Villachiara, Brescia. Un appuntamento imperdibile in programma mercoledì 2 ottobre, ospite Enzo Bianchi, fondatore della Comunità Monastica di Bose, che presenta il libro “Fraternità”, edito da Einaudi, a partire dalle ore 20.45 alla sede della Fondazione Filosofi lungo l’Oglio. L’ingresso è libero (è gradita un’offerta).
– Un evento – come dichiara la Presidente della Fondazione, Francesca Nodari – che segna la riapertura delle attività culturali e costituisce una significativa occasione per ospitare una delle voci monastiche più autorevoli e ascoltate della nostra contemporaneità. Enzo Bianchi rappresenta una figura carismatica che, sulla soglia degli 80 anni, ha avuto la forza, la determinazione e l’acume di dare corpo a un’altra fraternità monastica, la Casa della Madia. La Fondazione è onorata di annoverarlo tra i membri del suo comitato scientifico, è grata per il Suo preziosissimo magistero ed è lieta di ospitare la presentazione del Suo saggio, che si avvale della prefazione di Papa Francesco-.
Nella celebre triade di valori coniata dalla rivoluzione francese – libertà, uguaglianza, fraternità – il terzo elemento è forse il più trascurato. Eppure proprio la fraternità è necessaria per dare fondamento all’affermazione dei primi due. Il culto della libertà assoluta mina le basi dell’uguaglianza e l’uguaglianza imposta come unico principio distrugge la libertà. Si parla spesso di crisi della paternità e della maternità, ma ciò che manca al nostro vivere insieme è soprattutto la fraternità. E nella società contemporanea il rancore, la rabbia e l’indifferenza diventano i sentimenti più diffusi, alimentati da una politica fondata sulla paura. In questo suo nuovo libro, Enzo Bianchi ci esorta a ripensare l’idea stessa di fraternità.
«Fraternità come fondamento e ragione per una necessaria fiducia nella bontà del vivere insieme; fraternità come solidarietà tra membri di una convivenza ai quali è necessario riscoprire il bene comune; fraternità come incessante ricostruzione di ponti, come riproposizione di confronti, di riconciliazioni religiose, culturali ed etniche». Alle radici della fraternità, infatti, ci sono alcune esigenze imprescindibili: l’accettazione incondizionata del fratello e della sorella; un’assunzione di responsabilità degli uni verso gli altri; la solidarietà come cura e custodia reciproca. «Chi è il mio prossimo?» chiede lo scriba a Gesú nella parabola evangelica del Buon Samaritano, ma è una domanda sbagliata. Non conta chi è il prossimo, ma come possiamo noi diventare «prossimo» per i nostri fratelli. Occorre uscire da sé stessi, andare verso gli altri, provare empatia.
Come non rammentare quanto scrive il Santo Padre nell’Enciclica Fratelli tutti allorché osserva: «Il mettersi seduti ad ascoltare l’altro, caratteristico di un incontro umano, è un paradigma di atteggiamento accogliente, di chi supera il narcisismo e accoglie l’altro, gli presta attenzione, gli fa spazio nella propria cerchia. Tuttavia, “il mondo di oggi è in maggioranza un mondo sordo […]. A volte la velocità del mondo moderno, la frenesia ci impedisce di ascoltare bene quello che dice l’altra persona. E quando è a metà del suo discorso, già la interrompiamo e vogliamo risponderle mentre ancora non ha finito di parlare. Non bisogna perdere la capacità di ascolto”. San Francesco d’Assisi «ha ascoltato la voce di Dio, ha ascoltato la voce del povero, ha ascoltato la voce del malato, ha ascoltato la voce della natura. E tutto questo lo trasforma in uno stile di vita. Spero che il seme di San Francesco cresca in tanti cuori”» (n.48).