Continuiamo a lottare con la voce e con la penna, e con il pensiero certo angosciante che possa arrivare la morte (Marianella Garcia Villas)
Brescia. A quarant’anni dall’assassinio dell’ “avvocato dei poveri e degli oppressi”, Marianella Garcia Villas, e a quarantatré anni dall’uccisione dell’arcivescovo Oscar Romero, avvenuta mentre stava celebrando la Santa Messa, entrambi ad opera del regime militare di El Salvador, Contro Tempo Teatro di Bolzano presenta un testo inedito sulle figure di Marianella e di Romero: “Marianella Garcia Villas. Soltanto per amore”.
Due le date in cartellone: venerdì 1 dicembre ore 20,30 presso il Teatro Arcobaleno della parrocchia di Fiumicello, in città, in via Luciano Manara e in replica sabato 2 dicembre ore 10,00 presso la Chiesa di San Cristo del Centro Saveriano in via Piamarta 9 sempre a Brescia.
La drammaturgia nasce da un lavoro su diversi materiali: prima di tutto sui libri ad essi dedicati da Raniero La Valle, Anselmo Palini e Francesco Comina; in secondo luogo sui documenti (articoli di giornale, filmati, reportage, interviste ed altro) che raccontano e testimoniamo il periodo della terribile dittatura in El Salvador, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80.
Attraverso suoni e immagini, le voci registrate di Marianella e di Romero e l’eco della rocambolesca partecipazione della nazionale di calcio salvadoregna ai Mondiali dell’82, verrà raccontata la storia e il messaggio di pace di chi, senza armi e attraverso il dialogo, è riuscito a resistere e combattere.
Oscar Romero usava la parola, le sue coraggiose omelie, Marianella soprattutto la macchina fotografica, con la quale ridava volto e spesso nome ai morti assassinati per strada dal regime militare. Sullo sfondo naturalmente agirà la storia dell’America Latina, del calcio come fenomeno popolare che sempre interseca la vita di tutti i latinoamericani e la storia della grande influenza che la teologia della liberazione ebbe sui movimenti contadini, sulle comunità religiose di base, nelle lotte per l’emancipazione, l’uguaglianza e la libertà.
Sul palco si intrecceranno linguaggi diversi, dal teatro di narrazione alla poesia, dal racconto in terza persona al dialogo. I personaggi della storia salvadoregna e della famosa partita ai Mondiali del 1982, in cui il Salvador perse 9 a 1 contro l’Ungheria, verranno evocati in una tessitura drammaturgica fatta di parole e video, foto, musiche, suoni e piccoli movimenti scenici. Attraverso la voce dei due attori, il ritmo incalzante, gli improvvisi silenzi, le sospensioni, la storia salvadoregna verrà presentata come la storia di tutto il popolo, storia alla quale tutto il popolo partecipa, con un pallone, con una parola o con la penna.