Verona. L’ambiente in cui viviamo, l’ambiente che abitiamo, l’ambiente che sentiamo, l’ambiente naturale che si ribella all’eccessiva ingerenza umana e che l’uomo cerca sempre più di controllare e connotare. Il paesaggio, rappresentato attraverso gli occhi dell’uomo, si fa espressione di un mondo interiore. Questa la lettura proposta dalla mostra FUORI, nella terra dell’uomo, a cura dell’artista Pietro Ruffo, collettiva che ha saputo riunire dopo oltre dieci anni due importanti collezioni storiche, quella di Fondazione Cariverona e quella del gruppo UniCredit, fino al 22 gennaio nelle sale di Palazzo Pellegrini, nel cuore storico di Verona.
La proposta espositiva, che vede in mostra i lavori di 26 artisti di diverse provenienze geografiche, tecniche, stili ed epoche, è un invito a guardare la Terra con uno sguardo nuovo, sia per misurarci con essa che per riscoprire noi stessi, come esortava a fare già nel 1939 il celebre autore del Piccolo Principe Antoine de Saint-Exupéry nel suo romanzo Terra degli uomini, da cui il titolo della mostra prende ispirazione.
In questo mondo antropico e antropizzato il paesaggio oggetto delle oltre 30 opere esposte sembra essere una proiezione della mente dell’uomo, piuttosto che un luogo fisico reale. L’ambiente rappresentato, infatti, propone sempre il punto di vista umano, che stia nel gioco della visione tra riflessi, proiezioni e rimandi; nel taglio prospettico, volto a ingabbiare lo spazio potenzialmente infinito; in una mappa, che incasella nel foglio un territorio molto vasto e plurimi punti di vista, oppure in frammenti di architetture che nel loro riposizionarsi nello spazio creano nuove ambientazioni. La mostra può, quindi, essere intesa come una grande apertura da cui ci si affaccia per guardare il mondo esterno. Il visitatore si immergerà in resti di architetture, ammirerà panorami, si sporgerà da terrazze e finestre, sbircerà nelle case d’altri, tra le inferriate, aprendo le vetrate e leggendo in trasparenza cosa si cela dietro i paraventi, fino a ritrovare anche Verona stessa, creando così un cortocircuito della visione all’interno dell’itinerario artistico.
Il percorso espositivo, presentato attraverso la lente dell’artista-curatore Pietro Ruffo, si apre proprio con una sua opera altamente scenografica e concepita site-specific per l’occasione: Fuori (2022), una sorta di enorme sipario in voile, leggero ed etereo, su cui è riportata una foresta primordiale, archetipo del paesaggio naturale dal quale l’umanità proviene. Solo attraversando l’opera, questa membrana che filtra il dentro e il fuori, che “misura” l’ambiente con la sua carta millimetrata e lo contiene tra il colonnato del palazzo, sarà possibile accedere alla mostra; un ingresso obbligato che porta il visitatore a entrare nel messaggio dell’esposizione.
Le opere che seguono raccontano tutte del rapporto tra interno ed esterno, non solo in modo fisico, ma anche metaforico, riferendosi alla sfera intima del sentire emozionale e mentale, come Stanza (2008) di Elia Cantori, sfera di cemento che simboleggia il racchiudere in sé tutti i paesaggi che abbiamo incamerato con le nostre esperienze, oppure Icona (n.1) (1972) di Giorgio Olivieri, archetipo della casa. L’umanità è sempre una presenza costante nel punto di vista dei lavori esposti, ma non con la sua presenza fisica, bensì con lo sguardo che mette in campo