Modena – Lo yoga per alleviare l’insopportabile dolore che provano le donne con endometriosi. Per la prima volta in Italia, un’azienda sanitaria pubblica ha strutturato e dato vita ad un progetto innovativo e multidisciplinare, gratuito, per umanizzare le cure di una malattia complessa come l’endometriosi, che colpisce 3 milioni di donne solo nella penisola, che è ancora difficile diagnosticare e della quale non si conoscono bene le cause.
L’hanno chiamata Endogym, ma è molto di più di una pratica virtuosa che applica cure alternative per la gestione del dolore.
Ad idearla l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena grazie all’azione di “umanizzazione” dell’intera azienda promossa dalla direzione generale ed in particolare dal direttore generale, il Dott. Claudio Vagnini, in collaborazione con il Dott. Carlo Alboni, responsabile dell’ambulatorio Endometriosi e Dolore Pelvico, la Ginecologia e Ostetricia del Policlinico di Modena, la struttura complessa di Medicina Riabilitativa dell’Ospedale civile di Baggiovara, e il contributo dell’A.P.E. Associazione Progetto Endometriosi che unisce pazienti volontarie di tutta Italia impegnate da 18 anni nel creare consapevolezza sulla patologia.
«Gruppi di donne con endometriosi, in totale 60, divise in 4 gruppi da 15, di cui due hanno cominciato ad aprile e le altre inizieranno a settembre – spiega Annalisa Frassineti, presidente dell’A.P.E. – hanno intrapreso un percorso nella palestra dell’Ospedale di Baggiovara, che combina lezioni di yoga specifiche con la fisioterapia per gestire il dolore pelvico cronico, andando al di là delle cure farmacologiche e chirurgiche.
Come associazione di pazienti che vivono sulla propria pelle la malattia e tutte le conseguenze che comporta, abbiamo coinvolto gli istruttori di yoga nostri associati, convinte che un’iniziativa di questo tipo finalizzata ad umanizzare le cure e non a deumanizzarle, possa aiutare concretamente noi donne a migliorare la nostra qualità della vita».
Il progetto, che ha già attirato le attenzioni di altri ospedali pubblici d’Italia, si propone di valutare i diversi benefici dati dalla pratica dello yoga sul dolore pelvico cronico e dolore miofasciale nel contesto del trattamento a scopo antidolorifico del pavimento pelvico.
Nasce dall’evidenza scientifica che il dolore cronico sofferto dalle donne con endometriosi non possa essere trattato solo con terapie ormonali e chirurgiche.
«Dal 2012 a partire da questa evidenza scientifica – sottolinea il Dott. Carlo Alboni – abbiamo lavorato per completare le cure del dolore cronico, che colpisce soprattutto le strutture pelviche, i muscoli che chiudono in basso il bacino femminile, ma anche i legamenti e le anche, con cure complementari, come lo yoga a scopo antidolorifico e il trattamento di riabilitazione del pavimento pelvico applicato a scopo antalgico. Questo metodo, abbiamo verificato, riduce molto il dolore».
Lo yoga ha radici molto antiche e la capacità di distendere il corpo e la mente con l’aiuto della respirazione. Le pazienti coinvolte nel progetto, come accertato dagli specialisti, hanno già manifestato benefici. Le donne con endometriosi, spesso alle prese con dolori lancinanti durante la minzione, la defecazione, i rapporti sessuali, le mestruazioni, a causa della rigidità del perineo profondo, hanno partecipato ad incontri con insegnanti di yoga e fisioterapisti per conoscere sia anatomicamente che fisiologicamente il pavimento pelvico e trovare le soluzioni per alleviare le loro sofferenze.
«Con lo yoga diminuisce il dolore e c’è una migliore gestione dell’ansia e dello stress – precisa Gaetano Zanni, insegnante di yoga e osteopata, tra i protagonisti del progetto Endogym insieme a Giovanna Monduzzi e Maria Molitierno -. Il lavoro svolto dalle pazienti va ad incidere sulla zona pelvica, gli esercizi abbinati alla respirazione risvegliano il pavimento pelvico e la sensazione è quella di avere un corpo che si risveglia, più consapevole e capace di ridurre i sintomi dolorosi».
«Eseguendo gli esercizi riabilitativi – spiega la fisioterapista Sara Bertoletti – le pazienti riescono a capire sia le difficoltà e le capacità di movimento, ma anche le connessioni fasciali, viscerali e ossee dei distretti circostanti al perineo, che influenzano le funzioni e il dolore del pavimento pelvico.
Applicando gli esercizi associati a diversi tipi di respirazione, riescono a migliorare la risposta di elasticità tessutale e la coordinazione del movimento e del respiro, che sono i principali alleati della salute perineale. L’obiettivo è non arrendersi al dolore cronico, ma diventare protagoniste del benessere del perineo e del proprio corpo. Le donne apprendono, inoltre, posizioni che le aiutano a ridurre il dolore, perché nei momenti acuti, più ci si irrigidisce più è alta la percezione dell’infiammazione».
Come sottolineato dalla fisioterapista, le donne che hanno concluso il percorso sono più concentrate sull’ascolto del proprio corpo, alla coordinazione del respiro ed hanno avuto modo di confrontarsi tra loro, condividere le loro sensazioni, un modo per sentirsi meno sole nel gestire una malattia dolente come l’endometriosi.
Hanno fatto propri gli esercizi terapeutici del pavimento pelvico che possono essere utili per alleviare il male che provano nella vita quotidiana, ed hanno trovato le strategie per stare meglio (ad esempio, come sedersi sul water, come stare sedute in ufficio o mantenere la stazione eretta per tempi prolungarti).
Soluzioni preziose per coloro che soffrono di endometriosi, malattia che non viene riconosciuta ufficialmente come invalidante: le donne non hanno neppure permessi speciali per assentarsi dal lavoro. Lo yoga diventa un alleato per non disturbare i ritmi familiari e lavorativi.
Il progetto viene monitorato in modo attento per la verifica dei risultati clinici, che saranno oggetto di studio da parte dei medici ricercatori coinvolti, al fine di garantire che le terapie integrate per la cure delle pazienti rispondano costantemente a criteri di medicina basata sull’evidenza, cardine fondamentale della scienza medica moderna. Un modello che potrà essere replicato da altri ospedali pubblici italiani.