Cremona. Tre concerti che, attraverso l’espressività degli archi, regalano emozioni e sorprese: dal 18 febbraio al 1° aprile torna all’Auditorium Giovanni Arvedi L’altra anima del violino.
La quinta edizione della rassegna cade proprio nell’anno in cui il Museo del Violino celebra il decennale della sua fondazione; inevitabile quindi, per il direttore artistico Roberto Codazzi, andare a ripescare nel “baule dei ricordi” dei primi due lustri di attività musicale dell’Auditorium e portare nuovamente alla ribalta due artisti fra i più amati dal pubblico, quali Leonidas Kavakos, acclamata star mondiale del violino, e Anastasiya Petryshak, giovane stella del firmamento violinistico che quando nel 2013 si era esibita all’Auditorium Giovanni Arvedi era “solo” una promessa dell’archetto ancora fresca di studi.
L’altra anima del violino si apre però sabato 18 febbraio alle ore 21 non con un ritorno, ma con la prima assoluta di uno spettacolo di parole e musica che testimonia l’originalità di linguaggi espressivi della rassegna cremonese. Gli archi del Solis String Quartet, il pianoforte di Ramin Bahrami e la voce narrante di Stefano Valanzuolo sono protagonisti de Il Golfo Magico, un progetto ispirato al primo viaggio in Italia intrapreso, fra il 1769 e il 1770, dal giovane Mozart, il quale fece tappa anche a Cremona. Lo spettacolo racconta, in un intreccio di parole e musica, non solo i fatti che segnarono la vorticosa avventura napoletana di Mozart, ma l’immagine di una città in pieno fermento e del suo rapporto complicato, vitale, malinconico, con il compositore, tracciando in maniera leggera e divertita un ritratto d’epoca. Scritta e narrata da Stefano Valanzuolo, la storia si intreccia con musiche di Mozart e pagine di altri autori riferibili alla storia e all’immagine culturale di Napoli.
L’appuntamento di giovedì 9 marzo alle ore 21 segna il ritorno di Leonidas Kavakos che, insieme al suo violino Antonio Stradivari “Willemotte” 1734 e al “suo” pianista Enrico Pace, propone un concerto assolutamente anticonvenzionale nei contenuti, in linea dunque con la filosofia di una rassegna che nasce per far emergere il profilo meno conosciuto degli strumenti ad arco. Il programma, infatti, è monumentale e originale al tempo stesso: si parte con il respiro ancora settecentesco e mozartiano della prima Sonata per violino di Beethoven, per proseguire in un ardito accostamento con la Sonata n. 2 di Bartok, opera scandita da quella vitalità ritmica e vivacità armonica tipiche del compositore. Innovativa la Sonata n. 2 di Ravel, con quel secondo movimento blues che richiama i suoni jazzistici provenienti da oltreoceano, mentre la Sonata di Franck riporta alle grandi melodie tardo romantiche.
Chiude la rassegna, sabato 1° aprile alle ore 21, la meritata consacrazione di Anastasiya Petryshak e di Lorenzo Meo; la brava violinista ucraina, che vanta collaborazioni eccellenti con artisti del calibro di Andrea Bocelli, e il pianista e compositore, impegnato nella divulgazione della musica contemporanea, hanno impaginato un programma di autentiche “chicche”. Si comincia infatti con l’affascinante Sonata n. 3 di Debussy per passare ai virtuosismi di Introduzione e Rondò Capriccioso di Saint-Saëns e concludere infine con John Corigliano, compositore newyorchese di origini italiane che nel 2000 si è aggiudicato l’Oscar per la colonna sonora del film Il violino rosso (girato in parte a Cremona). Di Corigliano, Petryshak e Meo propongono la meno nota ma non meno interessante Sonata per violino e pianoforte, risalente al 1963 e premiata al Festival di Spoleto.