sabato 23 Novembre 2024

Ferrara, Manon Lescaut e le donne iraniane

Ferrara – Nello spettacolo in scena al Teatro Comunale, il regista Aldo Tarabella ha voluto inserire, nella scena della partenza verso l’esilio, il gesto simbolico di rivolta del taglio di una ciocca di capelli: “Un sentito segno di solidarietà a difesa del sacrosanto diritto delle donne di esistere”.

“La passione disperata” e coinvolgente di Manon Lescaut di Giacomo Puccini arriva quindi al Teatro Abbado venerdì 20 (ore 20) e domenica 22 gennaio (ore 16), nel nuovo allestimento del Teatro del Giglio di Lucca, coprodotto anche dal Teatro Comunale di Ferrara.

Manon Lescaut è firmata per la regia da Aldo Tarabella, per le scenografie da Giuliano Spinelli, per i costumi da Rosanna Monti, per le luci da Marco Minghetti e per le coreografie da Luigia Frattaroli e vanta un cast di altissimo livello, che vede nel ruolo del titolo Alessandra Di Giorgio. Paolo Lardizzone è il Cavaliere Renato Des Grieux, mentre Lescaut è interpretato da Marcello Rosiello. Per interpretare Geronte di Ravoir è stato scelto un decano del ruolo, Alberto Mastromarino. A dirigere l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini è Marco Guidarini.

Ci sarà anche un collegamento con le recenti manifestazioni in Iran, come spiega lo stesso regista, Aldo Tarabella: “La scena del terzo atto che vede un gruppo di giovani donne martoriate oltre la loro pena, insieme a Manon, salire sul vascello verso l’esilio, mi è stata fonte di sincera commozione, in riferimento alle recenti ed attuali insurrezioni in Iran a difesa del sacrosanto diritto delle donne di esistere: il gesto simbolico di rivolta è il taglio di una ciocca di capelli delle tante donne iraniane. Così, dalla nostra scena, è giunto un umilissimo ma sentito segno di solidarietà nel compiere quello stesso gesto del taglio di capelli, pur nella sua finzione teatrale, anche alle giovani donne in partenza per l’esilio”.

La lettura del romanzo di François-Antoine Prévost, da cui è tratto il libretto per Manon Lescaut, per Aldo Tarabella è risultata necessaria per comprendere la complessa personalità della protagonista, “anche perché – come chiarisce il regista – da una prima lettura i versi nell’opera potevano a condannarla senza appello come una donna senza scrupoli, avida e sfruttatrice.

La musica di Puccini testimonia che la giovane donna ha amato profondamente, restituendo dignità alla disgraziata storia d’amore tra lei e Des Grieux, un uomo mite e di pace che per Manon ruberà, ucciderà e vorrà seguire il triste destino della sua donna verso il definitivo declino, nella speranza di trovare la via per la salvezza”.

L’allestimento, creato dallo scenografo Giuliano Spinelli insieme al regista, “è divenuto un unico elemento poetico che potesse dialogare con la storia di Manon: un palazzo monumentale che, al pari dei sogni e delle ambizioni della protagonista dell’opera, subirà crolli e mutazioni, dal giocoso esterno del palazzo di posta del primo atto agli interni maestosi del salone di Geronte al desolante molo del porto, sino alla sua definitiva metamorfosi nell’ultimo atto” conclude Tarabella.

 

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