“(…) La nostra provincia, produce da sola, maggiore quantità d’olio d’ulivo che tutte insieme quelle di Como, Bergamo e Mantova, le sole che colla nostra ne hanno (…)”.
In questo modo, Carlo Cocchetti, riferiva a proposito della produzione olearia locale, a margine della “Esposizione Bresciana”, tenutasi nell’agosto del 1857, pubblicando una serie di sue osservazioni a documentazione dell’evento fieristico di promozione delle feconde specificità del territorio, sviluppandole in un’apposita pubblicazione libraria, tratta dalla versione editoriale divulgata nella stampa pregressa della “Guida pel Brescia del 1858”.
Un nesso di tale sollecitudine, a traccia di questo settore, appare anche nell’esemplare della “Gazzetta Provinciale di Brescia” del 13 ottobre 1857, in cui emerge, fra l’altro, a proposito del frutto dell’olivo, una sottolineatura circa la qualità dell’olio bresciano che, ancora in sede della particolare manifestazione cittadina menzionata, aveva, sul posto, accompagnato l’esemplificazione delle attività anche proprie del bacino lacustre gardesano, con la specificazione della cifra di un raccolto d’olio misurato in “214mila chilogrammi”.
Stando in prossimità con il lago di Garda, l’olivo era documentato, entro la tipica caratterizzazione degli evocati luoghi lacustri, pure nell’edizione del 28 febbraio 1847 dell’allora “Gazzetta Privilegiata Provinciale di Brescia”, instaurando, in una riflessione fra ambiente autoctono e cultura, il profilo di un legame di ispirazione poetica con il passato stesso della zona, a suo tempo, fra l’altro, interessata alla presenza del noto poeta Gaio Valerio Catullo (84 a.C – 54 a. C.), con villa in quel di Sirmione.
Definito, dall’ignoto estensore di questa proposta di lettura, diffusa dall’accennato giornale bresciano, “(…) abitator di Sirmione, il più elegante di tutti i poeti latini (…)”, Catullo, non sfuggiva ad un accostamento con la nobile essenza dell’olivo, al punto che, in riferimento alla sua figura ispirata a comporre versi, non si indugiava a scrivere “(…) All’ombra di quale ulivo, o su che sasso, fra quest’ombre, sedeva il cantore, allorchè sì dolcemente salutò quest’occhio delle penisole tutte e dell’isole, quante lavano i piedi in dolce o amaro flutto?(…)”.
In una ancora aleggiante eco poetica, questo contributo d’analisi, rivolto ad un pezzo di territorio bresciano, in un certo senso, conteso dal veronese, per via del fatto che trattasi, per altra natura, di una propaggine della diocesi di Verona, erano altresì pubblicate alcune strofe del poeta Angelo Anelli (1761 – 1820), stralciandovi, da un più esteso componimento, “(…) L’alma del buon Catullo/ Qui d’ogni affanno sgombra,/ Di questi ulivi all’ombra,/ Lesbia di te cantò. (…)”.
Esempi della caratura poliedrica di questa antica essenza arborea, possono derivare anche da una articolata diramazione di puntuali sottolineature espresse in aderenza ad ulteriori ed interessanti aspetti, culturalmente connaturati ad una sua intensa e possibile estrinsecazione, come risulta fattibile, tali puntuali rilevazioni, attingerle dall’intervento che il cardinale bresciano Giovanni Battista Re ha proposto in un suo dettagliato intervento, pronunciato ad esordio della manifestazione congressuale dell’inizio maggio 2022, per il ciclo internazionale, con sede in Vaticano, nella “Pontificia Accademia di Scienze”, dal titolo, volutamente divulgato per maggior spettro di diffusione, in inglese: “The Art & Science of Oil Nutrition, Medicine and Planetary Health”.
Il porporato di origine camuna, è stato, qui, relatore della relazione “Olive oil, Religion and culture: an enduring symbol of life”, in cui ha contribuito ad integrare, diffusamente, il contenuto dell’evento, imperniato su questa viva realtà virente, con l’evidenziare che “(…) Io non uso elevarmi nei cieli del tema dell’arte e della scienza dell’olio d’oliva che è l’oggetto di questo incontro, perché troppo lontano dalle mie competenze, ma vorrei limitarmi ad un breve pensiero sulla bellezza e sul valore del simbolismo religioso dell’olio d’oliva. La Bibbia riconosce l’importanza dell’olio d’oliva per la salute ed il benessere dell’umanità e per il suo potere di rendere gustosi i cibi in tante applicazioni di cui i cuochi di un tempo ed ancor più quelli di oggi sono abilissimi, ma per la Bibbia l’unzione con l’olio ha un valore altissimo ed un grande significato. Perché è simbolo dell’effusione dello Spirito Santo, e, soprattutto, è simbolo e rito dell’effusione dello Spirito Santo nei sacramenti del battesimo, della cresima, e, in modo speciale, nell’ordinazione sacerdotale e nell’ordinazione episcopale. Appunto, perché simboleggia l’effusione dello Spirito Santo, sorgente di letizia interiore, l’olio è considerato una realtà gioiosa. Già, il profeta Isaia parlava di olio di letizia, di olio di esultanza, di olio fragrante di profumo. San Paolo, nella lettera ai Galati, afferma che la gioia è uno dei frutti inscindibili dalla presenza e dall’azione dello Spirito Santo, appunto, effuso mediante l’unzione dell’olio d’oliva. Il salmo 23 esprime gratitudine a Dio perché, dice “cospargi di olio il mio capo”. L’olio, l’unzione con l’olio, è vista dal salmista come benedizione di Dio e come una specie di riconoscimento da parte di Dio ed anche come una certa distinzione a riguardo degli altri uomini.
La liturgia, per la consacrazione del crisma, considera l’olio, come, cito, “un ungento che fa sereni e sorridenti i volti”. Giacobbe, dopo il sogno della scala che saliva dalla terra fino al cielo, prese la pietra sulla quale aveva appoggiato il capo e la eresse come una stele, versando olio sulla sua sommità. Con questo gesto dell’unzione, intendeva, Giacobbe, sottrarre la pietra alla sfera profana ed, in qualche senso, consacrarla a Dio. Nella parabola, poi, a tutti ben nota, del “Buon Samaritano”, l’olio d’oliva viene usato per lenire il dolore e così l’olio diventa anche immagine della misericordia di Dio che viene incontro alle nostre ferite. In altri casi, nella Bibbia, l’unzione con l’olio di oliva prende significato di recare sollievo, di recare consolazione. L’olio degli infermi, ha, l’estrema unzione, come anche vien chiamato, come scopo, anche quello di recare all’ammalato sostegno e conforto. Sostegno che viene, soprattutto, dalla pace con Dio. L’olio di oliva era anche ritenuto dotato di una particolare forza, con capacità di infondere energie spirituali, energie di bene, per questo, l’olio veniva versato sulla testa di chi veniva scelto come re oppure era scelto come profeta, o anche come sommo sacerdote. In alcune letterature, poi, nei riguardi di una persona, a cui era stato affidato un compito importante, si legge anche l’espressione che era considerato come “l’unto del Dio dei cieli”. Nel mondo biblico sono numerosi i testi che parlano dell’olio, usato come mezzo per illuminare. Oggi, dopo la scoperta dell’elettricità, l’olio, normalmente, non viene utilizzato come strumento per illuminare anche nella vita quotidiana, ma nel passato, per illuminare. Infatti, nell’incontro sul Sinai di Mosè con Dio, Dio gli indicò, fra l’altro, cito “Tu ordinerai agli israeliti che ti procurino olio puro di oliva, per tenere sempre accesa una lampada sul candelabro nella tenda dell’alleanza”.
Quindi, la lampada sempre accesa nella tenda dell’alleanza, era alimentata da olio di oliva. Nel vangelo di san Matteo si parla, poi, delle famose vergini stolte che non si erano portate l’olio di riserva per le loro lampade e delle vergini prudenti che, insieme con la lampada accesa con l’olio, avevano portato anche una congrua riserva di olio per essere sicure che, nel caso che lo sposo tardasse, le loro lampade non si spegnessero, prima dell’arrivo dello sposo. E’ quindi un simbolismo molto ricco, quello dell’olio d’oliva, e il Messia, Gesù Cristo, è denominato l’unto per eccellenza, perché in lui si concentrano le funzioni regali, sacerdotali e profetiche. Dopo che, al termine del diluvio universale, la colomba, ben nota, ritornò all’arca di Noè con un piccolo rametto di ulivo, i rametti di olivo sono anche segno di pace e di alleanza.