Pavone Mella, Brescia – Padre Antonio Bresciani fu un missionario venerato dai suoi campesini come un santo. Era partito con poche cose da Pavone Mella, nella bassa bresciana, e aveva trovato in Ecuador la sua vera casa.
Lo chiamavano affettuosamente Padre Tone e, quando morì a soli 56 anni nel 1997, venne rimpianto e invocato dai poveri così come dai potenti.
Hanno dedicato perfino una chiesa in Ecuador a padre Tone. Perché lui, missionario di villaggi rurali arrampicati oltre i 4000 metri di quota, era diventato quechua tra i quechua. Fino a iniziare per loro la traduzione in lingua quechua di tutta la Sacra Scrittura.
Ma padre Tone non si fermò allo spirito. Sapeva che l’uomo ha anche uno stomaco, una famiglia da tirare avanti, dei figli da educare e avviare alla vita. E una dignità da difendere.
Padre Tone s’immerse totalmente per 29 anni tra i suoi campesini. Lavorò e morì per loro. La sua opera, in quei villaggi sperduti dove l’aria è buona e sottile ma c’è poco da mangiare, è continuata oggi dai volontari dell’Operazione Mato Grosso, quel movimento di ispirazione cattolica che svolge attività in America Latina, e che è stato fondato nel 1967 da un altro grande missionario, un po’ il maestro di padre Tone: don Ugo de Censi.
Oggi l’OMG onta più di 500 volontari e circa 100 missioni tra Ecuador, Brasile, Bolivia, Perù e Baltimora negli Stati Uniti, con interventi a favore dei poveri locali che vanno dalla costruzione e gestione di ospedali alla formazione dei giovani, ospitati nelle case e scuole ispirate agli insegnamenti di don Bosco. In Italia sono più di 200 i gruppi di giovani e adulti che, a vario titolo, si impegnano nei lavori più disparati per raccogliere fondi a sostegno delle missioni.
A 27 anni dalla sua morte, Padre Tone è sempre amato e seguito. Soprattutto in queste Ande che attraversano il territorio ecuatoriano formando una serie di alte valli.
Qui dove si trova Zumbahua, una delle aree di maggior povertà dell’Ecuador. Siamo a quasi 4mila metri sul livello del mare, e le case hanno pareti di fango, tetti di paglia, interni neri per la gran quantità di fumo causato dal fuoco necessario per scaldare le gelide notti equatoriane.
Nei 32 villaggi indigeni a Zumbahua e dintorni, la popolazione ha conosciuto bene padre Tone Bresciani, la sua vocazione per i poveri e la sua volontà di educare.
Ed è proprio qui che, ormai trent’anni fa, i volontari del Mato Grosso hanno dato vita all’Ospedale Claudio Benati, a servizio degli ammalati di Zumbahua e dei paesi vicini. Il presidio sanitario funziona sulla base di un accordo tra il Ministero di Salute Pubblica dell’Ecuador e la Diocesi di Latacunga, che a sua volta ha affidato l’amministrazione tecnica e finanziaria all’Operazione Mato Grosso.
L’ospedale nel 2023 ha effettuato un totale di 12.663 interventi tra ambulatori e pronto soccorso, e, grazie ai suoi 47 dipendenti tra medici, infermieri ed ausiliari, riesce a svolgere anche una preziosa attività al di fuori della struttura di Zumbahua, svolgendo visite ai malati cronici, andando incontro alla necessità di sedute di fisioterapia domiciliare, ed attivando importanti programmi per la denutrizione infantile sul territorio.
Il bilancio 2023 dell’ospedale è stato di 863.524,35 dollari, una cifra che viene coperta in maggior misura da donazioni di enti e persone benefattrici e dal lavoro dei ragazzi italiani del Mato Grosso. A marzo e ottobre di ogni anno, inoltre, un’equipe volontaria di chirurghi e di anestetisti italiani volano in Ecuador ed eseguono il maggior numero di interventi chirurgici possibili in forma gratuita.
L’ospedale non ha entrate fisse e solo il 10% circa viene coperto da fondi governativi legati alle prestazioni effettuate, anche se le modalità di erogazione non sempre sono così puntuali rispetto ai bisogni.
Con concreto ottimismo e sempre attraverso azioni di mutuo aiuto che possano dare maggior solidità alla situazione economica, i ragazzi dell’Operazione Mato Grosso vogliono oggi trovare nuove strade per sostenerne l’ospedale.
Una di queste potrebbe essere una piccola attività di caffetteria e ristorazione nella vicina Quilotoa, dove è presente un lago di origine vulcanica, da cui sgorgano sorgenti termali, che sta diventando un’importante meta turistica non solo per la popolazione ecuadoriana ma anche per il turismo internazionale.
Le condizioni sono favorevoli anche grazie alla campagna ministeriale ‘Deja de ser Extranjero en tu tierra’ (Smetti di essere straniero nella tua terra), volta a favorire il turismo interno di alcuni luoghi del paese, tra cui proprio il Lago Quilotoa.
Il fazzoletto di terra su cui realizzare il progetto è già disponibile. Per la costruzione della caffetteria si coinvolgerebbero i giovani che vivono nelle missioni, attraverso la modalità dei ‘campi di lavoro’ in modo che l’esperienza possa essere anche forma di crescita personale e di scambio costruttivo con gli altri.
Per la gestione, poi, si vuole puntare a coinvolgere e a formare le giovani generazioni, con l’obiettivo che si possano entusiasmare dietro questa avventura.
Il punto di ristoro sul lago di Quilotoa porterà il nome dei due preti italiani dell’Operazione Mato Grosso, morti in missione, che da sempre hanno saputo trovare il modo di aiutare la gente più povera di questi luoghi: Padre Tone Bresciani e Padre Pino Valaguzza, di Vimercate, scomparso nel 2021.
Le spese totali stimate per la costruzione e l’arredamento della struttura si aggirano attorno a 85mila dollari. Una parte sarà coperta da lavoro gratuito, non solo da parte di volontari, ma anche di ecuatoriani. Le entrate annuali derivanti dal progetto sono stimate attorno ai 60mila dollari e tutte andranno devolute all’ospedale Claudio Benati.
E’ proprio per sostenere questo nuovo progetto e così anche l’ospedale, che Cassa Padana, il Comune di Pavone Mella e la sezione locale dell’Avis hanno lanciato una raccolta di fondi. L’aiuto di tutti è indispensabile. Piccolo o grande non importa. Ogni singolo euro è importante.
E’ possibile donare fino al prossimo 19 aprile sul conto corrente legato all’iniziativa e aperto nella filiale di Cassa Padana. Alla fine della raccolta, la somma generosamente donata sarà raddoppiata da Cassa Padana. Questo contributo non è detraibile.
L’ospedale non può aspettare. L’Ecuador e i suoi campesinos non possono aspettare. Padre Tone ci guarda e ci ringrazia.