Colorno, Parma – Una mostra che prosegue il filone di studio e approfondimento della storia delle collezioni ducali disperse dopo l’Unità d’Italia ed è l’occasione per delineare il profilo di un duca dalla personalità complessa che gli storici hanno giudicato troppo severamente.
Per volere della madre Luisa Elisabetta, primogenita del sovrano di Francia Luigi XV, Ferdinando fu educato da eminenti personalità della cultura illuministica francese quali Auguste de Keralio e il celebre filosofo Étienne Bonnot de Condillac.
Da “esperimento” di perfetto sovrano illuminista il duca Ferdinando reagirà cercando conforto nella religione con una propensione fortissima e stravagante ai culti religiosi.
Uomo di straordinaria erudizione e dalla personalità poliedrica, entusiasta delle produzioni teatrali, compose un dramma giocoso, Il figlio del Gran Turco.
Questo suo trasporto per il teatro, lo indusse ad istituire nel 1770 un concorso di drammaturgia unico nel suo genere, allo scopo di premiare le migliori tragedie e commedie italiane. Il suo grande amore per la musica lo indusse a incoraggiare, anche attraverso sostentamenti economici, musicisti come Antonio Robuschi.
Fu avido collezionista di dipinti che distribuì tra le residenze di Parma, Colorno e l’Accademia di Belle Arti, come i fondi oro toscani del Tre e del Quattrocento appartenuti al Marchese Tacoli Canacci.
Sono inoltre esposte le sue commissioni come il dipinto di Domenico Muzzi “Madonna con Bambino in gloria e i Santi Stefano e Lorenzo” per la parrocchiale di Sala Baganza e il “San Luigi IX di Francia e San Ferdinando di Castiglia incoronati dalla Fede” opera di Pietro Melchiorre Ferrari per l’Oratorio della Vergine del Buon Cuore di Copermio.
Una sezione è dedicata all’iconografia di Don Ferdinando e dei suoi famigliari, con ritratti, incisioni e opere legate alla pratica devozionale del Duca.
La sezione monumentale vede i progetti per la Chiesa di San Liborio: il progetto più ardito e ambizioso di Ferdinando, che ci ha consegnato, per dimensioni, la seconda Cappella Reale d’Europa, la quale ancora oggi contiene tesori inestimabili.
Infine, numerosi apparati celebrativi e oggetti per le funzioni religiose, tra cui molti preziosi reliquari che Ferdinando cercò e portò a Colorno, appagando una sorta di collezionismo devoto attorno al quale gli edifici diventavano preziose urne di arte e di preghiera.
In lui la fede è stata un ulteriore stimolo alla ricerca, all’arricchimento culturale e artistico proprio come fece due secoli prima Filippo II d’Asburgo all’Escorial, anche se in più vaste dimensioni.
Da parte sua, Ferdinando fu coraggiosamente contro corrente e moderno, perché risoluto sostenitore di una cultura capace di conciliare arte, religione e scienza, di unire morale ed estetica. In questo fu illuminato senza essere illuminista e religioso senza essere bigotto, come forse ingiustamente e riduttivamente lo si è in altre occasioni definito.