Brescia – Le Giornate FAI di Primavera sono ormai il simbolo di una vocazione collettiva che anima l’Italia: quella per la cura e la valorizzazione del proprio patrimonio culturale. E la Lombardia ne ha tanti di luoghi straordinari da scoprire.
Questa manifestazione, ormai nota e consolidata, capace di coinvolgere ogni anno centinaia di migliaia di cittadini alla scoperta dei loro territori, si deve all’impegno e alla creatività di migliaia di volontari del FAI, affiancati da altrettanti studenti delle scuole italiane – gli Apprendisti Ciceroni – formati per l’occasione, ma si fonda anche sulla partecipazione di centinaia di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati, che in numero sempre maggiore, di anno in anno, vi collaborano, mettendo a disposizione luoghi, risorse e competenze, perché riconoscono in essa un’occasione unica e imperdibile di promozione e di rilancio, e una buona azione per “il Paese più bello del mondo”, che va a beneficio di tutti.
Grazie alle Giornate del FAI luoghi sconosciuti e abbandonati sono tornati all’attenzione del pubblico, e ciò ha cambiato talvolta il loro destino, e luoghi chiusi al pubblico, tradizionalmente non considerati beni culturali, hanno scoperto invece di avere un valore culturale da promuovere e soprattutto condividere. Questa partecipazione larga e trasversale, guidata da un sentimento civile di orgoglio, appartenenza e responsabilità, fa il successo delle Giornate FAI di Primavera.
MILANO
Palazzo Marino
Situato nella zona monumentale ottocentesca post unità d’Italia del centro storico, Palazzo Marino è sede del Comune di Milano dal 1861. Commissionato dal banchiere e commerciante genovese Tommaso Marino per farne la sua residenza, è un capolavoro assoluto della storia dell’arte manierista, costruito fra il 1557 e il 1563 su progetto dell’architetto perugino Galeazzo Alessi, da tempo trasferitosi a Genova e appositamente convocato per l’occasione. Orientato in origine verso Piazza San Fedele, in seguito all’unità d’Italia, divenuto sede comunale, fu concluso con la nuova facciata su Piazza della Scala grazie all’importante lavoro di restauro di Luca Beltrami nel 1886, seguito a un lungo periodo di decadimento dell’edificio. In occasione delle Giornate di Primavera il pubblico potrà attraversare il cortile d’onore originale del Cinquecento, con la raffigurazione a bassorilievo delle Fatiche di Ercole e delle Metamorfosi di Ovidio, per visitare il Salone d’onore con le Muse affrescate dalla scuola dei genovesi Andrea e Ottavio Semino, le Quattro Stagioni a opera di Aurelio Busso e i busti giganti di Marte e Minerva in cocciopesto. L’eccezionalità della visita consiste nell’occasione di ripercorrere un pezzo di storia milanese, quella del primo palazzo cittadino che è anche uno scrigno d’arte e di storia, normalmente chiuso al pubblico. Durante l’itinerario che partirà da Piazza della Scala, si potranno ammirare in sequenza la Sala Marra, la Sala Consiliare, la Sala dell’Orologio in cui sono attualmente esposte le bandiere olimpiche, la Sala della Giunta, con strappi di affreschi di Giambattista Tiepolo, per poi tornare nuovamente in Piazza della Scala.
Sede RAI di Corso Sempione
Ingresso su prenotazione
Situati in Corso Sempione, gli studi RAI di Milano – all’epoca EIAR, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche – sono stati realizzati nel 1939, anno di costruzione dei palazzi milanesi di Gio Ponti, che adornano piazza San Babila fino al Palazzo Ferrania in corso Matteotti. Il progetto della sede è frutto della collaborazione dello Studio Ponti Fornaroli Soncini con l’ingegner Nino Bertolaia, e nell’originaria idea pontiana l’edificio si sarebbe dovuto comporre di tre corpi (uffici, trasmissioni, teatro) separati e riconoscibili, incastonato fra i quali sarebbe spiccato un intervallo luminoso, il corpo trasparente delle comunicazioni verticali. Nella realtà e con il tempo l’edificio è stato molto modificato; restano alcuni particolari architettonici (il portico, i portali su strada) che mantengono un discorso sulle proporzioni. Centro di produzione RAI dal 1952, l’apertura in Giornate FAI permetterà al visitatore di accedere a spazi operativi normalmente chiusi al pubblico – gli studi di registrazione TV3 e TV3 bis, la Sala HD e due Auditorium – e scoprire i meccanismi produttivi che si celano dietro le quinte televisive. Lungo il percorso saranno esposti i costumi del programma Danza con me di Roberto Bolle e i visitatori potranno inoltre compiere un’esperienza immersiva di realtà aumentata dedicata alla Galleria Vittorio Emanuele.
Istituto dei Ciechi
Ingresso su prenotazione
In pieno centro a Milano trova la sua sede Palazzo Barozzi, meglio conosciuto come Istituto dei Ciechi. Si tratta dell’unico istituto italiano di questo genere realizzato non per volontà e sovvenzioni di una famiglia nobile bensì con fondi raccolti dalla cittadinanza, nella tradizione milanese della munificenza civica. La sua storia ha inizio nel 1840, quando il ragioniere Michele Barozzi realizzò un “istituto d’educazione per i poveri ciechi” su impulso del governatore austriaco Von Hartig, che si ispirava a un istituto già esistente a Vienna. L’attuale sede monumentale in via Vivaio risale invece al 1892, quando venne edificata su disegno dell’architetto Giuseppe Pirovano, che progettò l’edificio in stile neoclassico ispirandosi al modello dell’Institut National des Jeunes Aveugles di Parigi. Il “Salone Barozzi”, cuore dell’edificio, che ospita concerti, conferenze e convegni, è stato oggetto di un restauro che ha permesso oggi di poter ammirare gli affreschi realizzati pro bono dagli artisti Ferdinando Brambilla e Celso Stocchetti e di tornare ad ascoltare il suono dell’organo Balbiani Vegezzi Bossi, il più grande realizzato in una sala da concerto. Dal piano terra, un elegante scalone con balaustre in marmo conduce al primo piano, dove lungo i corridoi è possibile visionare ben duecento ritratti gratulatori dei benefattori, eseguiti secondo l’antica consuetudine ottocentesca. Nel corso della sua storia il palazzo ha affrontato numerosi cambiamenti in relazione al modificarsi delle esigenze didattiche e formative della comunità degli allievi, non più presenti dal 1976. Questo edificio dal gusto ottocentesco racconta l’importanza dei metodi educativi per i ciechi, ma soprattutto testimonia la grande generosità e lungimiranza della filantropia ambrosiana, grazie alla quale, la Fondazione oggi è un centro di eccellenza che svolge attività educativo-formative all’avanguardia. Il luogo, normalmente chiuso al pubblico, sarà eccezionalmente visitabile in occasione delle Giornate di Primavera.
Ambrosianeum
La Rotonda dei Pellegrini si trova nell’antica Contrada delle Ore, zona centralissima della città medievale, dietro a Palazzo Reale e all’Arcivescovado. Progettata dal pittore Pellegrino Tibaldi detto “il Pellegrini” nel 1573, su incarico di Carlo Borromeo come sede delle sue scuderie, la struttura che ospita oggi la Fondazione Culturale Ambrosianeum ha preservato a lungo le forme originarie, mantenendo la funzione di stalla fino alla fine Ottocento, e allo scopo di aumentarne al massimo la capienza, i ricoveri furono realizzati con uno schema a pianta centrale e anelli sovrapposti. Nel piano seminterrato e nel primo piano erano collocate le scuderie; all’ultimo, raggiungibile con una stretta scaletta a chiocciola, il fienile, dove si conserva il fieno. L’edificio, progettato con un originale schema a pianta centrale decagonale, presenta spazi distribuiti su tre piani, ognuno caratterizzato da uno spazio circolare coperto da volta centrale e da un ambulacro perimetrale pensato come alloggio per le cavalcature. Solo nell’immediato dopoguerra, persa la funzione originaria, la Rotonda del Pellegrini fu convertita a sede dell’Ambrosianeum. Usi diversi per oltre sessant’anni ne hanno stravolto le forme originali, che furono ripristinate nel secondo dopoguerra da un importante intervento di ristrutturazione firmato da Luigi Caccia Dominioni – sotto la costante supervisione del senatore Enrico Falck – del quale resta in sala Lazzati l’imponente tavolo rosso a ferro di cavallo. I lavori hanno portato alla creazione di nuovi spazi per la lettura, le riunioni e i dibattiti culturali. Le migliorie degli ultimi decenni hanno poi reso l’Ambrosianeum autorevole palcoscenico per manifestazioni culturali e artistiche. Normalmente chiuso al pubblico.
Arcivescovado
Visita riservata agli iscritti FAI nella sola giornata di sabato 25 marzo – Ingresso su prenotazione
Posto alle spalle del Duomo e con l’affaccio su Piazza Fontana, l’Arcivescovado è oggi sede degli uffici amministrativi della Arcidiocesi di Milano, l’unica al mondo con più di mille parrocchie. È sede degli Arcivescovi di Milano dall’epoca di Giovanni I Visconti (1339-1354) e conserva all’interno opere di Sassu, Parma, Messina, oltre a noti seicentisti, quali Morazzone e il Cerano. Del palazzo originario sono rimaste poche tracce, inglobate nelle differenti trasformazioni, la cui maggiore è quella ascrivibile al secondo Settecento, con poche trasformazioni nel secondo dopoguerra, per i danni subiti a seguito dei bombardamenti dell’agosto 1943. Il grande scalone in pietra collega il cortile con la parte della residenza posta nel palazzo dei Canonici della chiesa cattedrale. Dal pianerottolo, infatti, si gode una vista sul prezioso e nascosto cortile dei Canonici, segnato dalle due altissime vere da pozzo, sulla cui sommità sono ancora i ferri delle carrucole per calare i secchi, e dalle statue monumentali di Mosè e Aronne, inizialmente destinate a ornare il Duomo. La Quadreria fu costituita a partire dal secolo XVII e poi arricchita da lasciti e donazioni. In queste sale, nella storia più recente, passò Mussolini – invano il Cardinale Ildefonso Schuster tentò di convincerlo a una resa – e, decenni dopo, un gruppo di anonimi brigatisti consegnò al Cardinal Martini le borse con le armi in segno di resa della lotta armata. In occasione delle Giornate FAI si potranno visitare eccezionalmente il cortile della Curia con le grandi statue in pietra di Ambrogio e Carlo, lo scalone in pietra sopravvissuto ai bombardamenti del 1943, la Sala del trono, antico luogo per le udienze pubbliche degli Arcivescovi, in cui oggi sono collocate quattro importanti statue in Candoglia raffiguranti santi. Dalle sale del primo piano si accederà quindi alla cappella arcivescovile, interamente decorata all’inizio del 900; la Galleria, ala del loggiato del cortile dei Canonici, chiuso dal Cardinale Monti nel secolo XVII, per esporre la propria raccolta di opere d’arte; la grande cappella interna affrescata in stile rinascimentale nel primo Novecento.
Palazzo Edison
Ingresso su prenotazione
Costruito su progetto dell’architetto Enrico Combi tra il 1891 e il 1892 per conto della Società Strade Ferrate del Mediterraneo, nel 1923 il palazzo fu acquistato dalla Società Edison. Di particolare interesse risultano la Sala Azionisti, con la copertura a vetri colorati in stile liberty e la Sala Consiglio denominata anche Sala Fontana, perché al suo interno si trova una fontana in marmo che, oltre ad avere una funzione decorativa, serviva, grazie all’acqua emessa dalle numerose bocchette, ad assorbire il fumo dei sigari e delle sigarette consumati nel corso delle riunioni. Recentemente sono state completate due nuove aree: l’Orangerie destinata a uso uffici e la Caffetteria, una moderna area ristoro dotata di bar e cucina. Il percorso di visita in occasione delle Giornate di Primavera avrà avvio dall’esterno dell’edificio per poi proseguire all’interno alla volta della Sala Azionisti e di Sala Fontana.
Pirelli Headquarters
Visita riservata agli iscritti FAI nella sola giornata di domenica 26 marzo – Ingresso su prenotazione.
Tra patrimonio storico-culturale e architettura contemporanea, l’Headquarters Pirelli si trova nel cuore del quartiere di Milano Bicocca. Negli Anni Ottanta termina per l’azienda il periodo del Grattacielo Pirelli, sorto nello stesso luogo dove nel 1872 era stata fondata la prima fabbrica. La sede istituzionale e amministrativa si sposta definitivamente a nord di Milano. Oggi, all’interno dell’Headquarters, dove ha sede il Centro di Ricerca e Sviluppo dell’azienda, trovano spazio anche la Fondazione Pirelli, con il suo Archivio storico, e la quattrocentesca villa Bicocca degli Arcimboldi.Sin dal Quattrocento, l’area di Bicocca è stata teatro di profonde trasformazioni. Lì dove fino a pochi secoli prima l’omonima villa degli Arcimboldi accoglieva dame e cavalieri, nel 1907 Pirelli apre un nuovo stabilimento. Operai, tecnici e ingegneri animano la nuova fabbrica e, intorno ad essa, anno dopo anno, cresce e si forma la città. Così, quando negli Anni Ottanta, Leopoldo Pirelli sostiene la riqualificazione dell’area, la fabbrica di prodotti lascia definitivamente spazio alla nascita del nuovo Headquarters del Gruppo e ai nuovi edifici dell’Università di Milano-Bicocca. Nel cuore della Bicocca ha sede il quartier generale di Pirelli. Al suo interno, gli edifici nati negli Anni Ottanta dal progetto urbanistico dell’architetto Vittorio Gregotti dialogano con la sede della Fondazione Pirelli, ultimo esempio di architettura industriale degli Anni Trenta che un tempo caratterizzava l’intera area. E ancora, il più recente building Cinturato, centro di formazione per i dipendenti, si affianca alla rinascimentale Bicocca degli Arcimboldi. Una commistione di stili architettonici capace di legare memoria del passato e visione sul futuro. Un carattere che ha distinto l’azienda sin dalla sua fondazione. Arte, design, architettura, storia e industria. Nell’Headquarters di Pirelli tutti questi aspetti trovano espressione. Grazie a un tour guidato, i partecipanti verranno accompagnati in un viaggio nella storia di Pirelli e di Milano. Il percorso prevede la visita della Fondazione Pirelli (con i suoi quattro chilometri di documentazione custodita nell’Archivio storico, la mostra “Pirelli, When History Builds The Future” e l’esposizione temporanea “Progettare la luce: Pirelli e l’architettura dei luoghi di lavoro”), la quattrocentesca Bicocca degli Arcimboldi e l’Headquarters principale con la storica torre di raffreddamento, cuore del vecchio stabilimento e simbolo dei luoghi del lavoro.
Ippodromo Snaitech
Di proprietà di Snaitech Spa, l’Ippodromo Snai San Siro è da oltre un secolo tra i più prestigiosi palcoscenici ippici internazionali. Inaugurato negli anni Venti del ‘900 per sostituire l’antico Trotter situato in Viale Padova, costituisce, con lo Stadio Giuseppe Meazza, uno dei centri più importanti dello sport milanese. Il quartiere di San Siro, da cui l’Ippodromo prende il nome, era, fino al momento dall’annessione a Milano nel 1873, “un piccolo borgo rurale” posto nella periferia occidentale della città. Di questa urbanistica è rimasto ben poco, ma l’Ippodromo rappresenta ancora con i suoi ampi spazi verdi un’oasi di pace. Le piste da corsa sono considerate tra le più selettive al mondo, e grazie ai diversi tracciati è possibile disputare convegni di corse su distanze diverse. Tra Gran Premi e corse di Gruppo, sull’erba delle piste del galoppo hanno corso, lottato e vinto alcuni tra i più grandi purosangue della storia dell’ippica e prestigiosi fantini. Copre un’area di 1.600.000 mq circa e conta oltre 70 giornate di corse ogni anno, per più di 500 corse complessive. Venne inaugurato nel 1920 interamente in stile Liberty su progetto di Paolo Vietti Violi; del 1999 è la scultura di Nina Akamu Cavallo di Leonardo collocata all’ingresso e realizzata sulla base dei disegni di Leonardo da Vinci per il monumento – mai realizzato – per Francesco Sforza. In questa edizione di Giornate FAI sono previste tappe inedite come la Tribuna Liberty, recentemente restaurata e riportata al suo antico splendore, il Tondino, la “Sala Peso” con gli spogliatoi dei fantini, l’area dell’insellaggio nonché l’area veterinaria/antidoping dove i cavalli vengono controllati prima delle gare.
Casa Verdi
Nel 1889 Giuseppe Verdi acquistò una grande area in una zona allora semiperiferica di Milano, vicina al Parco Sempione in via di realizzazione. Qui, da una “archistar” dell’epoca, Camillo Boito, fece costruire una grande casa di riposo per i musicisti “meno fortunati” di lui, riuscito esempio di architettura nazionale in cui si fondono filoni espressivi diversi. Si presenta come un grande palazzo in stile eclettico, con al suo interno la monumentale cripta che accoglie le spoglie di Verdi e della moglie. Il weekend di Giornate FAI permetterà di visitare ambienti preziosi, rimasti intatti come li volle Verdi, e di scoprire, a poco più di un mese dall’apertura, il nuovo spazio espositivo con decine di vecchi grammofoni d’epoca, preziosi quadri e statue realizzati da artisti del calibro di Boldini e Gemito, oltre a cimeli che illustrano la vita e le opere del Maestro, oltre ad alcuni curiosi manoscritti. Se il tempo lo consentirà, ai visitatori saranno proposti piccoli concerti in giardino. Trattandosi di una struttura protetta, che mantiene la destinazione d’uso originaria, la casa è normalmente chiusa al pubblico e si potrà visitare in esclusiva per le Giornate FAI.
Palazzo Clerici
Palazzo Clerici sorge nel cuore della vecchia Milano, in quella che nel Seicento era detta “Contrada del prestino dei Bossi”. Il Palazzo, che si elevava in un tessuto urbano fatto di piccole case, apparteneva a una delle più antiche casate storiche milanesi, la famiglia Visconti dei Consignori di Somma, ed è, con Palazzo Litta, la più importante dimora aristocratica milanese. Dai Visconti, nella seconda metà del Seicento la proprietà è passata ai Clerici che si trasferirono a Milano dal Lago di Como. Le trasformazioni più consistenti del palazzo vennero attuate da Giorgio Antonio Clerici che nel 1741 incaricò Giambattista Tiepolo di decorare la Galleria di rappresentanza. Il Palazzo divenne poi dimora dell’Arciduca Ferdinando d’Austria e della moglie Beatrice d’Este, fino al loro trasferimento a Palazzo Reale. Nel 1813 fu venduto dal governo napoleonico al Regno d’Italia, mentre nel 1862 divenne sede della Corte d’Appello, per passare poi dal 1942 all’ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. L’architettura esterna dell’edificio, di fattura tardo barocca, mostra un fronte con la parte centrale arretrata, tale da formare una piazzetta per l’ingresso delle carrozze. All’interno, vari cortili minori si svolgono attorno al cortile d’onore, con due lati di portico ad arcate su colonne binate di granito rosa e un fronte con eleganti balconi in ferro battuto. Lo scalone d’onore è ornato agli snodi delle balaustre da figurine muliebri vestite all’orientale, unico esempio a Milano. L’apertura di questo palazzo nobiliare durante le Giornate FAI consentirà di apprezzare uno scorcio di vita aristocratica milanese. Il percorso si svolgerà tra le stanze del piano nobile, dalla Sala da Ballo alla Galleria degli Stucchi, dalla Galleria dei Quadri alla Galleria del Tiepolo – lunga 22 metri – e alla Sala degli Specchi con relativa anticamera. Si potranno rivivere i fasti dell’epoca d’oro della nobiltà milanese, grazie alla generosità dell’ISPI, che dal 1940 ha restaurato e preservato Palazzo Clerici per riportarlo all’antico splendore.
MELEGNANO (MI)
Castello Mediceo
Monumento simbolo della città, venne edificato nel suo nucleo originario a metà del 1200, divenendo nei secoli una delle residenze della famiglia Visconti. Passato quindi nelle mani degli Sforza e dei Brivio, con la creazione del marchesato di Melegnano nel 1532 divenne proprietà della famiglia Medici di Nosigia, poi Medici di Marignano, che la mantennero fino alla metà del XIX secolo. Il primo a fregiarsi del titolo marchionale fu Gian Giacomo, detto il Medeghino, che con i fratelli Agosto e Giovanni Angelo (futuro papa Pio IV, nonché zio di Carlo Borromeo) trasformò il castello in residenza signorile. A seguito di un periodo di decadenza e cambi d’uso – carcere, abitazioni, sede municipale, biblioteca civica – nel 1981 fu venduto dai Medici di Marignano all’Amministrazione provinciale. Nell’83 alcune sale nella parte frontale vennero cedute dalla Provincia al Comune di Melegnano che nel 1998 ne avviò il recupero, provvedendo al restauro di 6 sale i cui pregevoli affreschi celebrano le imprese del “Medeghino”. Dal 2001 il castello è aperto al pubblico per visite guidate. Si presenta con un corpo di fabbrica e due torri che sovrastano il cortile d’onore interno. Sono ancora presenti parte del rivellino, il fossato che circondava l’intero maniero e le celle che fungevano da prigioni. La Pro Loco Melegnano, con le sue Guide Storiche Amatoriali, porterà i visitatori di Giornate FAI alla scoperta delle prigioni, della monumentale Scala Cavallara, delle prestigiose sale affrescate che raccontano storie mitologiche e le gesta della famiglia Medici, come la Sala dell’Imperatore e la Sala delle Battaglie, che raffigurano le battaglie combattute dal primo marchese Gian Giacomo Medici intorno al lago di Como. Infine, una breve passeggiata nell’ala lunga, che da tempo versa in condizioni di degrado, permetterà ai visitatori di comprenderne le opportunità di recupero e valorizzazione.
INZAGO (MI)
Comune di Inzago
L’interesse di questo itinerario che si seguirà in occasione delle Giornate FAI prevede diverse tappe: un esteso nucleo di edifici storici, l’Oratorio dei SS Rocco e Ambrogio con un affresco seicentesco con una rara rappresentazione di Ultima Cena secondo il rito ebraico del Seder; l’Alzaia del Naviglio con vista sulle Ville storiche con i loro giardini, e sui luoghi connessi alla vita quotidiana di un tempo, come i lavatoi o i punti di attracco delle numerose imbarcazioni che solcavano il Naviglio e Palazzo Piola. Inoltre, sarà allestita nell’androne una Mostra fotografica che presenterà le immagini dei decori, compresi gli affreschi, prima e dopo il restauro
OSNAGO (LC)
Villa Arese Lucini
Solo per Iscritti FAI
Palazzo Arese Lucini è concepito, come sottolineano gli storici Borghi e Bossaglia, come “palazzo di città” pur ubicato fuori città. Entra, a pieno titolo, nell’inventario delle sontuose dimore secentesche lombarde che si rapportano con naturalezza all’edificato urbano ma ancora timidamente con il paesaggio tema che diventerà protagonista nel Settecento con lo sviluppo delle ville gentilizie. Dell’originale impianto cinquecentesco restano, al piano terra, due sale a volte incrociate che poggiano su capitelli pensili. Intorno ad esse, l’architetto Francesco Maria Richini e il figlio Gian Domenico, su commissione del Marchese Giulio Lucini, idearono un grandioso complesso monumentale barocco che coinvolse sia la dimora padronale che gli edifici rustici. L’impianto architettonico, l’apparato pittorico di Giuseppe Mariani, decorativo, i pavimenti, gli arredi si levano in coro comunicando con un unico grandioso linguaggio. Notevoli la cappella e la biblioteca. Il Settecento arricchisce il palazzo di preziosi ornamenti. L’ottocento vede la trasformazione di parte delle facciate e la nascita del giardino paesaggistico all’inglese a sostituzione dell’impianto all’italiana di epoca barocca.Il bene normalmente non è visitabile perchè dimora privata della famiglia Arese Lucini che ancora la abita. Tra il 1801 e il 1803 la villa ospitò il poeta Ugo Foscolo per volere della contessa Antonietta Fagnani, moglie del conte Marco Arese Lucini. Il poeta, nel 1802, a lei dedicò “Ode all’amica risanata” frutto del loro amore. Gli attuali proprietari Marco ed Elisa Arese Lucini perpetuano l’attenta cura di questo prezioso gioiello d’arte e architettura, scrigno di tesori e segreti di famiglia, testimonianza significativa della cultura italiana.
DALMINE (BG)
Fondazione Dalmine
Apertura solo domenica 26 marzo
Fondazione Dalmine nata nel 1999 per iniziativa di TenarisDalmine, ha l’obiettivo di promuovere la cultura industriale valorizzando la storia di un’impresa radicata nel territorio da oltre un secolo e oggi parte integrante di un’azienda globale. La Fondazione persegue gli obiettivi di: conservare l’archivio dell’impresa e renderlo accessibile e consultabile grazie alle tecnologie digitali; realizzare e promuovere studi e ricerche di storia industriale, del lavoro, economica e sociale; divulgare la storia e la cultura industriale tramite mostre, eventi, visite guidate all’archivio e alla città industriale di Dalmine, seminari, incontri, conferenze, presentazioni. La sede della fondazione si presenta come un piccolo villino, le cui facciate esterne sono ravvivate da cornicioni in pietra serena, come tipico delle costruzioni dei primi anni del ‘900. Con la classicità degli esterni dialoga la modernità degli interni, arredati con pezzi di design contemporaneo e con esposizioni permanenti di materiali fotografici, spesso inediti, che raccontano la storia della fabbrica, dei suoi lavoratori, e della città stessa di Dalmine. La sede della Fondazione si trova inserita nel magnifico parco circostante che rende una sorta di “sacrarium” il luogo ove sono conservati gli archivi e la memoria storica della fabbrica, a disposizione delle generazioni del futuro. La sede della fondazione regala uno scorcio mozzafiato sulla gigantesca torre di raffreddamento, simbolo iconico dello sviluppo industriale.
BRESCIA
Monte di Pietà Nuovo
Il bene si trova nel cuore di Piazza Loggia, sul lato meridionale, ed è stato realizzato nel 1599 su disegno di Pier Maria Bagnadore, attivissimo artista e architetto bresciano, per allargare il Monte Vecchio di Pietà. Per secoli questi ambienti mantennero la funzione originaria e ancora oggi sono proprietà del Comune di Brescia che ha dato in affitto tali locali al CTB Centro Teatrale Bresciano. Palazzo fortemente rappresentativo, autonomo e architettonicamente, è definito da un portale monumentale, una scala elegantemente strutturata, una porta di comunicazione interna messa in rilievo da eleganti cornici marmoree, un ampio salone di rappresentanza affrescato, abbracciato da due salette di rappresentanza di minori dimensioni, anch’esse dipinte con decoro. La facciata è suddivisa in tre registri: un’alta fascia alla base con una fila di arcate e due file di finestre nei registri superiori, la mediana con aperture rettangolari e la superiore con aperture arcuate, il tutto concluso con un alto cornicione ed impreziosito dalle già citate iscrizioni e reperti archeologici di epoca romana. Al centro, un portale ad arco con chiave scolpita e un coronamento a edicola. L’apertura nelle Giornate FAI permetterà di scoprire questo importante bene normalmente chiuso al pubblico.
ESINE (BS)
Casa Bonettini: il palazzo e il brolo
Situato in Valle Camonica, il Comune di Esine si trova all’imbocco della Val Grigna, dove il Torrente Grigna confluisce nel fiume Oglio. Il territorio comprende una parte montuosa poco popolata e un fondovalle densamente abitato. Sua peculiarità è la presenza di corsi d’acqua, fra cui un canale artificiale, il Vaso Re, oggi parzialmente interrato, acqua utilizzata per la produzione di energia idroelettrica o per alimentare opifici e mulini. La prima testimonianza scritta sulla presenza del borgo di Esine è datata 979, mentre la costruzione di Casa Bonettini avvenne, presumibilmente, fra il XVI e il XVII secolo. Si presenta come un edificio a pianta verticale a “I” ed è composto da quattro piani visibili e uno interrato. A ovest è collocato un portico con affaccio su un cortile interno, mentre a est è presente un piccolo parco. Le strutture portanti sono in muratura, fra cui le colonne che sostengono il portico; sono presenti volte a botte nella soffittatura. Situata nel cuore storico di Esine, Casa Bonettini rappresenta una possibilità di visita esclusiva per le Giornate FAI di Primavera 2023, trattandosi di edificio privato, solitamente chiuso al pubblico. Il pubblico avrà l’opportunità di conoscere alcune curiosità sul borgo e le vicende storiche che l’hanno reso protagonista nei secoli, per poi soffermarsi sull’architettura dell’edificio, alla scoperta di curiosità sulla famiglia Bonettini e sulle casate nobiliari che hanno abitato Esine, per visitare infine in esclusiva anche gli interni.
GERA LARIO (CO)
Centro Spaziale del Lario
Visita nella sola giornata di domenica 26 marzo – Ingresso su prenotazione
Il Centro spaziale del Lario si trova nell’estremità nord del Lago di Como. Si estende su una superficie totale di 80.000 mq di cui 5.000 coperti. Costruito negli anni ’70 si colloca all’interno dell’area denominata Pian di Spagna. La collocazione del Centro all’interno di questa zona non è assolutamente casuale ma trova una motivazione ben precisa nella particolare conformazione del territorio che ben si adatta alle varie attività svolte. In occasione delle Giornate FAI sarà possibile visitare un vero e proprio gioiello di tecnologia che si inserisce perfettamente tra le eccellenze italiane, il Centro è il secondo teleporto spaziale italiano dopo quello del Fucino in Abruzzo. Il Centro fornisce servizi altamente specializzati ai maggiori operatori televisivi, nazionali e internazionali 24 ore su 24. Da qui sono gestiti anche servizi di assistenza per collegamenti di infomobilità con copertura europea nonché di navigazione e messaggistica, con copertura mondiale. Il Lario è impegnato come stazione di terra per i satelliti Meteosat di seconda e terza generazione e si prepara ad affrontare sfide tecnologiche sempre maggiori. Durante la visita i partecipanti potranno accedere ai diversi edifici del Centro (Sala operativa, Sala Leop) e visitare l’interno di una delle parabole.
CREMA
Villa Benvenuti già Clavelli
Villa Benvenuti sorge a Ombriano, quartiere suburbano del Comune di Crema. Il complesso è disposto su un asse est-ovest e presenta un corpo nobile centrale (con facciata costituita da due ordini e portico con cinque campate sorrette da doppi pilastri in cotto) e due ali più basse (destinate ai lavoranti e ai servizi), che si chiudono con un muro di cinta e delimitano una grande corte d’onore. Dietro il corpo nobile si estende il parco all’inglese, ricco di essenze arboree e arbustive. L’apertura nelle Giornate FAI prevede un percorso di visita che dalla corte d’onore prosegue nel parco e – per la prima volta in via eccezionale – all’interno di Villa Benvenuti. I visitatori saranno accolti al cancello di via Torre e accompagnati attraverso la corte e lungo il porticato per la visita del cortile a pozzo, della cappella gentilizia e della quadreria Benvenuti. Si proseguirà nell’atrio e nei salotti del piano terra per il racconto delle vicende dei casati Clavelli e Benvenuti e di illustri esponenti della famiglia Benvenuti che hanno abitato la Villa e sono ritratti nelle tele esposte. Di particolare interesse il “Salotto Cinese” con pareti completamente dipinte per raffigurare un immaginario continuo paesaggio con laghetti, monti, boschetti, pagode, gazebo, ponticelli, fiori e uccelli esotici, un loggiato con finti baldacchini e copertura a tendaggio rosso e blu. Il percorso si concluderà tra gli imponenti alberi del parco delimitato dalla roggia Alchina.
MARTIGNANA PO (CR)
Villa La Bastia Fadigati
Apertura con ingresso su prenotazione
Villa La Bastia-Fadigati appartine dalla fine del XVIII secolo alla nobile famiglia Fadigati che ancora oggi se ne prende cura. La continuità nell’uso e nella proprietà ha garantito la conservazione degli arredi interni, un raro esempio nell’intero territorio casalasco. La villa si inserisce nel solco di una tradizione architettonica cremonese, quella delle ville fortificate rinascimentali (nei pressi si ricordano Villa Medici del Vascello, Spineda, Casteldidone), da cui deriva anche l’appellativo: essa si compone della residenza quadrangolare con quattro corpi angolari turriti, e due ali laterali (corpi rustici, lunghi e bassi), che si protrudono verso l’antico viale di ingresso. Forse edificata dalla famiglia Lodi la villa pervenne ai Fadigati nel 1793. L’apertura nelle Giornate FAI prevede un percorso in alcuni ambienti interni alla villa, tuttora di proprietà della famiglia Fadigati, che vi conserva pregevoli arredi d’epoca. Pregevoli solai dipinti, finiture e decorazioni settecentesche ingentiliscono l’ampio salone di rappresentanza, le sale e la cappella privata. Segue una visita agli esterni, recentemente restaurati con un pregevole approccio conservativo, ed al giardino, con le sue piante secolari.
CALOZIOCORTE (LC)
Giardino Botanico di Villa De Ponti
A pochi passi dalla stazione ferroviaria di Calolziocorte, il Giardino Botanico di Villa De Ponti, di proprietà della Comunità Montana, offre la possibilità di una sosta rilassante fra oltre 500 specie arboree e arbustive differenti, autoctone ed esotiche, spontanee e coltivate: un’occasione per scoprire curiosità e aspetti più o meno noti sul Regno delle Piante. Senza dimenticare l’area dedicata alle piante officinali, aromatiche e da frutta, mentre un’aiuola ospita specie mediterranee come il lentisco e la ginestra. Una storia, quella del Giardino Botanico, che ripercorre le vicende di Villa De Ponti, attualmente di proprietà della Comunità Montana Lario Orientale Valle San Martino. Di gusto eclettico con qualche richiamo al Liberty, la villa e il relativo parco risalgono infatti alla prima metà del ‘900, quando sono realizzati su commissione della famiglia De Ponti, origini milanesi e interessi nel ramo chimico, presente a Calolziocorte perché legata alla vicina fabbrica dei Sali di Bario, esempio di archeologia industriale ancora ben visibile. Un tempo periferica rispetto all’abitato, la villa è oggi un polmone verde fra case, industrie e parcheggi, capace di indurre emozioni positive attraverso il contatto diretto con la natura, l’osservazione, l’ascolto, l’esplorazione, la sensorialità e, per i più piccoli, anche il gioco.
LODI
Convento dei Domenicani – sede della Provincia
Il convento dei Domenicani, in cui oggi ha sede la Provincia di Lodi, è inserito nel centro storico della città. Venne edificato nella seconda metà del XIII secolo, è dedicato a San Domenico, fondatore dell’ordine. La costruzione del complesso conventuale si protrae nei secoli. Pur subendo trasformazioni ed ampliamenti, la struttura segue uno schema preciso che riflette le regole di vita dei Domenicani, attraverso un insieme unitario anche se articolato in momenti diversi. Il convento domenicano venne costruito a partire dal 1254 e, solo nel 1271, si avviò la costruzione della chiesa, arricchita da numerose cappelle, delle quali oggi rimane solo quella del SS. Rosario progetta dall’architetto Pellegrino Tibaldi. Il declino del complesso ha ufficialmente inizio il 23 giugno 1798 con la soppressione della chiesa e del convento. Un concorso d’appalto del 1807 sancisce la trasformazione dell’ex-chiesa in cavallerizza. La Provincia di Lodi non è un bene solitamente aperto al pubblico poiché sede dell’ente. Il percorso, ricco e articolato, permetto di ammirare la quadreria, solitamente chiusa, e l’affascinante Sala delle colonne, una insolita costruzione ipogea.
MANTOVA
Chiesa di San Luigi Gonzaga
La Chiesa di San Luigi venne commissionata nei primi anni Sessanta dall’ordine dei Cappuccini di Trento insediati nell’immediato secondo dopoguerra nel quartiere periferico di Te Brunetti, noto come “il Tigrai”, e composto, oltre che da condomini e villette costruiti negli anni Cinquanta, anche da modestissime casette realizzate durante il fascismo per ospitare i senzatetto. Inaugurata il 10 maggio 1964, la sua costruzione si inserisce in un più ampio progetto di edificazioni e di risistemazione di luoghi di culto che interessava i quartieri periferici della città. L’edificio è opera dall’architetto trentino Efrem Ferrari, che utilizzò elementi come il mattone, il cemento armato e il vetro, in continuità con gli stilemi dell’architettura razionalista. La lunga pensilina esterna, l’asimmetrica facciata a capanna e la grande e unica aula interna, che si rifanno ai concetti di accoglienza e inclusione in discussione in seno al Concilio Vaticano II, si coniugano con i caratteri di semplificazione dell’architettura sacra medievale, specie di quella francescana. In esclusiva per gli iscritti FAI, lo storico dell’arte Giovanni Rodella accompagnerà, con una visita su prenotazione, alla scoperta della storia di questa chiesa, delle sue suggestive vetrate istoriate, realizzate dal pittore e scenografo Giorgio Scalco, artista di spessore e fama internazionale, e dell’abside, che accoglie un enorme Crocifisso in legno, opera dello scultore della val Gardena Mario Coraiola.
CANNETO SULL’OGLIO (MN)
Teatro Comunale Mauro Pagano
Il Teatro Comunale “Mauro Pagano” si trova a Canneto sull’Oglio, nel cuore della pianura padana, sul limitare delle provincie di Mantova, Brescia e Cremona. Nel 1825 si costituisce la Società per il Teatro e l’anno seguente viene affidato l’incarico della progettazione all’architetto Giovanni Battista Vergani, attivo nel mantovano con numerosi altri edifici (Teatri, Chiese e dimore private) tra i quali il Seminario vescovile di Mantova. La realizzazione dell’opera si inserisce in un contesto di rinnovamento degli edifici pubblici che ha interessato Canneto nella prima metà dell’Ottocento. Nel tempo è stato oggetto di restauri, il più recente concluso nel 2000. Dal 1990 è intitolato al celebre scenografo e costumista cannetese Mauro Pagano. La facciata di gusto neoclassico è in stile dorico; quattro mezze colonne incorniciano i tre portoni d’ingresso. All’interno, riccamente decorato con dipinti e stucchi opera di artisti e artigiani mantovani, si sviluppano tre ordini di palchi e la platea a ferro di cavallo. I palchi, costruiti in legno con inserti di tela, vennero decorati da Carlo Bustaffa, pittore mantovano già impegnato nel Teatro Sociale di Mantova come l’architetto Vergani che oltre alla progettazione, ha curato minuziosamente l’esecuzione delle singole parti. Nel dicembre 1827 il Teatro viene inaugurato con la rappresentazione di due opere in musica. Nel Ridotto del Teatro è conservato, grazie alla donazione da parte dei genitori, l’Archivio Mauro Pagano che custodisce 1150 straordinari bozzetti dell’artista di origine cannetese. Pagano celebre costumista e scenografo ha lavorato per importanti nomi del teatro e della musica internazionale, come Luca Ronconi, Ezio Frigerio, Giorgio Strehler e Riccardo Muti. Durante le GFP si avrà la possibilità di visitare il teatro da un punto di vista insolito calcando le scene da protagonisti. Si potrà altresì accedere all’Archivio Mauro Pagano e conoscere così la sua figura ammirando i meravigliosi bozzetti degli abiti e delle scenografie allestite per 36 lavori teatrali rappresentati nei più grandi teatri d’Europa.
MONZA (MB)
Autodromo Nazionale Monza – dietro le quinte del Circus
Ingresso su prenotazione
L’Autodromo Nazionale di Monza è un circuito automobilistico internazionale situato nel parco della Reggia di Monza. Realizzato nel 1922 in risposta alle esigenze dell’industria automobilistica italiana nonché espressione di un’epoca dominata dal concetto futurista di velocità, fu costruito e reso agibile in soli 110 giorni. È il terzo autodromo permanente più antico al mondo, nonché la sede storica del Gran Premio di Formula 1, qui disputatosi 87 volte sulle 92 totali. Il suo progetto si deve all’architetto Alfredo Rosselli e per la sua realizzazione e manutenzione venne fondata dall’ACI di Milano la SIAS – Società Incremento Automobilismo e Sport. Il tracciato attualmente utilizzato, la cui lunghezza è pari a 5.793 metri, è solo una parte dell’intero complesso, quella chiamata “circuito stradale”. A essa si affianca l’anello di alta velocità, utilizzato ormai esclusivamente nelle competizioni di rally, composto da due curve sopraelevate in cemento armato e con una pendenza massima dell’80% raccordate da due rettilinei per una lunghezza complessiva di 4.250 metri. Durante le Giornate FAI i visitatori avranno l’eccezionale opportunità di conoscere la storia centenaria dell’impianto e le differenti modifiche del suo tracciato nonché di visitare luoghi normalmente inaccessibili; verrà svelato il motivo per cui è conosciuto come “il tempio della velocità” e si potranno osservare i risultati di ricerche e sperimentazioni tecnologiche compiute al suo interno, quali il guardrail, il transponder che ha originato il telepass e l’asfalto drenante. Partendo dalla statua dedicata a Fangio, i visitatori saranno condotti all’interno dell’edificio riservato agli addetti ai lavori con la sala stampa, la galleria delle fotografie storiche, la sala briefing, la scala dei campioni – utilizzata dai piloti per raggiungere il podio – e la control room. Si potrà ammirare anche la Safety Car, l’auto “di sicurezza” presente in pista in caso di incidenti o pericoli, utilizzata anche per le partenze lanciate. La visita si concluderà all’interno di uno dei box.
CORSICO (MI)
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai – Centro culturale Ikeda
Noto come il più grande centro buddista d’Europa, con l’auditorium che conta 1000 posti a sedere, il Centro Ikeda è il risultato del progetto di restauro conservativo della Cascina della Guardia di Sopra, uno dei più antichi e importanti esempi storici delle costruzioni di impronta rurale a Sud Ovest di Milano. L’antica cascina del Cinquecento, alla fine del XVIII secolo divenne una grande azienda di 4 ettari, passata di proprietà dagli Sforza, ai Visconti ai Padri di San Simpliciano, fino al Comune di Corsico, che la acquisì nel 1975. La cascina rinascimentale è stata oggetto nel 2014, insieme all’area in cui si inserisce, di un importante progetto di restauro a cura dello studio Peia Associati, realizzato in collaborazione con la Soprintendenza di Milano secondo rigorosi criteri di restauro filologico che permettono di apprezzare le diverse stratificazioni storiche dell’edificio e le ricostruzioni dei corpi mancanti. La sala dell’auditorium, nuova costruzione rivestita di metallo dorato all’esterno e legno all’interno, funziona come un teatro, il cui boccascena si apre ulteriormente sulla parte sacra che contiene il Gohonzon, l’oggetto di culto, che può essere separata dal palco più “laico” con un sistema di grandi paratie scorrevoli. Lo specchio d’acqua solcato da passerelle che circonda il tempio e i vari padiglioni evoca il rapporto col naviglio e l’importanza dell’acqua di falda e di superficie come risorsa di vita. In primavera si colora del bianco e del rosa dei fiori di loto.
VOGHERA (PV)
Istituto Gallini
L’Istituto Tecnico Agrario Gallini risale al 1894 e si trova ai margini del centro storico della città di Voghera, cuore dell’Oltrepò Pavese. L’edificio storico con le sue serre, i campi e la vigna sono un vero e proprio polmone verde all’interno del tessuto urbano. Nel tempo sono stati aggiunti all’edificio centrale altri corpi di fabbrica, ma la struttura ha sempre mantenuto la sua originaria destinazione d’uso. Generazioni di vogheresi hanno studiato in questo edificio per poi applicare le tecniche apprese al lavoro agricolo, sempre più in evoluzione. L’edificio è una struttura in laterizio a ferro di cavallo con una torretta al centro della facciata. Il percorso nelle giornate FAI prevede un itinerario alla scoperta di Carlo Gallini, uomo di cultura, imprenditore agricolo, politico e filantropo vogherese. Il suo nome è strettamente legato all’Istituto Tecnico, da lui fortemente voluto per promuovere l’istruzione agraria a Voghera e nel contado, e al palazzo da lui abitato nella centralissima via Emilia. Attraverso la visita guidata sarà possibile ammirare l’architettura neogotica dell’edificio, il suo parco, le ex stalle e le serre. Sarà un viaggio attraverso la tradizione agraria del nostro Oltrepò, ma anche una scoperta di moderne tecniche che preparano l’agricoltura del futuro.
PAVIA
Teatro Fraschini
Teatro di Tradizione annoverato tra i più belli d’Italia, il Fraschini venne edificato nel 1771 per volere di quattro esponenti delle famiglie pavesi aristocratiche – perciò denominato “dei quattro cavalieri” – in concorrenza con quello gestito, in maniera discontinua, da Signorolo Homodei in prossimità di San Michele. Il progetto fu affidato ad Antonio Galli da Bibiena, rappresentante di un’antica e prestigiosa famiglia di scenografi e architetti, che realizzò un teatro all’italiana, con tre ordini di palchi (capitelli dorico, ionico composito e attico) e due ordini superiori (quart’ordine a tribuna e quinto a loggione). La pianta della sala è a campana con cassa armonica, soluzione ottimale per l’acustica, ricavata da una galleria non praticabile sotto la platea. Acquistato nel novembre del 1869 dal Municipio, venne intitolato al celebre tenore verdiano di Pavia Gaetano Fraschini, ancora vivente all’epoca della dedica. La decorazione del soffitto, opera di Vespasiano Bignami, esponente della Scapigliatura, risale al 1909. Nonostante gli adeguamenti tecnici novecenteschi il teatro conserva la sua accogliente atmosfera. L’apertura nelle Giornate FAI contempla la visita ai palchetti restaurati, alla platea e al palco.
CASTELLANZA (VA)
LIUC – Ex cotonificio Cantoni e Villa Jucker
Il cotonificio Cantoni, oggi sede di LIUC – Università Cattaneo, è uno dei due grandi opifici costruiti da Costanzo Cantoni lungo le rive del fiume Olona. Il Cotonificio Cantoni rappresenta un esempio emblematico di grande fabbrica tessile dell’Ottocento. La trasformazione in centro universitario, avvenuta nel 1991 grazie a un progetto di riconversione dell’arch. Aldo Rossi ha permesso di conservare e adibire a nuova funzione gli spazi dello stabilimento e alcuni edifici come la Villa Jucker. Tra il 1989 e il 1991, l’Unione degli Industriali permise la destinazione a sede universitaria. Il percorso permetterà ai visitatori di accedere ad alcuni spazi dell’Università, offrendo un originale connubio di aspetti della storia e della realtà attuale del sito Cantoni-LIUC. I visitatori esploreranno le strutture della fabbrica sorta accanto all’Olona e si siederanno nelle aule dell’Università, per assistere alla proiezione di documentari industriali d’epoca. La visita agli ambienti esterni della Villa, del parco e dell’intervento di A. Rossi nella Zona Monte sarà completata dall’apertura straordinaria della Biblioteca Mario Rostoni LIUC, che presenterà una mostra bibliografica e l’esposizione di oggetti e documenti relativi alla storia della Cantoni e del progetto Aldo Rossi. Infine, si potrà ammirare all’interno della Villa Jucker una mostra di mobili realizzati da Molteni Group su progetto di A. Rossi e verrà proiettato il documentario Aldo Rossi Design (2022), realizzato da Molteni e fondazione Aldo Rossi per approfondire l’opera del grande progettista milanese.
CIVO (SO)
Costiera dei Céch
Tra le aperture delle Giornate di Primavera 2023 compaiono anche alcune località della Costiera dei Céch. Con questo termine si intende il versante montano a nord di Morbegno che si estende dalla Val Masino fino quasi al Lago di Como, all’imbocco della Valchiavenna, la cui ottima esposizione a sud ne determina il clima mite anche in inverno. La fascia tra il fondovalle e i 600 metri di quota è utilizzata per la coltivazione dei mirtilli e la raccolta del fieno. Alcuni studiosi di storia locale fanno risalire il termine Céch al fatto che la Costiera fu uno dei luoghi dove il paganesimo resistette più a lungo, motivo per cui si ritenevano le popolazioni locali “cieche” al Cristianesimo. I piccoli borghi presenti su questo territorio conservano un importante patrimonio artistico riconducibile soprattutto alle chiese e ai loro dipinti. Uno solo è un bene laico di grande interesse: il Palazzo del Podestà di Caspano, esempio cinquecentesco di arte rinascimentale. Molte sono le testimonianze di un glorioso passato, siti ricchi di storia, palazzi che raccontano di antiche e potenti famiglie, ma anche costruzioni rurali come le cantine. La caratteristica dei vigneti è il terrazzamento. I Delegati FAI di Sondrio racconteranno le località di Caspano, Roncaglia e Civo situate sulla Costiera dei Céch, luogo in cui il clero, soprattutto grazie alla famiglia Parravicini, ha affiancato all’azione pastorale un’intensa e lungimirante opera di rinnovamento, ampliamento e raffinata decorazione delle strutture edilizie sacre, in accordo con i laici più influenti, per lo più appartenenti allo stesso ceppo familiare.
COMERIO (VA)
Parco di Villa Tatti Tallachini
Il Parco di Villa Tatti-Tallacchini si trova a Comerio, incorniciato dalle alture del Campo dei Fiori e direttamente affacciato sul lago di Varese e sul Monte Rosa. La sua particolare conformazione offre un affaccio senza paragoni sul panorama circostante e costituisce un perfetto esempio di giardino all’italiana, dove si incontrano scalinate, fontane e giochi d’acqua, grotte, ninfei e un piccolo padiglione per concerti. A inizio ‘700 la famiglia Tatti costruì una villa con ampio parco all’italiana, digradante lungo il versante collinare con terrazze panoramiche e giochi d’acqua. Nel 1857 la proprietà venne ceduta ai Tallacchini che aggiunsero dei corpi di fabbrica e arricchirono il parco con uno stupefacente padiglione barocco per concerti da camera e coffee house. Nel 1984 la proprietà venne frazionata e in anni recenti il parco venne rilevato dal Comune che lo aprì al pubblico dopo una campagna di restauro. Il parco, tipico giardino all’italiana, si sviluppa lungo un declivio dettato dalla conformazione della collina su cui sorge l’omonima Villa. Caratterizzato dall’elevata panoramicità verso il Lago di Varese e il gruppo dei Monte Rosa è abbellito da giochi d’acqua, statue, scalinate e terrazze. Nella parte aperta al pubblico troviamo un ninfeo con la fontana della Venere, e il meraviglioso padiglione barocco per concerti ancora oggi utilizzato. Ai piedi del Parco del Campo di Fiori, immersi nel paesaggio prealpino dove il Monte Rosa si specchia nel lago di Varese, passeggeremo lungo i camminamenti del parco di Villa Tatti Tallacchini, per scoprirne gli angoli nascosti e le bellezze riportate in vita dopo un lungo restauro: il Ninfeo, la Coffee House, le scalinate e le fontane con i loro piacevoli giochi d’acqua. Camminando nel bellissimo parco, vi racconteremo la storia della Villa e il suo legame con Comerio. Accompagnati poi dai professionisti dell’Ordine degli Agronomi di Varese scopriremo insieme le essenze arboree che punteggiano questa scenografica area verde e le loro caratteristiche.
ARCORE (MB)
I Giardini di Villa Ravizza
I Giardini di Villa Ravizza sorgono nel centro di Arcore, a breve distanza dalle più antiche dimore storiche della cittadina: Villa Borromeo d’Adda, Villa Cazzola e Villa San Martino. Il giardino in stile barocchetto, ricco di fontane e statue, fu fatto costruire, attorno al 1920, dall’avvocato Mansueto Ravizza, che coinvolse l’architetto milanese Alberico Barbiano di Belgiojoso, padre del più celebre Ludovico, richiamando modelli di epoca settecentesca già presenti nella villa Sommi-Picenardi di Olgiate Molgora. Villa e giardino furono collegati con un ponte unito al balcone del primo piano, che permetteva di scavalcare la strada, trasformandosi in un porticato aperto, per sfociare nella scenografica scalinata a tenaglia, elemento chiave del giardino, che in tre rampe successive conduce alla sommità della ripida collinetta. Sulla cima pianeggiante, una galleria di carpini e una distribuzione arborea congiungono senza soluzione di continuità questo parco con gli adiacenti di Villa Borromeo e di Villa Cazzola. Nella proprietà si trova anche una cappella che il padre di Mansueto Ravizza, Valentino, acquistò dai confinanti d’Adda nel 1880, con un pregevole affresco della scuola del Nuvolone. Interessante, inoltre, l’utilizzo di cemento e porfido, combinazione di materiali che il revival barocchetto a cavallo tra i due secoli sperimentava. Il luogo, solitamente chiuso al pubblico in quanto di proprietà privata, sarà visitabile eccezionalmente in occasione delle Giornate FAI.
E inoltre:
Tantissimi altri beni sono previsti in Lombardia per questa edizione, alcuni davvero particolari come Casa Severino (BS), Casa Catellani (BG), il Palazzo delle Poste (CR) o la Fabbrica d’Organi “Inzoli Cav. Pacifico” di Bonizzi F. LL” a Crema e le vetrate di Aligi Sassu della Sala Consiliare del comune di Giussano (MB). Non mancheranno anche Musei e Musei d’impresa come il Museo Onda Rossa (MI), il Museo Civico Archeologico (VA), il Museo del Giocattolo Furga (MN), la collezione della Fabbrica Poggi (PV) e la Collezione Moyersoen (MI). Inoltre, saranno aperte alcune sedi di aziende come Kong (LC) e Trafilix s.p.a. Industries del Gruppo Lucefin, dove sono previste delle installazioni artistiche a tema lavorazione dell’acciaio. Si terranno visite anche nei luoghi di culto come l’Ex Monastero di Santa Chiara (BG), l’Ossario di Cepina (SO), il Mausoleo Cerini (VA) e il Mausoleo Briolini (BG). Ville, Castelli e Palazzi apriranno le loro porte in tutta la regione come Villa Gina (MB), Villa Galimberti (LC), Palazzo Gallini (PV), Villa Martinengo e Palazzo Onofri di Banca d’Italia (BS), il Castello di Carmagnola di Clusane (BS), Villa Ida Lampugnani Gajo (MI), Villa Cramer e Villa il Soldo (CO) e Palazzetto Arrivabene (MN). Inoltre, ci saranno approfondimenti su tematiche naturalistiche grazie alle aperture di borghi, parchi e giardini come i Giardini di Villa Mazzola Panciera (BS), il Borgo di Bonzanigo (CO), il Parco Bonaldi (CR), la Serra Tropicale (VA).