mercoledì 8 Gennaio 2025

In nome del popolo inquinato

In Italia sei milioni di persone vivono in aree inquinate da bonificare (dato Istituto Superiore di Sanità ). Tra queste c’è anche la città di Brescia: sito ex Caffaro.

Per questa situazione emergenziale a più di una persona su dieci viene negato il diritto alla salute, a un ambiente salubre e allo sviluppo sostenibile dei territori. Nelle aree industriali non risanate aumentano anche i casi di tumori e morti. Dati che vanno di pari passo con quelli delle mancate bonifiche in Italia ferme al palo. Ad oggi sono 42 i siti di interesse nazionale (SIN) in attesa di bonifica. Per una superficie di circa 170.000 ettari a terra e 78.000 ettari a mare. Ben 36.814 i Siti di Interesse Regionale (SIR), per un totale di 43.398 ettari perimetrati. In molti casi aree produttive dove le mancate bonifiche vanno di pari passo con un processo di de-industrializzazione che produce solo degrado ambientale e sociale. (si legge nell’appello di Azione Cattolica).

Per riaccendere i riflettori su questi temi, Azione Cattolica, Acli, Agesci, Arci, Legambiente e Libera, fanno squadra e lanciano insieme la campagna nazionale itinerante “Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato”. Un azione partita il 27 novembre scorso e che prosegue sino al 3 aprile, dal nord al sud della Penisola. Per le prime sei tappe, in alcuni luoghi simbolo dell’ingiustizia ambientale e sociale: dal Piemonte, il 27 novembre, a Casale Monferrato, una delle aree in cui insistevano gli stabilimenti ex Eternit dove ancora oggi l’amianto continua a fare vittime, al SIN di Taranto (15 gennaio); dal SIN di Porto Marghera (VE), la più importante area petrolchimica d’Italia (22 gennaio) a quello di Priolo, Augusta, Melilli e Siracusa (12 febbraio); dal sito ex Caffaro di Brescia (12 marzo),dove è stata riscontrata una contaminazione diffusa da metalli pesanti e policlorobifenili (PCB), al SIN Napoli Orientale (3 aprile).

Obiettivo di Ecogiustizia subito portare in primo piano le storie, le ferite ambientali e le conseguenze sulla salute dei cittadini. Chiedendo impegni concreti e tempi certi per le bonifiche mai realizzate. Insieme a un piano di rigenerazione produttiva, con la partecipazione delle comunità locali, nell’ottica della transizione ecologica, per creare nuovi posti di lavoro dell’economia verde. Nel nostro Paese deve essere finalmente applicato il principio “Chi inquina paga”. Secondo cui chi ne è responsabile è tenuto a sostenere i costi dell’inquinamento causato. Compresi quelli delle misure adottate per prevenire, ridurre e porre rimedio al degrado ambientale. Un principio, fissato da direttive comunitarie e normative nazionali, che sulla carta è ben chiaro ma che ad oggi in Italia si fatica a far rispettare.

Con questa campagna, le associazioni promuoveranno in ogni tappa la costituzione di forum di progettazione partecipata per il futuro delle aree, coinvolgendo in primis le comunità locali.

Note sull'autore

Valerio Gardoni
Valerio Gardoni
Giornalista, fotoreporter, inviato, nato a Orzinuovi, Brescia, oggi vive in un cascinale in riva al fiume Oglio. Guida fluviale, istruttore e formatore di canoa, alpinista, viaggia a piedi, in bicicletta, in canoa o kayak. Ha partecipato a molte spedizioni internazionali discendendo fiumi nei cinque continenti. La fotografia è il “suo” mezzo per cogliere la misteriosa essenza della vita. Collabora con Operazione Mato Grosso, Mountain Wilderness, Emergency, AAZ Zanskar.

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