mercoledì 12 Marzo 2025

Ibis Eremita, la migrazione minacciata

Bussolengo, Verona – Solo nell’ultima migrazione autunnale sono stati abbattuti dalla caccia illegale 8 ibis eremita. E il caso di Puck, ucciso e occultato nel forlivese da un cacciatore con regolare licenza, è solo l’esempio di un fenomeno che coinvolge anche parte della comunità venatoria.

A fare il punto sui numeri in vista della prossima migrazione primaverile è il Parco Natura Viva insieme alla sua Fondazione, unici partner italiani tra i dieci del progetto LIFE Northern Bald Ibis per la reintroduzione in natura di questa specie estinta in Europa. Con capofila lo zoo di Vienna, l’obiettivo, entro il 2028, è di costituire una popolazione autosufficiente di 260 animali in grado di migrare tra le Alpi e la Toscana.

“Ce la faremo se saremo in grado almeno di dimezzare gli episodi di bracconaggio”, spiega Johannes Fritz, direttore scientifico del progetto. “Dopo più di due decenni di sforzi, oggi vivono in Italia circa 160 ibis eremita, che si muovono autonomamente tra l’oasi di Orbetello e i quartieri riproduttivi austriaci.

Ibis eremita durante la Migrazione Guidata dall'Uomo, ph Waldrappteam
Ibis eremita durante la Migrazione Guidata dall’Uomo, ph Waldrappteam

Si tratta di un buon numero, ma non ancora sufficiente per dichiarare il definitivo ritorno di questo uccello iconico, soprattutto se pensiamo che un terzo delle perdite del progetto cofinanziato dall’Unione Europea, è dovuto proprio al bracconaggio”.

E Puck, l’ultimo caso, è anche quello più emblematico.

“Puck – spiega Caterina Spiezio, Psicobiologa e Ricercatrice, Responsabile ricerca Parco Natura Viva – era un ibis eremita nato nel 2021 allo stato selvatico da esemplari reintrodotti, ai quali era stata mostrata dall’uomo la rotta di migrazione. Quello che si direbbe “un pulcino di successo” diventato un adulto esperto, che aveva potuto imparare a sopravvivere direttamente dai suoi simili, senza necessità dell’intervento umano e che a sua volta avrebbe potuto insegnare quella stessa rotta ai propri pulcini”.

Tuttavia, mentre tornava dai quartieri riproduttivi austriaci per andare a trascorrere la stagione fredda all’Oasi di Orbetello, aveva deciso di sostare sugli Appennini insieme ad altri esemplari. Posato sul tetto di un edifico agricolo, è stato colpito da un’arma da fuoco. Raccolto, caricato in automobile e portato lontano per occultarne la carcassa.

Una dinamica che farebbe pensare che chi ha sparato, sapesse precisamente quale animale protetto avesse nel proprio bersaglio. E una ricostruzione possibile grazie al gps che tutti gli ibis del progetto portano con loro stessi, che poi ha permesso ai Carabinieri Forestali di Forlì-Cesena di ricostruire l’accaduto, individuare il colpevole, perquisirne l’abitazione e trovare l’arma che aveva sparato.

Un triste epilogo, che però ha consentito di revocare il porto d’armi al cacciatore-bracconiere e dare il via al procedimento giudiziario. “Il progetto europeo in corso – conclude Spiezio – terminerà fra quattro anni. Sarà un tempo adeguato se i bracconieri lasceranno gli ibis eremita, totalmente innocui, liberi di volare ancora nei cieli italiani”.

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