“I dati più recenti ci dicono che sono più di 3 milioni le persone che in Italia soffrono di disturbi alimentari e sono più di 3 mila le persone che ogni anno perdono la vita. Ma non raccontano tutta la storia. Sono, infatti, tante le persone che non riescono ad avere accesso alla diagnosi o alle cure, perché non ci sono abbastanza centri per accoglierle”.
Così Aurora Caporossi, founder e presidente dell’associazione Animenta, in una lettera aperta scritta in occasione della XII Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla per la lotta ai disturbi alimentari, che cade il 15 marzo.
“Ancora troppo spesso ci si ferma a soluzioni semplici e lineari di fronte a situazioni complesse e piene di curve. Ancora troppo spesso i numeri si sostituiscono alle persone e gli aggettivi ai loro nomi. Una persona non è anoressica, ma soffre di anoressia nervosa”, scrive ancora Aurora Caporossi, che ha fondato l’associazione Animenta sulla base della propria esperienza di persona ammalatasi di anoressia nervosa all’età di 16 anni.
“Noi non possiamo più essere una epidemia silenziosa – si legge –: perché se è vero che dai disturbi alimentari si guarisce, è anche vero che di disturbi alimentari si muore. E si muore quando non sono fornite le cure in modo adeguato e tempestivo, quando si manda a casa una persona perché non abbastanza grave”.
I disturbi alimentari sono oggi l’espressione di un disagio e di una sofferenza profondi che negli ultimi tempi hanno visto abbassarsi l’età media, tanto che il disturbo inizia a fare il suo esordio già tra gli 8 e gli 11 anni.
Si tratta, secondo Animenta, di una patologia alimentata anche dai social media: un tema, quest’ultimo, che verrà approfondito nel corso di un convegno organizzato il 15 marzo 2023 a Palazzo Montecitorio nella capitale (ore 11:00-13:00, Sala della Regina) con il supporto dell’onorevole e presidente della Federazione italiana ed europea Medicina dello Sport Maurizio Casasco, della consigliera regionale di Regione Lombardia Simona Tironi e di Ambra Angiolini.
“I social media hanno, infatti, creato un terreno fertile per i disturbi alimentari, alimentando un’ossessione per il corpo e ponendo gli utenti al costante confronto reciproco – si legge in una nota –. Questo convegno nasce, in particolare, per far comprendere come i disturbi alimentari non possono più essere trattati come un’epidemia silenziosa perché quando non si ricevono cure adeguate e tempestive, quando si crede che la malattia dipenda esclusivamente da un sottopeso grave, quando si sottovalutano i campanelli di allarme o si considerano semplicemente capricci, si può morire”.
“Questa è una data che unisce, che racconta le storie delle famiglie, dei ragazzi e di chiunque stia affrontando un disturbo alimentare – afferma Aurora Caporossi –. Racconta che dai disturbi alimentari si può guarire.
Il 15 marzo ci ricorda, anche, quanta strada ancora dobbiamo percorrere al fine di avere delle cure adeguate, corrette e tempestive per i disturbi del comportamento alimentare. Noi come Animenta, insieme alle istituzioni e ai professionisti, siamo qui per ricordare che nessuno di noi è solo e che, tutto l’anno, dietro le quinte, lavoriamo affinché si ottenga un reale cambiamento”.
Gli eventi per la Giornata del Fiocchetto Lilla proseguono il 18 marzo con “Binario 15” (Via Marsala, 29H Roma dalle 16:00 alle 21:30) un appuntamento per raccontare i disturbi alimentari da più prospettive al fine di sensibilizzare giovani e adulti sul tema dei disturbi e alimentari.
“Binario 15” vuole essere un’occasione di informazione, condivisione e confronto per ricordare a chi affronta un disturbo alimentare, così come a chi gli è vicino, che non si è soli e che si può sempre ricominciare.
“Il binario rappresenta un luogo di fermata ma anche un possibile punto di partenza: da questa immagine è nata l’idea di Binario 15 – spiega la founder di Animenta –. Quando si soffre di un disturbo alimentare non si riesce a vedere l’amore che abbiamo intorno e a percepire l’aiuto che gli altri ci vorrebbero dare. Binario 15 è stato pensato per dire che la guarigione è possibile e che, se chiediamo aiuto, non siamo soli. C’è ancora molta strada da fare per raggiungere delle cure adeguate per i disturbi alimentari, ma noi siamo qui e vogliamo percorrere quella strada a fianco delle persone, delle associazioni, dei professionisti e delle istituzioni”.