Brescia. Il Concilio Vaticano II e la Conferenza di Medellin, la teologia della liberazione e le comunità di base, la scelta dei poveri e la denuncia delle ingiustizie strutturali, la testimonianza evangelica e la persecuzione: tutto questo troviamo nella vicenda di Pierluigi Murgioni. Arrestato e sottoposto a inaudite torture, venne richiuso in carcere per oltre cinque anni per la sola colpa di avere proposto con la parola e con l’esempio il messaggio evangelico di pace e di giustizia. Nonostante i terribili anni trascorsi in prigionia, don Murgioni tornò in Italia ancora più convinto del fatto che la strada del Vangelo e della nonviolenza era quella da percorrere. E prima di morire, a soli cinquantun anni, ci ha lasciato come regalo la traduzione in italiano del Diario di Oscar Romero.
Il libro di Anselmo Palini su “don Pierluigi Mugoni Dalla mia cella posso vedere il mare” , in uscita in questi giorni, verrà presentato mercoledì 6 novembre ore 18 presso la libreria Paoline di Brescia.
Dal testo esce confermata l’assoluta statura morale e di fede di don Pierluigi Murgioni, che era animato unicamente dal desiderio di annunciare un Vangelo di pace e di giustizia in una realtà caratterizzata da gravissime disuguaglianze socioeconomiche e dalla presenza di una dittatura militare. Don Pierluigi si adoperò per la propria gente senza farsi frenare dalle possibili conseguenze che ciò poteva comportare per la sua persona. E anche in carcere la sua dirittura morale fu un riferimento per tutti gli altri detenuti, anche non credenti, che trovarono in lui sostegno e aiuto nei momenti di difficoltà e di scoraggiamento.