Brescia. Bunkervik è il nuovo nome del rifugio antiaereo, edificato negli anni ’40 per assicurare protezione ai cittadini bresciani dai bombardamenti alleati. Nel febbraio del 2018 il rifugio, indicato da molti cittadini come il “Bunker” e sede di molteplici attività espositive e performative di arte contemporanea, È stato dedicato a Vittorio Arrigoni, attivista, giornalista e pacifista brianzolo, impegnato per anni nella causa della pace in Palestina assassinato a Gaza nel 2011. Vittorio era conosciuto da tutti come Vik e dall’unione dei termini è nato “Bunkervik, Il rifugio delle Idee”.
Bunkervik per l’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, propone una ricca programmazione di mostre ed eventi.
Venerdì 3 marzo alle ore 16:30 inaugura la prima esposizione del 2023 di Bunkervik che, per
l’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, propone una ricca programmazione di mostre ed eventi. Sergio Marchesini (1946),Scampate al fuoco. Ex professore universitario di biochimica presso l’Università degli Studi di Brescia, Marchesini, ispirato dalle antiche coppe di incantesimo aramaico-babilonesi, trascrive a mano testi letterari e documenti storici su tronchi di legno. Nei suoi lavori trapelano la sacralità della parola scritta e il valore della storia e della memoria attraverso di essa. L’esposizione, sino a domenica 12 marzo, prevede una trentina di opere tra tronchi scritti, tronchi dipinti ispirati all’arte aborigena australiana ed alcuni divertissement.
Le coppe aramaico babilonesi, diffuse in epoca Sasanide (III – VII secolo d.C.) venivano decorate con trascrizioni di incantesimi e raffigurazione zoomorfe legate all’iconografia magico-religiosa, volte a proteggere il possessore da malattie e sventure. Queste coppe mostrano come sin dagli albori della civiltà, l’uomo abbia cercato di controllare le forze maligne con i mezzi che più riteneva adatti.
Le opere di Sergio Marchesini, attraverso la riscrittura e la copia di importanti documenti, come l’elenco dei deportati dal binario 21, il testo delle leggi razziali, l’elenco delle vittime delle Fosse Ardeatine o quelle dell’eccidio di Marzabotto, cercano di mantenere vivo nella memoria il passato storico della cultura occidentale, dai suoi più lontani albori alla storia italiana più recente.
Sergio Marchesini ha svolto i suoi studi a Milano, per poi prestare attività di ricerca e didattica in campo biochimico presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano (1969-1987) e docente di Biochimica presso l’Università degli Studi di Brescia (1987-2008). Il pensionamento gli permette di dare avvio a una sua grande passione: la pittura. Solo più tardi approda all’arte calligrafica.
Dall’incontro fortuito con le coppe di incantesimo aramaico-babilonesi ha tratto l’ispirazione per scrivere su legno. Si ritiene un artista solo nell’accezione di Joseph Beuys (Jeder Mensch ist ein Künstler). Seppure non abbia una lunga lista di esposizioni, i suoi lavori dialogano con lo spazio di Bunkervik riportando alla luce i pilastri più profondi della nostra società: la scrittura e il verbo.