Ferrara. Cento anni fa, nelle valli attorno a Comacchio, durante i lavori per le opere di bonifica degli ambienti lagunari del delta del Po, vennero inaspettatamente in luce le prime sepolture dell’antica città di Spina, per lungo tempo cercata invano da studiosi ed eruditi. Divenne così reale la vicenda, fino ad allora mitica, dell’importante città etrusca dell’Adriatico.
Al Museo Archeologico Nazionale “Spina Etrusca. Un grande porto nel Mediterraneo”, dal 22 dicembre al 23 aprile, la mostra che celebra i cent’anni della scoperta della città etrusca sorta sul delta del Po.
La mostra che celebra a Ferrara il centenario della scoperta di Spina segue dopo quasi vent’anni l’ultima grande esposizione dedicata alla città etrusca e vuole narrare il volto di un centro nodale nei traffici mediterranei e adriatici di età classica. L’esposizione, spesso giocata sul richiamo all’attualità dei percorsi e dei transiti nel Mar Mediterraneo, sceglie di affidarsi in modo consistente al linguaggio immersivo ottenuto con la ricostruzione digitale di paesaggi e contesti antichi. Ne risulta un racconto di forte suggestione, che al di là dell’indubbio splendore materico dei reperti, prova a suggerire al pubblico il significato del grande porto di Spina per gli Etruschi del quinto secolo a.C. e per i cittadini mediterranei del 2022.
Il percorso espositivo, giocato sul richiamo all’attualità dei percorsi e dei transiti nel Mar Mediterraneo, illustra l’eccezionalità del porto adriatico di Spina, città in costante e ambivalente confronto con l’elemento acquatico, mettendone in luce similarità e differenze con i grandi insediamenti etruschi del Tirreno e con la città gemellata di Cerveteri in primo luogo, per illustrarne la struttura sociale, la varietà culturale ed etnica, le espressioni delle élites aristocratiche, la vocazione portuale e l’importanza nelle dinamiche del commercio antico.
L’allestimento sceglie di affidarsi in modo consistente al linguaggio delle tecnologie di ricostruzione dei paesaggi e dei contesti antichi per dare vita a una narrazione di forte suggestione. Al di là dell’indubbio splendore materico dei reperti esposti – con importanti prestiti dai principali musei archeologici italiani e prestigiosi materiali provenienti dal Metropolitan Museum of Art di New York, alla cui presenza in mostra ha contribuito anche la Regione Emilia-Romagna -, la mostra intende suggerire ai visitatori il significato del grande porto di Spina per gli Etruschi del V secolo a.C. e per i cittadini “mediterranei” del 2022.
In occasione della ricorrenza dei cento anni dalla scoperta delle necropoli spinetiche, il Ministero della Cultura (MiC), per il tramite della Direzione generale Musei, ha istituito un Comitato promotore delle celebrazioni dell’anniversario. Le diverse iniziative scientifiche e divulgative si sono articolate nel corso di tutto il 2022 e sono state coordinate dalla Direzione generale Musei in collaborazione con le articolazioni territoriali del MiC, ovvero la Direzione regionale Musei Emilia Romagna e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e per le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, con le amministrazioni locali, ovvero il Comune di Comacchio, il Comune di Ferrara e Regione Emilia Romagna, e le Università nazionali e internazionali che da anni effettuano ricerche e scavi sull’insediamento antico: l’Università di Bologna, l’Università di Ferrara e l’Università di Zurigo.