Correggio, Reggio Emilia – Decima edizione di gARTen, la rassegna culturale dedicata a scultura, cinema e musica dal vivo che sta trasformando il parco di Villa Rovere in una galleria d’arte a cielo aperto attraverso le opere di artisti affermati – Marcello Gobbi, Carmine Leta, Dario Tironi – e studenti delle Accademie di Belle Arti italiane, accompagnati dai loro professori.
Una proposta dell’associazione Idee di gomma, affiliata ad Arci, con il patrocinio del Comune di Correggio e il contributo della Regione Emilia-Romagna, che per la decima edizione conta dieci appuntamenti tra concerti, proiezioni, spettacoli, workshop, mercatini e cene sotto le stelle.
Tra gli artisti invitati, lo scultore bresciano Marcello Gobbi espone due creazioni rivestite di silicone: Presenza uno, figura umana silenziosa e senza identità, e Lo stato delle cose, simulazione plastica di un naufragio universale e contemporaneo.
Carmine Leta, artista di origini calabresi, con la struttura in ferro Grande Moebius ci proietta verso un utopico ricongiungimento degli opposti, mentre con Oltreuomo, mezza figura maschile alta tre metri, crea un cortocircuito simbolico ed evocativo tra l’uno e il molteplice, l’essere in potenza e l’essere in atto, il pieno e il vuoto.
Il bergamasco Dario Tironi presenta, infine, due opere: The dream catcher, acchiappasogni contemporaneo costituito da un groviglio di cavi e dispositivi elettronici recuperati e combinati dall’artista, e The ancient plastic society, scultura ricavata dalla manipolazione di paraurti di recupero.
La ricerca di Marcello Gobbi indaga il tempo attraverso la processualità del fare. Le sue sculture – corpi nudi, bloccati in pose plastiche o nell’atto di diventare altro da sé, nel farsi della metamorfosi – si relazionano con lo spazio circostante e con la luce, generando effetti ora naturali ora drammatici.
Come congelate nella loro liquefazione, le colature di materia e la texture siliconica immergono lo spettatore in una visione che invita al dialogo, dimostrando che ancor oggi vita e arte possono compenetrarsi in un abbraccio enigmatico.
Carmine Leta ha sperimentato negli anni diverse tecniche e linguaggi, concentrandosi poi sulla scultura, prevalentemente in fil di ferro, tesa alla sottrazione dei suoi stessi elementi costitutivi: il peso, la staticità e il volume. L’artista ripropone oggetti vuoti, leggeri, mobili e attraversabili con lo sguardo, invitando chi li osserva a colmare un volume solo suggerito e a mettere a fuoco una porzione illusoria di spazio fra sé e l’infinito.
Dario Tironi crea sculture inglobanti, capaci di rimandare simultaneamente al passato e all’armonia della statuaria classica, ma anche al futuro, attraverso i materiali di cui si compongono.
I rifiuti sono, quindi, memorie recuperate, echi di un recente passato, anatomie di un corpo, quello collettivo, affetto da amnesia, bulimia, ansia e aspettative sociali. Anche un acchiappasogni (The dream catcher), che nelle culture indigene vegliava il sonno dei bambini, nella contemporaneità evidenzia l’ansia di possesso, in particolare di quei dispositivi elettronici ormai onnipresenti nella nostra vita.
Il percorso espositivo è completato dalle sculture realizzate dagli studenti delle Accademia di Belle Arti di Torino, Bologna, Napoli e Urbino, alle quali si aggiungono l’Accademia di Brera, che torna a Correggio dopo un anno di assenza, e l’Accademia di Belle Arti di Firenze, alla sua prima partecipazione.
Gli studenti sono stati selezionati e supervisionati dai rispettivi docenti: il professor Pasquale Pennacchio per l’Accademia di Belle Arti di Napoli (opere di Stefania Ciocca, Antonella Fusha, Marco Graziano), il professor Michelangelo Galliani per l’Accademia di Belle Arti di Urbino (opere di Nicolas Demetriou, Elisa Ferretti, Francesco Tangorra), la professoressa Ivana Spinelli per l’Accademia di Belle Arti di Bologna (opere di Serena Galimberti, Chiara Innocenti, Giacomo Mallardo), la professoressa Claudia Farina per l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino (opere di Yunxuan Yang), il professor Federico Capitani per l’Accademia di Belle Arti di Firenze (opere di Sara Giacomelli, Anita Mastropietro, Ilaria Naressi, Serena Palermo), la professoressa Silvia Mornati per l’Accademia di Brera (opera condivisa realizzata dagli studenti della classe di Terapeutica Artistica).
«Festeggiamo i dieci anni di gARTen – spiegano Anna Corghi e Daniela Caffagni, coordinatrici della sezione Scultura – raggiungendo il record in numero complessivo di opere (21) e in numero di accademie partecipanti (6). Dieci anni sono un grande traguardo per una iniziativa che è partita in piccolo e poi si è sviluppata nel tempo, crescendo in particolare sul fronte delle accademie, coinvolgendone ogni anno di nuove ed offrendo così a un sempre maggior numero di giovani artisti un’esperienza d’incontro e confronto.
Anche noi siamo cresciuti: attraverso l’attività di scouting abbiamo conosciuto artisti di tutta Italia, più o meno giovani, docenti di accademie e loro studenti; la loro sensibilità e il loro occhio sul mondo ci hanno fatto ogni volta emozionare e riflettere. È un’esperienza a tratti anche molto faticosa, ma il bilancio ogni anno è sempre ampiamente positivo, e ogni volta che il giardino di Villa Rovere si ripopola delle “presenze artistiche” tutta la squadra dei volontari si sente inondata di felicità, stupore e soddisfazione per il lavoro svolto.
In questi dieci anni speriamo e crediamo di aver davvero “sparso semi d’arte” negli occhi e nel cuore dei visitatori, magari entrati solo per ascoltare musica, vedere un film o visitare la Villa; pensiamo di aver contribuito a creare una maggior confidenza tra le persone e il mondo dell’arte contemporanea. Abbiamo visto bimbi che, indicando le opere col ditino, strattonavano i genitori per farsi spiegare e raccontare cosa fossero, costringendoli a leggere i QR code: questo per noi è stato il più bel goal!».
Villa Rovere è un edificio tardo-ottocentesco di proprietà privata e soggetto al vincolo della Soprintendenza dei beni architettonici e paesaggistici. Il suo giardino è caratterizzato da una passeggiata che si sviluppa tutt’intorno alla caratteristica ghiacciaia, situata al centro del parco.