Brescia – Appuntamento con l’anteprima bresciana del recentissimo film-documentario “La croce e la svastica” del regista Giorgio Treves che sarà presente e che farà una breve introduzione all’inizio della proiezione dialogando con lo storico Paolo Corsini.
Una storia poco conosciuta, rimossa, scomoda: la persecuzione e la deportazione dei cristiani europei e dei testimoni di Geova, da parte del regime nazista e le ragioni che ne sono alla base.
Giorgio Treves, che viene da una famiglia scampata all’Olocausto, intraprende un viaggio dove esplora archivi finora segreti e incontra storici e sopravvissuti a Dachau, che per la prima volta parlano di ciò che hanno visto e sofferto.
Comincia col mettere in chiaro i rapporti ambigui che ci furono in un primo momento tra la Chiesa e il nazismo, considerato come un male minore e un argine al comunismo.
Ma la sorte della religione cristiana, agli occhi di Hitler, era segnata: e le persecuzioni dei cristiani (anche se in numero inferiore a quelle subite dagli ebrei), secondo molti storici, sarebbero state solo l’inizio di una nuova soluzione finale.
Dopo più di due anni di preparazione con la collaborazione dello storico Johann Chapoutot della Sorbona di Parigi, il film racconta le ricerche del regista negli archivi di tutta Europa, a partire dall’Archivio Apostolico Vaticano (già conosciuto come Archivio Segreto Vaticano), gli incontri con gli storici e alcuni sopravvissuti e i figli di vittime della persecuzione.
Con l’uso di filmati di repertorio, interviste, interventi di attori (Margherita Buy, Massimo De Rossi, Stefano Dionisi), grafica e riprese originali il film approfondisce le differenze ideologiche e incompatibilità del nazismo rispetto al messaggio evangelico, le diverse ragioni politiche che caratterizzano i perseguitati. Il film-documentario è stato selezionato e presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma il 21 ottobre scorso.
Giorgio Treves inizia la carriera come aiuto regista di De Sica, Rosi, Visconti. Poi passa alla regia: nel 1973 ottiene una candidatura agli Oscar® con il cortometraggio documentario K-Z, e nel 1987 vince il David di Donatello come regista esordiente con il suo primo lungometraggio per il cinema, La coda del diavolo. Seguono un altro film per il cinema, Rosa e Cornelia, e documentari come Gian Luigi Rondi: Vita, cinema, passione, presentato a Venezia, e 1938 – Diversi, sulle leggi razziali fasciste.