A dicembre, a dieci anni dalla precedente edizione, il Ministero dell’Ambiente ha organizzato un incontro sugli “Stati Generali delle Aree protette italiane”, a cui hanno partecipato le associazioni Club Alpino Italiano, Greenpeace Italia, Italia Nostra, Lipu, Mountain Wilderness, Pro Natura, Touring Club Italiano, Worldrise e WWF Italia, insieme per affrontare il futuro del patrimonio, unico, della biodiversità del Bel Paese.
Le proposte del Mondo Ambientalista.
L’Italia è il Paese europeo con la maggiore varietà di specie viventi e tra i Paesi con più biodiversità del mondo, pur rappresentando, territorialmente, una percentuale fra lo 0,2 e lo 0,5% del pianeta. In Italia si contano circa 1049 aree protette: 24 Parchi nazionali; 30 Aree Marine Protette (il santuario Pelagos e 2 parchi sommersi); 149 Riserve naturali statali; 149 Parchi regionali; 450 Riserve regionali; 5 Parchi geominerari. A questi vanno aggiunte altre aree protette nazionali e regionali, i siti Natura 2000, i siti Ramsar, le riserve MAB UNESCO, le zone ZSC. Le aree protette coinvolgono il 31% di tutti i piccoli comuni italiani (parliamo di un’estensione di ettari terra di 3.303.559 e di ettari mare di 2.867.524), dunque sono fondamentali come propulsori dello sviluppo sostenibile, come preziosa risorsa per l’eco turismo, l’agricoltura bio, la pesca sostenibile, dunque anche per l’economia dei territori.
Uno dei momenti di confronto previsti riguarda la modifica della legge quadro sulle aree naturali protette (Legge 6 dicembre 1991, n. 394) su cui in parlamento sono state già presentate due proposte di modifica sia dalla maggioranza che dalla minoranza. La legge n. 394/91 è indubbiamente una legge di successo che in pochi anni ha consentito di far crescere notevolmente la superficie di territorio italiano protetto. Le associazioni ambientaliste sono sempre state disponibili e partecipative al confronto su come attualizzare una normativa con più di 30 anni di vita. Hanno però evidenziato come fosse necessario intervenire soprattutto per renderla più in linea con l’evoluzione europea e internazionale seguita all’approvazione di convenzioni internazionali e di direttive e regolamenti, ma anche per restituirle una necessaria riconfigurazione logica dopo le tante modifiche estemporanee attuate negli anni.
Il futuro è proporre e attuare modelli capaci di trasformare le oltre mille aree protette italiane in un vero e proprio “sistema” in grado di garantire tutela e sviluppo sostenibile, il ruolo strategico che parchi, riserve e siti della Rete Natura 2000 ricoprono per tutelare la straordinaria biodiversità italiana, anche in vista degli ambiziosi obiettivi della Strategia europea per la biodiversità di arrivare entro il 2030 al 30% di territorio italiano protetto (a terra e a mare).