L’erba che borda i viottoli campagnoli ha già arrestato la sua esplosione rigogliosa, i serpeggianti rampicanti del luppolo selvatico sono oramai appassiti, le foglie ruvide se ne sono andate, rimane solo il gambo avvinghiato al tronco della robinia dai ciuffi di foglie ingiallite. Nel preludio d’autunno il silenzio invade i campi della Bassa, la terra sembra riposare dopo il sudore del frutto della sua generosa fertilità: il grano dorato che macina nei mulini.
Camminando lungo il bordo dei fossati il profumo d’autunno lo senti, macerato con le foglie che scricchiolano sotto il passo. L’umidità delle prime lievi nebbie vela i campi, lascia lacrime cristalline, bagna le vecchie ceppaie contorte e nodose; nelle cavità del legno, nascosti, come per incanto dal tramonto all’alba fioriscono i “pioppini”, funghi della pianura.
È un altro degli appuntamenti tradizionali dei nonni, puntuali nei riti stagionali, l’orto da dissodare e da curare, la raccolta dell’erba da fieno a bordo campo per i conigli, lo spigolare delle pannocchie a fine estate. Arrivano in campagna come un silenzioso esercito, con i loro luoghi da funghi strategici, custoditi gelosamente, senza farne parola all’osteria con gli amici. Se ne incontri qualcuno e chiedi dove abbia trovato tutti quei funghi, ti risponde solo “là”, seguito da un cenno col capo, ma quel “là” non è mai un luogo definito.
Arrivano in sella alle biciclette con cesti di vimini, falcetto e stivali a mezza gamba, o con vecchie vespe e il casco, reso obbligatorio dalle nuove leggi, portato sulle trentatre come portano il loro abituale berretto. Sono un’orda simpatica e laboriosa che sa, con manualità e rispetto religioso delle tradizioni, riempire con frutto il tempo del riposo, dopo gli anni di lavoro giovanile.
Francesco l’ho incontrato stamane, mentre rientravo dalla passeggiata al fiume con il mio cane. Camminava con passo trionfante e una bracciata di funghi bellissimi, sorridente e soddisfatto; come al solito è uno dei primi nella Bassa a sedersi a tavola per cena con un piatto fumante di pioppini in umido, polenta e costine di maiale. Mi confida d’averne già un buon numero nel congelatore e altri scottati pronti per essere messi sott’olio.
Simpatico Francesco, è l’incarnazione del nonno ideale, uomo dalla vitalità invidiabile, alleva conigli, galline e possiede un orto che sembra un giardino botanico; conosce come pochi i doni selvatici della sua terra, radici, erbe, essenze, funghi e piccoli frutti, ogni mese sa trovare nelle ripe brade delle campagne un buon sapore per arricchire le pietanze. Francesco, come tanti altri nonni, non ha perso il senso della terra, il sapore delle buone cose, il rispetto per le tradizioni, è uno scrigno di semplice saggezza che andrebbe custodito, una piccola enciclopedia del buon vivere, del rispetto della nostra civiltà della Bassa.