sabato 23 Novembre 2024

Rachel Whiteread …And the Animals Were Sold

Bergamo. Per il sesto anno consecutivo la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea torna ad abitare la prestigiosa sede del Palazzo della Ragione, cuore pulsante della città antica, con una nuova mostra firmata Rachel Whiteread, artista inglese di fama internazionale che nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura presenta, sino al 29 ottobre, un’installazione inedita pensata in relazione alla città e in conversazione con l’architettura e la storia del Palazzo della Ragione.

Da sempre interessata a quegli spazi che appartengono alla nostra vita quotidiana ma che vengono spesso dimenticati, Rachel Whiteread realizza per la Sala delle Capriate un’installazione ambientale composta da sessanta sedie, che costituiscono la materializzazione dello spazio vuoto compreso fra le gambe di due differenti modelli di sedute.

Le sculture sono realizzate in diverse tipologie di pietre che si ritrovano nei materiali di costruzione sia del Palazzo della Ragione sia di Piazza Vecchia, come nel caso della pietra di Sarnico nella facciata del Palazzo della Ragione e del marmo di Zandobbio nella Fontana del Contarini, e che vengono tutt’ora estratte dalle cave del territorio bergamasco. L’artista ha voluto in questo modo creare una stretta relazione con il territorio e la sua storia, nonché con l’architettura stessa del luogo che ospita la mostra.

Il titolo dell’installazione è evocativo sia della pandemia – le parole “And the Animals Were Sold (E gli animali furono venduti)” portano alla mente l’immagine dei mercati asiatici in cui si vendono animali di ogni sorta e che molti studiosi sostengono essere all’origine della mutazione del Coronavirus – sia di una qualsiasi conversazione di cui si possono cogliere quasi inavvertitamente alcune parole.

La mostra costituisce infatti per Whiteread la prima occasione di esprimersi artisticamente sull’esperienza drammatica e straniante della pandemia. Bergamo è stata, per l’artista, una delle prime esperienze di ritorno alla vita pre-pandemica, quando viaggiare era una condizione assolutamente normale. E l’esperienza che l’artista ha fatto in occasione della sua prima visita alla città l’ha colpita al punto che ha iniziato a pensare al suo intervento come legato agli eventi tristemente noti della diffusione incontrollata della pandemia a Bergamo.

Le sessanta sculture che costituiscono l’installazione evocano così la presenza e insieme l’assenza di altrettante persone. Come per molte delle sue opere, infatti, anche il vuoto che si fa pieno di queste sculture “sta al posto di qualcosa d’altro”: in questo caso, in particolare, di una persona o di una moltitudine di persone. La disposizione studiata dall’artista rimanda all’obbligo del distanziamento sociale quando le sedie sono collocate in una griglia a 2 metri di distanza fra loro, enfatizzando la dimensione silenziosa del vuoto, sì percorribile, ma pur sempre spiazzante nella sua presenza quasi assordante; la disposizione rimanda invece a persone in conversazione quando le sedie sono posizionate in maniera più libera, a formare piccoli gruppi, alludendo a una prossimità ritrovata.

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Partendo da queste considerazioni Rachel Whiteread ha concepito un’installazione che intende portare l’attenzione sulla storia del Palazzo della Ragione, che in passato costituiva un luogo in cui rappresentanti della municipalità si incontravano per discutere, confrontarsi e legiferare. Ma anche sul presente, laddove la Sala delle Capriate si affaccia sulla celebre Piazza Vecchia che, in particolare nel periodo estivo, diventa luogo di ritrovo e di incontro sia per gli abitanti della città sia per i turisti.

Le sessanta sedute costituiscono in definitiva un invito rivolto ai visitatori a sostare per animare questa Sala e viverla come luogo di scambio e relazione, di vicinanza e condivisione. Un cortometraggio, a firma del regista Joe Juanne Piras, documenterà il processo creativo che ha condotto l’artista all’ideazione del progetto espositivo per il Palazzo della Ragione.

Note sull'autore

Valerio Gardoni
Valerio Gardoni
Giornalista, fotoreporter, inviato, nato a Orzinuovi, Brescia, oggi vive in un cascinale in riva al fiume Oglio. Guida fluviale, istruttore e formatore di canoa, alpinista, viaggia a piedi, in bicicletta, in canoa o kayak. Ha partecipato a molte spedizioni internazionali discendendo fiumi nei cinque continenti. La fotografia è il “suo” mezzo per cogliere la misteriosa essenza della vita. Collabora con Operazione Mato Grosso, Mountain Wilderness, Emergency, AAZ Zanskar.

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