Mantova. Bressan, Marrocco e Savelli alla Casa del Mantegna in una mostra a cura di Flaminio Gualdoni che mette in dialogo i lavori dei tre autori con le opere provenienti dalle Collezioni civiche di arte contemporanea della Città.
La mostra Stanze Americane inaugura sabato 25 marzo, alle ore 17.30, promossa dalla Provincia di Mantova in collaborazione con l’Associazione Flangini, la Fondazione Rossi e con lo straordinario apporto del Comune di Mantova, che ha gentilmente concesso il prestito di 15 opere della Collezione Civica.
La mostra propone complessivamente 60 lavori e, quale arricchimento dell’itinerario espositivo, alcuni video. Le opere realizzate da Italo Bressan, Franco Marrocco e Alessandro Savelli, in parte al rientro dalle loro esperienze a New York e a Los Angeles in parte inedite, dialogheranno con le opere provenienti dalle Collezioni Civiche di Arte Contemporanea.
È in un certo senso l’occasione per dar conto di un‘esperienza internazionale che, protrattasi per alcuni anni, giunge ora a un punto di sintesi e di ricapitolazione. “S’intitola Stanze americane, perché la costa ovest degli Stati uniti e il culturalmente vicino Messico ne soni stati gli scenari primi. Ma dipana un filo di esperienze, geografiche e mentali, le vere nourritures della vicenda – come le definisce il curatore – che per la circostanza si arricchiscono di un ulteriore svolgimento con i prestiti provenienti dalla Collezione Civica d’Arte Contemporanea.” ( Flaminio Gualdoni)
Si avvia così un dialogo con la realtà culturale della città, in particolare con artisti contemporanei legati all’esperienza artistica della poesia visiva (Gruppo 70 e Gruppo 63), presenti nella collezione municipale. L’idea di viaggio e di nomadismo sottesa alla mostra Stanze americane trova felice condivisione curatoriale con il patrimonio artistico contemporaneo, genius loci della città: Bartolini, Bentivoglio, Harloff, Miccini, Olivieri, Ori, Pignotti, Sarenco, con la presenza autorevole dell’artista mantovano Sermidi, che ha saputo esprimere in maniera magistrale i termini della pittura aniconica.
“Una mostra ariosa, di grandi dipinti, ma che conservano il rigore di atmosfere sospese, di silenzi, di lunghe pause di riflessione”. Si tratta della riproposizione di un percorso culturale che coinvolge in un confronto dialogico in cui gli attori, Bressan, Marrocco e Savelli, non convergono in un movimento artistico comune, non fanno gruppo, ma al contrario proseguono le proprie strategie personali: «in ogni tappa di questo percorso si incontrano e incrociano il proprio fare, avendo conferma della propria e dell’altrui necessità. Bressan, Marrocco e Savelli sono accomunati dalla nascita in seno alla generazione che non è passata, come usa dire, dal figurare all’astrarre, ma che ha considerato l’astrazione come una condizione naturale del fare sin dagli inizi… a partire dalla centralità attribuita alla luce: che è insieme valore fisico e metafisico che consente a ognuno, di essere naturalmente ‘astratto con qualche ricordo’, come voleva Klee, creando situazioni visive che sono al tempo stesso massimamente astratte e massimamente figurali. Ciò consente agli artisti di aprire un territorio teoricamente illimitato da cui nasca una nuova idea di paesaggio: paesaggio che è sia fisico sia totalmente d’anima”. (Dall’intervista al curatore Flaminio Gualdoni)
Per gli studenti delle scuole superiori della città e della provincia di Mantova l’esperienza non si conclude con la visita in mostra: viene loro infatti offerta la straordinaria possibilità di incontrare gli artisti in ambito scolastico. Il tema degli incontri verterà, in particolare, sul confronto – esito di una diretta esperienza – tra cultura americana e cultura europea “L’America è contrasto visivo e grandi dimensioni, i nostri luoghi sono meditativi e contenuti. I luoghi ci abitano, ed è attraverso l’architettura e il paesaggio che prendiamo coscienza della nostra identità” (Italo Bressan)