Laul, imbraccerà il capolavoro più iconico e prezioso delle collezioni del Museo del Violino: lo Stradivari del 1715 “Il Cremonese”. Realizzato nel 1715 per Jean Baptiste Volumier, violinista e Maestro de’ Concerti di musica del re di Polonia, a lungo conosciuto come “Joachim”, il violino appartiene a quello che è definito il periodo d’oro di Stradivari. Dopo numerosi passaggi di proprietà, grazie all’allora direttore del Museo Civico Alfredo Puerari, il 18 dicembre 1961, esattamente 224 anni dopo la scomparsa di Stradivari, lo strumento torna a Cremona: da quel giorno il “Joachim” cambia il proprio nome per diventare “Il Cremonese”, uno dei simboli della città lombarda.
Il concerto si apre con la Sonata n. 2 per violino e pianoforte: dedicata da Schumann al celebre violinista tedesco Ferdinand David; la Sonata è caratterizzata da un orizzonte espressivo ampio e variegato che passa attraverso stati d’animo diversissimi fra loro, indagati in ogni sfumatura. Segue la Fantasia in do maggiore, uno dei pochissimi pezzi per violino scritti da Schubert, che la compose nel 1827 per il violinista boemo Giuseppe Slawik; sebbene sia stata accolta freddamente alla sua prima esecuzione pubblica, la Fantasia occupa oggi uno dei primissimi posti, se non addirittura la preminenza, nella scala dei valori delle composizioni per violino e pianoforte. In chiusura, “Baal Shem”, Tre quadri di vita Cassidica, un brano di Ernest Bloch che, secondo il compositore Mario Castelnuovo Tedesco, “presenta gli stessi tre movimenti dell’anima ebraica: la tristezza, l’esaltazione lirica e la gioia sfrenata”.