Da un tempo indefinito le genti dell’alta Val Trompia hanno cavato il ferro dal monte. Si racconta che succedeva ancor prima dell’arrivo delle legioni di Roma. Valligiani che erano per metà contadini e metà minatori. Civiltà montanara di campi appesi e di sudore, civiltà mineraria di cunicoli bui nel cuore del monte e ancora sudore. Due operosità che hanno stretto un patto lassù, in Val Trompia, dentro e fuori dalle miniere, per quegli uomini che hanno scritto con un lavoro sfibrante la storia della Via del Ferro.
Dal fieno sui pendii al buio della galleria, dalla stalla alla miniera, fucine di sudore e fatiche inenarrabili di miserie che accorciavano la vita grama sino alla prima metà del secolo scorso.
Il ferro ha poi avuto bisogno del fuoco, passando dal forno fusorio, per poi essere forgiato dai magli o cesellato nelle più raffinate mani degli armaioli. Artigiani che hanno dialogato con il ferro e con il fuoco, consapevoli custodi dei segreti delle creazioni. Ferro, ingegno e arte che hanno attirato in valle un genio per eccellenza: Leonardo da Vinci.
L’ultimo minatore della valle è uscito nel 1984 dalla miniera Sant’Aloisio di Collio, impolverato da quel che rimaneva del “medolo”, il filone di siderite, minerale del ferro, l’oro arrugginito della Val Trompia. Era l’ultima delle miniere della valle rimasta ancora attiva fino a quella data.
Il declino sembrava segnare inesorabilmente un’attività millenaria iniziata probabilmente con il ferro fuso nel gladio dei legionari di Roma. Mai del tutto stabilmente industrializzata, ha segnato il destino artigiano e produttivo della valle bresciana, ne ha fuso le tradizioni e forgiato il carattere ferroso. Le altre miniere sparse a gruviera nell’alta valle erano chiuse da tempo, in un’alternanza di “medoli” esauriti e nuove gallerie grattate nelle viscere dei monti, dove sono racchiuse le vicende delle genti valtrumpline.
Ricorda Cesare Piardi, uno degli ultimi minatori della Sant’Aloisio con i polmoni miracolosamente graziati dalla silicosi: “ Oggi parlare di miniera e di minatori è sinonimo di lavoro duro, usurante, ma ai miei tempi per essere assunto dovevi essere raccomandato dal sindaco o dal parroco. Duro e usurante lo era anche allora, ma ricordo che mia madre, quando da ragazzo andai in miniera, smise di piangere perché non sapeva cosa mettere nel piatto a mezzogiorno a noi figlioli”.
A rammentare la vita nelle miniere, ad oggi, sono rimasti pochissimi ex minatori che ti accompagnano a visitare le gallerie e quel che rimane delle grandi miniere, archeologia industriale salvata dal declino e divenuta parco minerario ad uso turistico. Se vuoi conoscere veramente la storia dei minatori non devi andare alle miniere, ma al cimitero: regno della silicosi. Perché se sino all’inizio del secolo scorso era la fatica a piegare la schiena e la vita di chi cavava il ferro in miniera, con l’avvento dei martelli pneumatici si è sollevata la fatica e insieme si è sollevata la polvere, più leggera del ferro, che ha cementato i loro polmoni.
Il sipario non si è chiuso, l’ultimo atto della mineraria opera dell’economia del ferro è confluito nella Via del Ferro. Una proposta museale nata per valorizzare e potenziare l’intera offerta turistica della zona, che vuol essere un viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso l’evoluzione delle attività minerarie e siderurgiche, e le testimonianze che il passato ha lasciato nel territorio. Una intelligente riqualificazione a scopo turistico e culturale ha dato una nuova vita al complesso minerario Sant’Aloisio, divenendo un museo attivo, con nuove proposte didattiche, in cui i visitatori divengono i protagonisti.
“Miniera avventura” è una combinazione tra adrenalina e modo alternativo per visitare il complesso minerario attraverso un percorso funambolesco con passaggi aerei spettacolari, attrezzati con corde tese, ponti tibetani, passerelle e voli acrobatici sospesi su carrucole.
Il circuito, che si compie in completa sicurezza accompagnati da guide esperte, si snoda all’interno del complesso minerario dove si separava un tempo il minerale. Una avventura mozzafiato che permette di vivere intense emozioni ma nello stesso tempo ammirare un mondo immobilizzato, conservato intatto dal 1984, con tutto il suo carico di storia e di cultura della val Trompia, la “ferrosa” valle bresciana. Il brivido dell’avventura del percorso, prima miniera avventura d’Europa, è unico nel suo genere e si distingue dai tanti nati negli ultimi tempi tra le fronde di boschi. Qui avventura e cultura si uniscono in un’emozione indimenticabile.
L’altra attrazione è il “trekking in miniera”, successivo alla messa in sicurezza di una parte del secolare labirinto minerario. Il percorso, che si snoda per circa due chilometri e mezzo nelle antiche gallerie, consente l’esplorazione a piedi della miniera accompagnati da guide preparate.
Per i partecipanti la visita inizia subito dopo aver parcheggiato e attraversato il ponte sul fiume Mella, sotto l’imponente sagoma rossa della miniera Sant’Aloisio. Salendo le scale per la biglietteria e l’accoglienza, i visitatori incontrano quelli che un tempo magazzini, ora allestiti con macchinari e attrezzature minerarie originali, accompagnati da pannelli fotografici e illustrativi. Per poi passare. Nei piani superiori, ad un piccolo museo che raccoglie le attrezzature impiegate nei vari secoli di attività estrattiva dai minatori.
Finita la visita alla parte museale, equipaggiati con lampade, caschi e mantelle, si parte per il trekking minerario. Un’ora e mezza di cammino in un dedalo sotterraneo, buio, dal silenzio assoluto rotto solo dall’acqua, dal tintinnio delle gocce o dal gorgogliare del torrente che scorre ai lati dei binari per i carrelli, spinti un tempo dalle donne per portar fuori il minerale.
Un fascino originario e reale, poiché nulla è artificioso, se non la messa in sicurezza del percorso. Una vera e propria immersione nel mondo cavernoso che racconta secoli di lavoro, di fatica dei minatori valtrumplini. Accompagnati dalla guida che racconta, cammin facendo, la storia delle miniere, della geologia e della vita in miniera, si vive un’esperienza particolare in uno scenario inconsueto, ammaliante e a volte inquietante. Fatto di gallerie sovrapposte, dove i minatori coltivavano i “medoli”, ossia seguivano il filone di siderite, con un lavoro che ripercorreva schemi secolari, faticoso, difficile, pericoloso. Una occupazione che però ha consentito ai valligiani di sopravvivere alle miserie della vita contadina in montagna. Un lavoro che non li obbligava ad emigrare.
Il trekking minerario sale e scende attraverso gli originali passaggi usati dai minatori tra i vari livelli della miniera, e si sviluppa nei vecchi cantieri di coltivazione del minerale, dove sono ancora visibili le attrezzature lasciate dagli ultimi minatori usciti dalle gallerie nel 1984. Il trekking riserva anche bellissimi scenari sulla formazione di concrezioni stalattitiche che nel corso dei secoli l’acqua filtrante nella roccia ha formato, con una varietà di colori che vanno dal candido calcare al rosso ruggine del ferro, come la tappa alla cosiddetta “cappella delle limoniti”.
Il trekking minerario e la miniera avventura sono oggi due proposte esplorative e avvincenti per conoscere quella che fu la più estesa concessione mineraria della Val Trompia, da dove iniziava la colonna vertebrale dell’economia bresciana del ferro.