venerdì 1 Novembre 2024

Mostre / Carlo Mattioli, psicologia e introspezione

Colorno, Parma -Nel trentesimo anniversario della scomparsa, la Reggia di Colorno propone una mostra monografica dedicata ai ritratti di Carlo Mattioli (Modena 1911 – Parma, 1994).

Cesare Garboli aveva acutamente colto l’essenza di questi dipinti: “i ritratti di Mattioli sono […] introspezioni fulminee, ‘saggi critici’ che investono la psicologia (nella sua totalità) e il segreto di una persona, la contraddizione che la fa esistere”.

La mostra coordinata da Antonella Balestrazzi, curata da Sandro Parmiggiani e Anna Zaniboni Mattioli, nipote dell’artista e curatrice dell’Archivio e della Fondazione Carlo Mattioli, riunisce una sessantina di opere del Maestro.

Il percorso espositivo si apre con i sedici ritratti di storici personaggi colornesi conservati nella Sala del Consiglio Comunale e commissionati all’artista nel 1963 da Augusta Ghidiglia Quintavalle, storica dell’arte e Sovrintendente alle Gallerie di Parma. Un corpus, questo, che si muove scopertamente sulla corda dell’ironia. Alcuni di essi giocano su una trasposizione divertita dei volti: Ottobono Terzi diventa il poeta Attilio Bertolucci, il filosofo Zaccaria Olivieri, il pittore Carlo Carrà e il vescovo Martino da Colorno, il papa regnante Giovanni XXIII.

L’esposizione prosegue con una lunga sequenza di ritratti che si avvicinano progressivamente all’intimità dell’artista: intellettuali, poeti, artisti da lui frequentati e stimati al tempo dell’“Officina Parmigiana” fino ai più celebri colleghi (Renato Guttuso, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Giorgio De Chirico, Ottone Rosai, Giacomo Manzù). Il nucleo più sentito e privato chiude la sequenza con i ritratti di famiglia (la moglie Lina, la figlia Marcella, l’amatissima nipote Anna, raffigurata nelle varie età della vita, dall’infanzia all’adolescenza) e gli autoritratti. Le opere provengono da Musei e istituzioni pubbliche e da collezioni private.

“I ritratti realizzati da Carlo Mattioli testimoniamo il valore e il fascino della pittura dell’artista: opere nelle quali il disegno germoglia, con soluzioni memorabili, sempre tese a catturare la verità di un volto e di un corpo, con uno sguardo d’ironia affettuosa che non esita a spingersi nei territori della rivelazione dell’intima verità della persona. Pensiamo al disagio, alla disperazione esistenziale di Rosai, con quelle sue mani come artigli, come protesi tese a cogliere qualcosa che sempre sfugge, alla solitudine di Morandi, raffigurato come una sorta di sfinge inaccessibile, all’ambiguità di Guttuso, cui alludono le volute di fumo della sua sigaretta”, evidenzia Sandro Parmiggiani.

Carlo Mattioli, pittore e disegnatore tra i più importanti del secolo scorso, ha affrontato molti temi: Parma, la sua città, la natura morta, il paesaggio, tormento e riflessione come nelle Aigues mortes, i cieli, l’illustrazione di testi capolavori della letteratura mondiale. I ritratti di Mattioli sono apprezzati dagli appassionati della sua pittura e dagli studiosi dell’arte del Novecento tra gli esiti più alti della sua attività, nei tratti esasperati dei volti e della postura dei corpi, in una latente, talvolta dissacrante, ironia”.

Sede della mostra lo splendore della Reggia di Colorno. Nel cuore della storia emiliana, la Reggia è un’affascinante sintesi di storie e di stili: ciò che oggi si presenta agli occhi del visitatore porta i segni di progetti, opere, dinastie che si sono susseguite nel corso dei secoli e con alterne fortune.

Tra le mura della nobile residenza che fu dimora dei Farnese, dei Borbone e di Maria Luisa D’Austria, seconda moglie di Napoleone, si cela l’essenza dell’opulenza e del raffinato gusto francese. Le grandi sale da parata del piano nobile, arredate da preziosi mobili settecenteschi e ornate da pavimenti in marmo policromo, stucchi e affreschi di varie epoche, offrono più di un motivo per apprezzare il lusso della corte colornese.

A corredo del complesso monumentale vi è la grande cappella ducale di San Liborio che rappresenta un raro esempio di perfetta integrazione tra struttura architettonica, ornamento e arredo (grazie a una realizzazione nel corso di poche anni e all’assenza di trasformazioni di rilievo) e il Giardino storico (realizzato agli inizi del XVIII secolo come un interessante connubio tra le caratteristiche più peculiari del giardino all’italiana e quello alla francese) e recentemente restaurato, descritto dai viaggiatori del tempo come “luogo di delizia e meraviglia”.

 

 

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