Andrista, Cevo, Valle Camonica, Brescia. Il Badalisc è un essere che non assomiglia a nessuna creatura finora catalogata da uomo: è insieme capra, serpente, lince e gufo, e talvolta i suoi occhi si fanno di brace. Un essere mitologico che si aggira per i boschi della Valsaviore osservando, senza farsi scorgere, le gioie e i dolori degli abitanti di questi luoghi. Ogni anno, ritualmente, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio viene catturato e portato in processione lungo le vie del grazioso borgo di Andrista, frazione di Cevo.
La cattura è aperta anche nel nuovo anno, appuntamento al borgo di Andrista.
Così in alta Valle Camonica si celebra un rito purificatore che accoglie l’anno nuovo: il nonno, la nonna, vecchie befane, pastori barbuti ed una provocante signorina catturano il Badalisc e lo portano al cospetto della popolazione. A questo punto la creatura porge ai suoi sequestratori un carteggio con una composizione satirica, la temutissima “’ntifunada”.
Descriverlo non è semplice perché l’aspetto è frutto di una combinazione di elementi presi in prestito dal mondo animale, molto difficili da distinguere. Nella rappresentazione il Badalisc procede verticalmente, il corpo fatto a sacco ha una statura imponente senza arti, possiede tratti che ricordano la capra ed il serpente, ma vi è anche lo spirito notturno del gufo e del fare ambiguo della lince. Ha una gran bocca che spalanca ritmicamente, corna e occhi rossi che di tanto in tanto si illuminano. L’ingresso del Badalisc in paese è accompagnato dalle maschere simboliche, e dalla provocante “signorina” (che è l’esca per gli appetiti sessuali dell’animale). Una volta catturata, la bestia viene legata per evitare che si scagli contro la folla e portata in sfilata.
Terminata la processione, giunge il momento clou: il temuto discorso: la ’ntifunada! Il Badalisc consegna ad un interprete il foglio che viene letto alla folla rendendo pubblici i segreti, i “peccati” e le mancanze degli abitanti di Andrista commesse durante l’anno, senza però svelare apertamente il peccatore. Il rituale termina con danze e cibo a volontà e la ri-liberazione del Badalisc nella boscaglia.
In passato la festività era contrastata dalla Chiesa poiché riteneva che fosse una creatura di origine pagana. Per le donne infatti, vedere il Badalisc o udirne il discorso, era come violare un sacro tabù, alla S. Messa dell’Epifania, l’indomani della festa, a quante l’avevano infranto veniva negata la possibilità di accostarsi alla Comunione.
La paura viene lasciata alle spalle, e dopo danze e libagioni al Badalisc viene benevolmente concesso di ritornare nei suoi amati boschi. Almeno fino all’anno venturo…