Brescia. Museo di Santa Giulia accoglie Legacy. Materia-Storia-Identità, sino al 2 marzo prossimo la mostra di Gabriele Micalizzi. Attraverso 50 immagini alcune delle quali inedite, propone un viaggio emozionante nell’universo visivo di uno dei più importanti reporter di guerra del nostro tempo.
Tra i fondatori del collettivo Cesura, e autore di scatti di tema umanitario, sociale e artistico, Gabriele Micalizzi e il suo interesse per tecniche fotografiche poco convenzionali, svelando aspetti sperimentali e meno noti del suo lavoro.
La mostra a Santa Giulia è allestita nelle Sale dell’Affresco, così denominate per la presenza di una notevole Ultima Cena tardo quattrocentesca e da qualche anno votate a ospitare operazioni espositive legate all’arte contemporanea. Micalizzi ha curato questo progetto site specific con l’intenzione di riflettere sul ruolo che esercita nella società contemporanea la fotografia, messa apparentemente in crisi dall’avvento degli smartphone, che hanno creato un flusso di immagini talmente incontrollabile da rendere difficile stimare il valore di uno scatto come effettiva e attendibile testimonianza storica; Micalizzi indaga inoltre i molteplici significati da assegnare al medium fotografico, portando alla luce la dicotomia tra la virtualità del digitale e la matericità dell’analogico.
Il percorso espositivo, articolato in tre stanze, si apre con quattro gigantografie che narrano momenti significativi della storia contemporanea dei quali Micalizzi è stato testimone in prima persona: dalle proteste delle Camicie Rosse in Thailandia allo scoppio della guerra civile in Ucraina, fino ai combattimenti per la liberazione del territorio libico e del Nord Africa dalle forze dello Stato Islamico. Accanto a essi, i video dei suoi più rilevanti reportage dai teatri di guerra offrono un’introduzione dinamica e coinvolgente all’opera dell’artista.
Nella seconda stanza, una dozzina di contact sheets – ovvero fotografie ottenute direttamente dal negativo attraverso una stampa a contatto – portano il visitatore dentro al processo decisionale dell’artista, dalla selezione dei negativi alla stampa finale. Alcuni negativi ingranditi e posizionati su lavagne luminose, offrono un ulteriore e suggestivo spaccato del lavoro sulla fotografia analogica. La sezione si completa con una serie di stampe fotografiche ai sali d’argento.
In corrispondenza della porta che conduce dalla seconda alla terza sala è disposto un polittico fotografico di grandi dimensioni composto da quattro pannelli, dedicato all’arte sacra e ai luoghi nei quali è custodita e vissuta; nella terza sala si trovano poi esposte per la prima volta, le immagini della persecuzione dei cristiani da parte dell’ISIS e quelle raccolte in Iraq durante il viaggio pastorale di Papa Francesco.
Accanto a queste, una griglia di sedici fotografie, tra le più iconiche e conosciute di Micalizzi, scattate dal 2009 al 2024 in diverse regioni del mondo e un trittico di stampe analogiche che raccontano avvenimenti particolarmente significativi della storia contemporanea.
In simbiosi con lo spazio che la accoglie, sulla parete di fondo, proprio al di sotto dell’Ultima Cena, è posizionata l’opera più suggestiva dell’intero percorso, ovvero un “affresco fotografico” che rappresenta il culmine della evoluzione artistica di Micalizzi.