Brescia. Il Brescia Photo Festival anticipa la manifestazione, che ufficialmente aprirà le danze venerdì 24 marzo, lancia un’anteprima della kermesse davvero imperdibile: Cose mai viste.
Fotografie inedite, di Gianni Berengo Gardin. L’occasione è l’anno di Bergano Brescia Capitale della Cultura, fino al 21 maggio il Mo.Ca. – Centro delle nuove Culture accoglie la mostra a cura di Renato Corsini, nata da un’idea di Gianni Berengo Gardin, con la ricerca iconografica di Susanna Berengo Gardin.
Per la prima volta, 120 fotografie in bianco e nero inedite e mai pubblicate di Gianni Berengo Gardin tutte stampate per l’occasione in camera oscura e su carta ai sali d’argento, propongono la rilettura del suo straordinario percorso, dagli anni ‘50 del secolo scorso fino a oggi, arricchendo il monumentale repertorio iconografico del Maestro con delle preziose novità.
Fotografo dal 1954, con settant’anni di carriera, Gianni Berengo Gardin è uno degli interpreti più rappresentativi del panorama italiano e internazionale. Dopo un attento lavoro di selezione, coadiuvato dalla figlia Susanna, sono riemerse una serie di immagini “nuove”, mai viste prima; fotografie all’epoca rimaste sepolte da altre o più semplicemente trascurate in quel momento.
“Ridare vita e rileggere gli archivi – sottolinea il curatore Renato Corsini – è un valore
fondamentale per la fotografia di qualità; solo quella che si consolida forte della capacità di
storicizzarsi, e mantiene, e spesso accresce nel tempo il suo valore, testimoniale e artistico, è fotografia con la ‘f’ maiuscola”.
Il percorso espositivo tocca i tempi più caratteristici della sua ricerca, che spazia dall’indagine sociale alla vita quotidiana, dal mondo del lavoro fino all’architettura e al paesaggio con scatti dal 1954 al 2019 che portano il visitatore a girare il mondo con alcuni sguardi inediti sulla realtà. Dalla Svezia a Mosca, con il fermo immagine della pesa pubblica al mercato, passando per l’immancabile Venezia, l’amata Parigi, un pellegrinaggio a El Rocío in Andalusia, si arriva fino al colpo d’occhio di un gruppo di operai che fanno ginnastica collettiva nel cantiere dell’Aeroporto di Osaka nel 1993.
La mostra, accompagnata da un libro edito da Contrasto, conferma ancora una volta Berengo Gardin come il maestro del bianco e nero, capace di costruire un patrimonio visivo unico dell’Italia dal dopoguerra a oggi (e non solo del nostro Paese), caratterizzato da un’assoluta coerenza nelle scelte linguistiche e da un approccio “artigianale” al lavoro. Nelle inchieste sociali, così come nei paesaggi, il soggetto principale della sua ricerca è sempre l’uomo, colto nella relazione emotiva, psicologica e profonda con l’ambiente che lo circonda.
Interprete sensibile e partecipe, Gianni Berengo Gardin ha osservato tante volte il mondo
tornando e ritornando a visitare luoghi che col tempo sono diventati familiari al suo sguardo e alla nostra memoria.
Gianni Berengo Gardin è nato a Santa Margherita nel 1930, vive a Milano dal 1965. Ha collaborato con le principali testate della stampa nazionale e internazionale, ma si è principalmente dedicato alla realizzazione di libri fotografici, con oltre 260 volumi pubblicati.