A Brescia, si chiama “San Cristo”. Sede dei padri missionari saveriani, è, pure, ambiente, tradizionalmente, vocato alla esposizione interculturale dei presepi, quale condivisione proposta in favore della effettiva esemplificazione di tale consueta manifestazione devozionale che è propria del tempo liturgico del Natale.
Luogo ubicato in via Piamarta 9, nei pressi di via Musei, poco distante dal complesso museale di “Santa Giulia”, ai piedi del castello di Brescia.
Per arrivarci in auto, è possibile transitare da piazza Tebaldo Brusato, ed, una volta, guadagnato in quota d’altezza, l’antico edificio claustrale, retrodatato da tanto di vetusti affreschi, ma da anni aperto al trasversale carisma mondialista dei padri saveriani, è possibile, stante il fatto di aver raggiunto tale meta, usufruire di un riscontro d’ospitalità, nei termini del comodo parcheggio interno, autentica “piazza d’armi”, esposta a balcone sul sottostante centro storico cittadino.
I numerosi presepi, realizzati dall’ultraottantenne padre saveriano Gesuino Piredda, nel corso di molti anni di dedizione artistica, rappresentando “molte etnie del mondo”, sono significativi di una personale sollecitudine, spesa a favore di un’annosa modalità creativa di ispirazione compositiva, di fatto, coerente con la sua proficua attività di vita consacrata che, con questa iniziativa, confezionata a mostra, calendarizzata fra il 2022 ed il 2023, vuol farsi opportunità di una raccolta fondi per i poveri del Brasile, come si, può, fra l’altro, leggere pure nello stanzone dell’esposizione stessa dove è evidenziata l’indicazione che “il ricavato sarà devoluto in favore del progetto “Santa Chiara” “Pro Meninos de Rua” in Brasile, correlandosi alla messa in disponibilità dei manufatti allestiti, una volta recepiti dagli auspicati interessati, in quella libera corresponsione alla quale, risulta, ogni opera, via via, proporzionata.
Ce ne sono di varie stime e di molteplici volumetrie, spaziando da una sorta di valente “minimalismo” dalle essenziali congetture, “con materiali trovati nei boschi e lungo i torrenti”, a strutturazioni, invece, perfino, barocche, rispetto a quanto, sia per tecnica compositiva, che per minuziosità di dettagli e di inventiva, l’insieme attiene ad una misura stilistica spesso contestualizzata a quella misura culturale che delle stesse opere ne rivendica la serena complessità di una basilare aderenza di prospettiva.
Il che vuol dire, se non risultasse chiaro, che c’è la rappresentazione della mistica “Notte di Betlemme” con elementi che rispettivamente più si confanno e maggiormente si riconducono convenzionalmente a quel dato Paese che l’intraprendente autore ha inteso adottare nell’accentuazione di una verosimile evocazione, esplicitandone le caratteristiche salienti di un’allusiva e concreata soluzione.
Dalle varie regioni italiane, con, ad esempio, se ce ne fosse bisogno di precisarne il campo d’azione, il comporsi di scene presepiali connesse alle note e, forse da lungi, stereotipate ascendenze, tipiche delle numerose zone del Belpaese, compromesse con nette peculiarità locali, alle località, invece, più disparate ed esotiche del mondo, fra i continenti di lontani meridiani e paralleli, che corrispondono al sottoscrivere, mediante quest’arte polimaterica, il contrassegnare la manifestazione secondo altrettanti loro ambiti nazionali.
In questo diluito piano di applicazione, circa il dove ed il come trarre elementi utili per rendere una versatilità possibile delle variazioni ammissibili del presepe, secondo il modularsi del mutare di una tradizione, ma facendo restare, pur sempre, quest’allestimento fedele alla propria ideale impostazione, si instaura anche un tempo, una durata di esposizione, in capo alla mostra bresciana al “San Cristo”, che, da programma, travalica le feste natalizie, giungendo a conclusione il 29 gennaio, conservando il tenore di una robusta proposta in continuità di condivisione, per tutto questo lungo periodo, notoriamente in progressiva evoluzione, nel passaggio di un anno con un altro, ma ancor più, liturgicamente, dal fulcro del coincidere con lo svolgersi dell’evangelico annuncio della “Notte santa”, insieme ai riferimenti che prima e dopo, ne coniugano la cruciale caratterizzazione.
A tale lungo respiro fattivo di questo benefico evento espositivo, si lega anche il fatto che, sul posto, “il messaggio rappresenta la famiglia, nucleo centrale della società”, quale tema che le “guide”, come appare scritto, in un apposito volantino divulgativo dell’iniziativa stessa, si propongono di sottolineare ai visitatori, rivolgendosi a loro per il tramite dei referenti nel ruolo del solerte gruppo dei volontari d’ambo i sessi che concorrono a rendere logisticamente realizzabile questa iniziativa espositiva, intitolata, non a caso, “Per fare del mondo una famiglia”, che è visitabile, ad ingresso libero, ogni giorno: se feriale, dalle ore 9 alle ore 12,30 e se festivo, dalle ore 14 alle ore 17, con possibilità di prenotazione, rivolgendosi al 320.9712756.