Cremona – In occasione dell’uscita nelle sale cittadine del film di Michele Placido L’ombra di Caravaggio, il Museo Civico “Ala Ponzone” offre la possibilità di ammirare il capolavoro del Caravaggio San Francesco in meditazione esposto nella Pinacoteca con ingresso ridotto presentando il biglietto che dimostri la visione di questo film.
Anche chi visiterà la Pinacoteca avrà diritto all’ingresso ridotto per vedere il film di Michele Placido, con Riccardo Scamarcio nei panni del tormentato artista, raccontato nelle sue profonde contraddizioni.
Le sale cittadine che hanno aderito all’iniziativa sono il Cinema Filo (piazza Filodrammatici, 4) e Anteo spazioCinema Cremona Po.
Il dipinto di Caravaggio esposto a Cremona è stato realizzato dall’artista in un momento molto significativo della sua vita, successivo all’omicidio di Ranuccio Tomassoni (28 maggio 1606), e in quel periodo il pittore era soggetto ad un ossessivo desiderio di espiazione. Altra particolarità del quadro è che nel San Francesco si riconoscono i tratti del volto di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.
“Si tratta di un momento importante per la valorizzazione di uno dei dipinti più prestigiosi del Museo Civico ‘Ala Ponzone’”, spiega l’Assessore alla Cultura Luca Burgazzi, che aggiunge: “L’uscita nelle sale cinematografiche di questa pellicola permetterà al pubblico di riscoprire e affezionarsi ad una pittore che, seppur conosciuto dal grande pubblico, difficilmente è associato alla nostra città, in quanto in pochi sono a conoscenza della presenza di una sua opera nella nostra Pinacoteca”, commenta l’Assessore alla Cultura Luca Burgazzi.
Il soggetto rappresenta un san Francesco “in disperata meditazione sul Crocefisso” (Longhi 1943), il santo penitente è rappresentato all’aperto in luoghi selvatici, per accrescerne il senso di solitudine, particolarmente ricorrente negli ultimi anni del soggiorno romano del pittore.La scena allude a un passo della Legenda maior di Bonaventura da Bagnoregio in cui si narra di come Francesco, tornato sul monte della Verna nel 1224, e aperto tre volte a caso il Vangelo sempre al racconto della Passione, mediti sul suo destino ultimo di totale conformità al martirio di Cristo che in seguito porterà alle stigmate, qui effettivamente ancora mancanti.
La profonda interiorizzazione della rivelazione, enfatizzata dalla presenza del crocifisso che sembra fermare le pagine del Vangelo imponendosi quale argomento primario di meditazione, rivela nel dipinto cremonese alcuni risvolti autobiografici in rapporto alle vicende personali del pittore. Caravaggio, infatti in seguito all’omicidio di Ranuccio Tomassoni (28 maggio 1606) era soggetto ad un ossessivo desiderio di espiazione.
Ciò risulta ancor più evidente quanto più si vanno confermando le recenti ipotesi in merito alla committenza del dipinto da parte di monsignor Benedetto Ala, cremonese, governatore di Roma dal 1604 al 1610, e in diverse occasioni protettore di Caravaggio, per mezzo del quale forse egli sperava di ottenere la revoca del bando capitale.
A supportare questa tesi è il volto del santo nel quale si possono facilmente riconoscere i tratti del pittore. Diventa quindi sempre più suggestiva l’ipotesi che attraverso questo quadro egli avesse voluto affidare al suo protettore una sorta di confessione del suo stato d’animo e della sua rassegnazione per un futuro che presagiva incerto e con poche speranze.
Nel decoro della cornice sia da riconoscersi lo stemma Ala (un leoncino rampante con ala di profilo), attraverso l’identificazione del primo possessore si possano poi facilmente declinare le successive vicende del dipinto fino al suo arrivo a Cremona e alla sede attuale.