Bassa bresciana – E’ in questo periodo che si assiste alla sfacciata fioritura della robinia.
Invadente, incontrastata si è diffusa in tutta Europa anche se il suo territorio di origine è l’America del Nord. Oggi è possibile trovarla ovunque, soprattutto lungo le ferrovie e le scarpate; è una pianta a crescita veloce e con un apparato radicale molto sviluppato: questo permette di rafforzare appunto le scarpate evitando che franino.
Essendo inoltre dotata di elevata capacità pollonifera, la sua diffusione viene favorita dal taglio a cui la sottopongono gli agricoltori per ricavarne legname. E dove non viene tagliata cresce senza ritegno.
Scrive Paolo Rumiz,raccontando di un viaggio in treno in Italia, “… Un treno italiano, arioso e chiacchierone. Fuori, scarpate di mille, millecinquecento metri di boscaglia. La motrice si apre la strada in una giungla, e “740”, che fiuta l’aria dal finestrino, si becca un ramo sul muso. Vietato sporgersi, le robinie entrano nello scompartimento. Per risparmiare, le Ferrovie hanno abolito la manutenzione. Così il treno stesso diventa un machete, una trivella nel Paese profondo …”
Attrazione e repulsione dunque per questo albero. Gli ecologi le considerano specie pioniere perché invadono rapidamente i campi abbandonati e lo fanno talmente rapidamente, da soffocare lo sviluppo delle altre essenze. Per questo motivo e per il fatto che sono piante di origine extraeuropea, non sono molto amate da chi ha a cuore i problemi di biodiversità e preferirebbe conservare e proteggere la tipicità dei nostri boschi .
In primavera però , in questo periodo, passeggiando lungo i sentieri, lungo le scarpate dei fossi e in campagna, è possibile assistere ad uno spettacolo incredibile: la loro fioritura. Chi assiste a questo indiscreto evento troverà poi difficile non amarle , nonostante gli altri loro difetti, spine comprese.
Tutti i sensi sono coinvolti nello spettacolo. La copiosità delle infiorescenze bianche o crema , belle da vedersi così pendenti a grappolo e la breve nevicata dei petali ,appena sfiorati. Il profumo delicato del loro nettare, delizia di insetti ed api che ronzano intorno ai fiori, inebriati da tanta abbondanza.
Ne produrranno miele dal colore chiaro, bianco acqua, dall’aroma delicato e dal sapore leggero e proprietà corroboranti, disintossicanti del fegato, antinfiammatorie della gola e leggermente lassative. Viene consigliato in piccole dosi anche ai diabetici ed è indicato per depurare il sangue e contro l’acidità di stomaco.
I fiori sono commestibili. In particolare nella campagne del Veneto , dove è anche nota con diversi nomi dialettali: cassia, gazìa, gadhìa, robina, vengono infatti consumati fritti in pastella dolce e conferiscono alla frittella un profumo soave e un sapore particolarmente squisito. Un po’ come i fiori di zucca o di zucchine, per intenderci.
Tuttavia, il resto della pianta, fusti e foglie, contiene una sostanza tossica per l’uomo. La sua tossicità d’altra parte non è universale e alcuni animali se ne cibano. Le capre ne sono ghiotte e ne consumano in quantità senza alcuna conseguenza negativa.
ll nome Robinia ne nasconde un altro, quello di un’ importante famiglia di giardinieri: i Robin, francesi e al servizio del re. Jean Robin, nato a Parigi e vissuto in Francia a cavallo del 1600 (1500-1628), fu il primo a mettere a dimora e a far germogliare in Europa i semi di Robinia.
Precisamente in Place Dauphine: mancava poco allo scoccare del secolo. Le piante non rimasero però chiuse nei giardini di re e nobili e i loro semi si diffusero presto ovunque. La robinia, pianta esotica,conquistò così l’Europa, quasi in modo insolente.
Una nota nostalgica … anche le robinie (i “spi “ come si chiamano nel nostro dialetto ) sono per me piante legate all’infanzia. Da bambini, giocavamo con le foglioline tenere, sgranandole e lasciando i rachidi nudi.