In uno spiraglio, lasciato aperto da un tempo remoto, si affaccia ciò che vi resta, a testimoniarne la sua antica presenza.
Guarda a meridione, mostrandosi al centro di una parete esterna del cascinale che, al caratteristico appellativo di “Grumetto”, va a corrispondere il proprio nome.
Le decise scalfitture murarie dei suoi armoniosi contorni si esplicano a persistente danza grafica di una soluzione espressiva che, da secoli, gli è stata assegnata, a notevole rappresentazione araldica, senza che vi sia il contestuale dispiegarsi di alcuna epigrafe ingiuntagli accanto, ad ulteriore specificazione didascalica sostanziale. Questo vetusto stemma è pegno perenne di una dedicazione gentilizia, in riferimento ad uno stabile strutturalmente tuttora ingente, nel presidiare i campi attigui, attraverso la propria vocazione rurale, ancora persistente.
Sontuoso, nel suo ampio dispiegamento residuo, mediante ciò che, di questo stemma, pure il sole estivo fa ancora più risaltare nel suo prodigarsi continuo, tale affaccio esplicativo conferma la curiosità di un disegno connotativo che è peculiare ad un mirato simbolo esclusivo.
Capita che la storia andata di un dato luogo abbia di queste consegne visive che, all’occhio, balzano a segno di discontinuità, rispetto ad un profilo ambientale incisivo che risulta di fatto soverchiante, per quanto sopravvive nell’essenzialità di una dimensione rurale preponderante.
A poca strada dalla frazione Duomo che, a sua volta, ha pertinenza nel territorio di Rovato, in una località che appare intrecciarsi con le strette vicinanze delle referenze comunali prossime di Cazzago San Martino e di Travagliato, questo cascinale appare, fra l’altro, sfiorato dall’ormai avvenuto subentrare, sia di nuove infrastrutture, legate, ad esempio, a nuovi trasferimenti su rotaie, che a colture agricole svincolate dalla tradizione locale, come quella del bambù che occupa, nei pressi, le distese pianeggianti di un vasto investimento, laboriosamente adibito, in pieno campo, a dare produzione vegetale a tale esotico esemplare.
Mentre le strutture del “Grumetto” si distanziano, sempre di più, dal tempo dell’architettura originaria, impressa al proprio caratteristico assortimento, si può riscontrare, anche nello stemma accennato, il netto incombere del diluito stratificarsi di una patina di cedimento.
Colori del tutto sbiaditi, in una serie di perdute tracce relative ad un introvabile e complessivo componimento, riconducono, comunque, ad averne ancora visibile l’innesto del suo radicamento, nell’intonaco della struttura, slanciata in altezza, che le fa da base in una lieve sporgenza quadrangolare, mimetizzatasi, nel frattempo, nell’uniformità cromatica del muro intero a cui seguita a fare riferimento.
Drappeggi cascanti ne tramandano ancora la soluzione usata di una ricca decorazione straripante, in una solitaria collocazione all’epoca appariscente, che doveva esplicarsi in una poesia grafica saliente, pure interpretata dalla rappresentazione di festoni, elaborati e rigogliosi anche di fiori, altrettanto inclusi nel manufatto araldico, voluto a precisa ed eloquente determinazione, assunta ad impronta di una storica ragione.
Trascorse le lontane generazioni che ne hanno testimoniato il proprio remoto configurarsi, pare che i gelsi vicini, tra la prospiciente strada sterrata ed il piccolo fossato verdeggiante contiguo, abbiano ereditato, nella libertà di foglie e di ramaglie, inselvatechitesi in un libero germogliare, la creatività espressiva di un’arte volta a celebrare, anche con le bellezze ispirate alla natura, una data rivendicazione figurativa non casuale, adottata, come da rito araldico, ad emblema familiare.