venerdì 18 Ottobre 2024

The Homo Sapiens, l’umanità in mostra

Parma. Il viaggio tra gli homo sapiens iniziato due anni fa, quando il fotografo Arturo Delle Donne cominciò a ritrarre donne, uomini, bambine e bambini delle più diverse etnie, accomunati dall’esperienza di un viaggio, forse definitivo, verso l’Italia, prosegue. Sabato 25 febbraio alle 18 si aggiungerà un altro tassello al grande progetto fotografico e antropologico di Arturo Delle Donne. Al Museo d’Arte Cinese ed Etnografico  con la mostra “The Homo Sapiens 3” saranno infatti visibili nuovi scatti fotografici di grandi dimensioni. L’esposizione temporanea rimarrà visibile fino a domenica 2 aprile.

All’inaugurazione, oltre alla presenza dell’artista e della direttrice del Museo Chiara Allegri, si aggiunge il contributo della compagnia teatrale Anellodebole che per l’occasione proporrà al pubblico letture scelte dall’opera “Dove nascono i temporali”.

Le 19 fotografie esposte si aggiungono alle prime quaranta già presentate al pubblico dal 2021. Rappresentano un documento unico, etnografico, indicale. Sono sia fonte, sia elaborato ultimo e definitivo per consacrare la millenaria aspirazione dell’uomo a viaggiare conservando nel cuore le proprie radici. Queste vene di identità prendono forma in elementi materici e cromatici dati dagli abiti, dagli accessori, dalle acconciature e dalla prossemica di fronte all’obiettivo fotografico.

Gli abiti in particolare, traccia denotativa di usanze, stili di vita, inclinazioni all’adattamento al luogo di origine, costituiscono un patrimonio che è conservato negli armadi di case della provincia italiana, nei bauli o nelle soffitte. Vere opere d’artigianato tradizionale che meritano di essere documentate, valorizzate, salvate dalle frange omologanti dei moti di globalizzazione.

Per questi motivi, questo progetto espositivo trova la sua prima collocazione in un museo, a dimostrazione della vena conservativa e valorizzante degli elementi antropologici evidenziati da questo lavoro fotografico, il cui primo processo è stato la ricerca, il contatto e l’incontro delle persone da fotografare. Gli abiti indossati sono proprietà e orgoglio di chi si è reso disponibile a partecipare al progetto. Il nesso tra abito e individuo fotografato è dunque biunivoco, senza l’uno non esisterebbe l’altro.

Il metodo utilizzato in questa ricerca ha comportato il passaggio da una prima fase con la ricerca delle persone da fotografare. La selezione è stata fondata sul possesso, da parte dei soggetti individuati, di un abito e accessori di proprietà. In un secondo momento si è realizzato l’incontro con il fotografo Delle Donne, all’interno del Museo d’Arte Cinese, orientato a creare un momento empatico. La prossemica davanti all’obiettivo è stata frutto della relazione creatasi tra l’artista e il soggetto, lasciando a quest’ultimo la più ampia libertà di scegliere la posa ultima dettata anche da retaggi culturali legati alla prossemica e alla profilmica.

L’obiettivo ultimo del progetto è riuscire a toccare tutti i Paesi del mondo, nelle sfumature delle diverse etnie, non spostandosi dal territorio italiano. Cercare con curiosità e rispetto ciò che alla fine, e non senza un iniziale pudore, viene mostrato all’occhio del fotografo e del pubblico.

“Con questo progetto – precisa il fotografo Arturo Delle Donne – ho voluto celebrare la diversità come una ricchezza dell’umanità, guardare oltre le differenze culturali. Scoprire il legame delle proprie origini attraverso il vestito indossato con amore, orgoglio e spesso con nostalgia. È stato soprattutto un viaggio ancestrale, un percorso formativo nei luoghi, nelle culture, nei sentimenti delle persone che ho incontrato e ritratto.”

La direttrice del Museo Chiara Allegri afferma: “Il nostro Museo si pone come obiettivo la massima divulgazione e conoscenza delle culture altre. L’espressione fotografica di tessuti, abiti, accessori, prossemiche di tante etnie differenti conferma la nostra volontà e perseveranza nella ricerca antropologica, culturale e non ultimo, umana.”

Note sull'autore

Valerio Gardoni
Valerio Gardoni
Giornalista, fotoreporter, inviato, nato a Orzinuovi, Brescia, oggi vive in un cascinale in riva al fiume Oglio. Guida fluviale, istruttore e formatore di canoa, alpinista, viaggia a piedi, in bicicletta, in canoa o kayak. Ha partecipato a molte spedizioni internazionali discendendo fiumi nei cinque continenti. La fotografia è il “suo” mezzo per cogliere la misteriosa essenza della vita. Collabora con Operazione Mato Grosso, Mountain Wilderness, Emergency, AAZ Zanskar.
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