Bergamo. La storia d’Italia raccontata dai suoi alberi. Si presenta così Alberi! 30 Frammenti di Storia d’Italia, la mostra prorogata sino al giorno dell’Epifania il 6 Gennaio. Un’idea per una gita nei giorni delle feste natalizie, per raggiungere la sede dell’Orto Botanito “Lorenzo Rota” in Città Alta circondata dall’abbraccio delle Mura Veneziane, un borgo medievale con le sue antiche vie acciottolate, le architetture dei suoi palazzi storici, le piazze. Pittoreschi scorci di un borgo senza tempo.
Raggiungila a piedi, partendo dalla moderna Città Bassa, attraverso romantiche scalette in pietra che risalgono lungo i fianchi del colle, oppure fare breccia nelle mura con la funicolare che da oltre 100 anni va su e giù con le sue carrozze.
Alla mostra le tavole partono dallo smisurato Ficus di Palermo all’unica sequoia sopravvissuta all’onda del crollo della diga del Vajont, fino all’Albero Finto Botanicamente Corretto, simbolo non più solo del Natale nei salotti e nei sogni moderni degli italiani, ma spettatore silente di tutti gli spazi pubblici che oggi abitiamo. Sono parte delle 30 tavole originali realizzate appositamente per la mostra “Alberi! 30 frammenti di storia d’Italia” da Guido Scarabottolo, uno dei più noti illustratori italiani, e di 30 storie inedite.
La mostra nella Sala Viscontea della sede di Città Alta dell’Orto Botanico Lorenzo Rota si presenta come una passeggiata tra alberi che non vogliono saperne di morire e altri che non germoglieranno mai, rimanendo per sempre uguali – al massimo languendo impolverati o sbiaditi dal sole – al momento in cui sono usciti non dalla terra, ma da una catena di montaggio.
Lungo le 30 tappe del percorso i visitatori troveranno idealmente riparo all’ombra di esemplari e specie che sono vere e proprie meraviglie della natura, alberi monumentali e grandi patriarchi che popolano le colline e le montagne d’Italia da secoli e a volte anche da millenni. Ma non solo: capiterà loro di imbattersi, sorprendentemente, in fantasiose creazioni dell’ingegno umano.
L’esposizione utilizza gli alberi per parlare delle storie del nostro Paese attraverso lo sguardo di questi testimoni silenziosi dei frammenti che compongono il mosaico della storia d’Italia, recente e passata.
L’Orto Botanico in Città Alta, si può raggiungere solamente a piedi: è d’obbligo lasciare traffico, rumori e ansie alla base della Scaletta di Colle Aperto, in prossimità della polveriera seicentesca. Una volta arrivati, si è ripagati da un bel panorama che spazia sui tetti e sui monumenti di Città Alta e sulle prime propaggini delle Prealpi Bergamasche. L’Orto botanico di Bergamo, per il suo carattere dimostrativo e suggestivo, contribuisce ad avvicinare il pubblico al mondo delle piante e a destare rispetto per la natura. Svolge attività di conservazione delle piante minacciate e porta avanti progetti di reintroduzione in natura di specie a rischio.
Tra questi ultimi ha avuto un buon successo quello relativo alla reintroduzione di Osmunda regalis, una felce che il medico e botanico Lorenzo Rota, primo descrittore della flora della Bergamasca, aveva segnalato nel 1853 in Val Calepio e lungo il fiume Adda: la felce, che negli ultimi decenni risultava scomparsa, è stata reintrodotta negli stessi luoghi una dozzina di anni fa.