Bergamo. La Galleria D’Arte Moderna e Contemporanea GAMeC ospita sino al 24 settembre “Home” la prima mostra personale in un museo italiano di Vivian Suter (Buenos Aires, 1949), a cura di Lorenzo Giusti. Parte del palinsesto di eventi di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, l’esposizione raccoglie quasi 200 tele realizzate dall’artista nel corso di fasi diverse della propria produzione.
Figlia dell’artista di origini austriache Elisabeth Wild (1922-2020) e di un industriale svizzero emigrato in Argentina, Vivian Suter ha vissuto per lungo tempo ai margini del sistema dell’arte, finché, in tempi recenti, il suo lavoro non è stato riscoperto, al punto da affermarsi come uno dei contributi più significativi e originali alla storia della pittura degli ultimi quarant’anni.
Formatasi all’Accademia di Belle Arti di Basilea, dagli inizi degli anni Ottanta, in seguito a un lungo viaggio nel Sud del mondo, Suter si è stabilita in Guatemala, sulle rive del lago Atitlán. Da allora il suo lavoro si è sviluppato attraverso uno scambio sempre più stretto con gli elementi dello straordinario contesto naturale e antropologico in cui la sua casa-studio di Panajachel si inserisce, tra comunità indigene, foreste pluviali e cime vulcaniche.
Aperte alle infinite possibilità del caso, le tele di Vivian Suter – sporcate dal vento, dalla pioggia, dal fango o dai piccoli organismi del bosco – raccontano l’intimo legame che le tiene unite alle forze vitali dell’ambiente da cui scaturiscono. La natura interviene come coautrice delle sue opere, che si presentano come un innesto spontaneo di forme e colori che richiamano il groviglio di luci della foresta, così come gli scorci di paesaggio inquadrati dalle finestre della sua abitazione, in un continuo rimando tra interno ed esterno.
La mostra alla GAMeC restituisce la dimensione visiva di questo connubio straordinario, la densità del sistema integrato di piante, persone, animali e relazioni alla base del lavoro di Vivian Suter. Una dimensione in cui arte e natura si innestano l’una nell’altra, senza soluzione di continuità.
Al centro dello spazio espositivo, una struttura in legno evoca questa dimensione domestica, mentre le tele a essa sostenute, insieme a quelle distribuite sulle pareti della grande sala che le ospita – dipinte con gli stessi colori rosso porpora e verde acquamarina della casa dell’artista – simulano l’intreccio di forme, luci e colori caratteristica dell’ambiente in cui i lavori nascono e si trasformano.
Intimamente legate l’una all’altra, le tele di Vivian Suter costituiscono un ecosistema evocativo di esperienze climatiche, sensoriali ed emotive. Distribuite in modo libero nello spazio, le opere selezionate per la mostra di Bergamo rendono conto dei diversi motivi pittorici sviluppati dall’artista nel corso degli ultimi anni. Quelle che a noi appaiono come forme astratte, come segni grafici colorati, sono per Vivian Suter elementi concreti del proprio quotidiano. Sono tronchi, rami, foglie e pietre del proprio giardino. Sono scorci aperti sul paesaggio attorno alla sua casa di Panajachel.