La provenienza geografica della maggior parte delle Passiflore è l’America centromeridionale, in particolare le vaste zone, tropicali e subtropicali, che vanno dalla cordigliera delle Ande fino alle coste dell’Oceano Atlantico.
Nazioni ricche di queste piante sono: Brasile, Venezuela, Costa Rica Nicaragua, Guatemala, Columbia, Ecuador, Bolivia, Messico, Guyana, Perù, Paraguay, Argentina, Honduras, Giamaica, ecc. Alcune specie, in numero più limitato, sono invece nordamericane (Stati Uniti), australiane ed asiatiche.
Fiori appariscenti, corolle talvolta bizzarre, dalle foglie bellissime e dai frutti gustosi. Purtroppo amano il caldo e non sopportano i rigidi inverni e quindi sono coltivabili in zone più fredde solo in vaso e da chi possiede serre per poterle riparare.
La passiflora è coltivata in Italia fin dal XVII secolo ma ancora pochi la conoscono. Forse la ritengono troppo esotica e per questo non riescono ad apprezzarne oltre che fiori e foglie dalle forme inconsuete, colori e profumi che riempiono l’aria alla sua presenza.
Ne parliamo con un grande esperto, Maurizio Vecchia. Quali sono le passiflore che anche qui in pianura padana si possono coltivare senza rischi?
Non sono molte le passiflore utilizzabili una piena terra nei nostri giardini. Tuttavia ve ne sono di graziose. Oltre alla comune Passiflora caerulea, vi è anche la bellissima varietà bianca (P. caerulea ‘Constance Eliott’), ibrido tra la P. cerulea e la P. incarnata e la P. x colvillii, vi è poi la P. ‘Incense’, altro ibrido spettacolare. Tra le specie poco note resistono bene da noi anche la P. actinia e la P. tucumanensis. Tra i miei ibridi la più rustica è la P. ‘Gugliemo Betto’
Quali le caratteristiche principali di queste piante rustiche?
La P. caerulea ‘Constance Eliott’ ha fiori più grandi della specie tipica, fiorisce in bianco puro, la corolla sembra fatta di lucida porcellana. La P. x colvilli, generosa nella fioritura, mostra un grande fiore bianco dotato di una grande corona di filamenti blu intenso. La P. ‘Incense’ è forse la più originale ed insolita, avendo un grande fiore violetto intenso con una corona fitta di filamenti arricciati. La sua profumazione ha dato il nome all’ibrido ottenuto incrociando la P. incarnata con la P. cincinnata.
Infine la P. actinia e la P. tucumanensis sono specie botaniche coltivate da collezionisti. La prima prende il nome dalla grande corona a bande alterne chiare e scure che richiama appunto l’attinia di mare. La seconda è più pallida, leggera e di piccole dimensioni, comunque graziosa e profumata. I suoi frutti sono squisiti. La P. ‘Guglielmo Betto’ è talmente vigorosa da risultare a volte invadente, poiché emette polloni dalle radici anche a distanza dal fusto principale. Il suo fiore, simile ad una girandola, è molto originale. Impollinata manualmente produce frutti di ottimo sapore.
Quali gli accorgimenti per la semina e per l’inizio dei mesi invernali?
I semi di passiflora sono difficili. A causa della cuticola durissima e di meccanismi interni di dormienza, occorre molto tempo per veder uscire dal terriccio una pianticella. Consiglio di mettere in acqua tiepida i semi per uno o due giorni, cambiando l’acqua con una buona frequenza per eliminare eventuali ormoni inibitori.
Le specie e gli ibridi non necessitano di protezioni invernali a meno che sia in arrivo un inverno particolarmente duro. Queste passiflore resistono a puntati fino a – 10 °C, tuttavia temperature medie attorno a -5 °C permettono di arrivare alla primavera in buone condizioni per la ripresa. La P. incarnata, la P. tucumanensis possono perdere completamente la parte aerea, ma rispuntano dalle radici in primavera.
Dove si possono acquistare?
Non sono molti i vivaisti che hanno in catalogo queste passiflore. Per qualsiasi consiglio potete rivolgervi direttamente a me nel forum.