C’è un Garda inconsueto che rompe gli schemi dell’eleganza intramontabile delle ville della costa, delle passeggiate sul lungolago, delle vele piegate dall’alternanza del Peler, del Sover o dell’Óra i potenti venti o dei tedeschi scesi dal nord come “orde turistiche” con i sandali e i calzini bianchi.
Anche in questi giorni d’autunno, Lui il lago è sempre là nel centro, impronta glaciale che ora gode d’un clima talmente particolare da far sbocciare sul monte Baldo fiori che attirano studiosi in cerca di nuove specie.
Ma nell’entroterra o sulla bianca facciata dei balzi di roccia calcarea ci sono luoghi selvaggi, piccole frazioni dalla particolare architettura, grotte, boschi impenetrabili, gole ed eremi. Sono gli eremi le mete degli itinerari: una scarpinata e una gita in canoa per penetrare nel Garda che già mille anni fa ospitava eremiti che trasformarono le cavità carsiche in celestiali luoghi del silenzio, dove fuggire dalla peste o cercare il dialogo tra il cielo dell’Onnipotente e le miserie terrestri dell’uomo.
1° itinerario: all’eremo di San Valentino.
Breve passeggiata adatta a tutta la famiglia, facile anche se con alcuni tratti leggermente esposti, da farsi durante tutto il periodo dell’anno prestando attenzione con il fondo bagnato. La camminata che porta alle pendici del monte Cornero con paesaggi eccezionali sull’alto Garda, aspetti storici, naturalistici, e in fine al romitorio di san Valentino.
La partenza è dal paese di Sasso, una frazione di Gargnano a 560 sul livello del mare, risalire in automobile la strada che sale verso la Valvestino, poco prima di Navazzo a destra c’è la deviazione per la frazione di Sasso. All’inizio del paese comincia il sentiero per l’eremo di San Valentino segnato come sentiero n°31.
La strada per i primi seicento metri si sviluppa in piano attraversando da prima campi per poi entrare nel bosco. Successivamente comincia il tratto più impegnativo di circa 500 metri che pian ci porta all’altezza di 700 metri. Ormai a poca distanza dall’eremo, è già possibile osservare un paesaggio eccezionale, tutto il basso lago, il monte Baldo di fronte e in basso il paese di Gargnano.
L’ultimo tratto è impegnativo solo per le condizioni del fondo che essendo tutto roccioso e con tratti esposti ci deve far prestare particolare attenzione. Ci si accorge dell’arrivo all’Eremo in quanto si presenta di fronte una porticina da oltrepassare per poi fare gli ultimi gradoni e ammirare, protetta da un’onda di calcare, la bellezza della chiesetta di San Valentino.
La tradizione racconta che buona parte degli abitanti di Gargnano per sottrarsi al flagello della peste, che nel 1630, si era propagata anche nel territorio della riviera e che aveva mietuto ben 400 vittime, nella popolazione di 3000 anime esistenti in tutto il territorio comunale , si rifugiò tra le rocce di monte Comero. Terminato il contagio si fabbricò la Chiesetta, e come adempimento al voto dei superstiti, che erano qui rifugiati, nella fessura di roccia a picco sul lago. Oltre alla piccola cappella il fabbricato si compone di una sacrestia, di due stanzette, di un ripostiglio; una sorgente d’acqua scaturiva dalla roccia viva e alimentava la piccola cisterna di raccolta dell’acqua piovana.
Nel 1842 giunse nel luogo Geremia Palladini, forse renitente agli obblighi militari sotto la dominazione Austriaca del tempo o forse per nascondersi per qualche motivo che non fu mai rivelato. Venne soprannominato “el Romet de San Valentì” (l’eremita di San Valentino) una figura caratteristica , ritratta in un profilo vero del 1859, lo raffigura come si vedeva passare di paese in paese, col suo bastone e la sacca, per andare alla questua.
Alla ricorrenza di San Valentino, il 14 febbraio di ogni anno, dalla Parrocchia di Sasso, moveva un devoto pellegrinaggio in processione, sfidando la neve, la strada ghiacciata e i disagi del freddo, per portarsi sul luogo a assistere alla Messa.
- Metri di dislivello: 200 m
- Distanza andata e ritorno 3,2 km
- Difficoltà: facile
- Durata: circa 70 minuti
- Periodo migliore: tutto l’anno (tranne con fondo bagnato)
- Per le famiglie con bambini: il sentiero, in alcuni punti, non è dotato di recinzioni nella parte esposta al lago. Fare attenzione, soprattutto in discesa!
Il 2° itinerario, se si parte di nuovo da Gargnano, è più impegnativo e richiede una minima dimestichezza con il kayak o canoa, ci porta con una lunga pagaiata all’impronta dell’eremo di San Giorgio in Varolo, pochi ruderi ma con la possibilità di ammirare la sfilata di ville, limonaie, balzi roccia e piccole insenature.
La partenza è da una spiaggia di Gargnano, dove è possibile noleggiare canoe presso: Ok Surf tel. 328 4717777 o al centro Giallo Limone tel. 339 8642401, costeggiando verso nord. Il tragitto che richiede 2 ore per l’andata o 4/5 ore andata e ritorno, arriva al porto di Tignale dove appena prima, sotto il ponte della vecchia Gardesana, c’è quel che rimane di un eremo, voluto sembra da San Francesco in persona.
La leggenda o storia racconta che Francesco al ritorno dalla Terra Santa giunse sul Garda da Verona e sull’attuale riviera Bresciana nel 1220, ricevette in dono o acquistò da un certo Bermino da Manerba un luogo dove costruire un romitorio per suoi frati. Il romitorio di San Giorgio in Varolo sembra sia uno dei luoghi dove vissero i seguaci del Santo di Assisi. Storia o leggenda sta di fatto che il luogo è citato dallo storico Silvano Cattaneo nel 1554 che rimase stupito per l’ardita costruzione e per gli eremiti che vi abitavano. Di quella meraviglia non rimane che un ombra sulla parete, qualche indizio di affresco, un avanzo delle celle, ma da a noi la meta per ammirare la sponda e conquistare l’arrivo con un poco di fatica, immersi in un silenzio e un panorama meraviglioso.
Sono partito da Gargnano in compagnia del mio cane Balto, oramai esperto compagno di avventure in kayak (vedi “Sei zampe e due braccia”), il primo impatto visivo è la restaurata villa Feltrinelli (famosa per essere stata la residenza del Duce), ora costosissimo albergo assonnato, meraviglioso scorcio gentilizio appisolato nell’opulenza. Risvegliata per un attimo dal passaggio del “nostro strano equipaggio”.
Percorrendo la costa con la lentezza della canoa si possono ammirare le limonaie aggrappate alla costa e un susseguirsi di residenze sino alla piccola insenatura del porticciolo dei pescatori, dove spiaggiando la canoa possiamo visitare la chiesetta, impreziosita da affreschi all’esterno, di San Giacomo del XII secolo, protettore dei pellegrini. Ripartiti sfiliamo dinnanzi alle ultime dimore che s’affacciano al lago, alcune ricavate dalle strutture delle limonaie, altre da case di pescatori, con alcuni inserti fuori luogo di nuove abitazioni vacanziere.
Dopo una centrale e l’impianto di depurazione delle acque, ci aspetta una pagaiata fianco gli imponenti balzi di roccia calcarea che dalla piccola canoa sembrano inghiottirci da un momento all’atro. E’ consigliabile restare staccati dalla roccia per evitare la caduta di sassi dalle pareti strapiombanti. Il panorama è inquietante e non da spazio a fermate, se non su qualche placca affiorante, sino alla fine della bastionata. Quando ci appare, quasi all’improvviso la spiaggetta dell’Orto degli Ulivi, il piccolo porticciolo di Tignale e il Prato della Fame, facciamo attenzione sotto il ponte della vecchia Gardesana e ritroveremo i segni dell’eremo, con alcune celle, ora diroccate, il nero lasciato probabilmente dall’antica cucina. Nulla o poco più è rimasto dei 52 scalini che salivano all’eremo e alla chiesa di San Giorgio, sventrati definitivamente nel 1929 durante la costruzione della strada Gardesana.
Possiamo far rivivere il romitorio nella fantasia, ritornando con l’immaginazione ai tempi quando l’eremo si raggiungeva solo via lago, un luogo di silente, aggrappato alla roccia e alla fede. Se lasciamo la nostra canoa sulla spiaggia, possiamo salire alla vecchia Gardesana (ora sostituita dalla galleria) e arrivare a piedi alla ringhiera che delimita la parete di fondo della chiesa di San Giorgio e sotto i graffiti della serie “ti amo 1996” sono velati i colori degli antichi affreschi.
Nel territorio di Tignale ci sono altri luoghi di eremiti, come la Grotta delle Streghe, nella Valle di San Michele con sei grotte, insediamenti rupestri o eremi non visitabili, ma che danno il senso del selvaggio entroterra del Garda, del suo intricato complesso di grotte e fenomeni carsici che per alcuni uomini divennero eremi dove cercare nel silenzio il pane per l’anima.
Possiamo terminare qui il percorso ritornando con mezzi pubblici a recuperare la macchina, oppure pagaiare di nuovo e far scivolare la nostra canoa sulle acque lacustri, approfittando delle lunghe giornate d’estate. Prima di rientrare nelle frenesia del lungolago o infilarci nelle code del rientro domenicale…