giovedì 19 Dicembre 2024

Piccoli equivoci senza importanza: Tabucchi a Verona

Verona – Va in scena al Teatro Laboratorio lo spettacolo PICCOLI EQUIVOCI SENZA IMPORTANZA raccolta di racconti di Antonio Tabucchi.

Negli undici racconti che fanno parte di questo volumetto Tabucchi ci ricorda che siamo esseri umani gettati al corso degli eventi, dove anche minimi ed insignificanti dettagli concorrono in modo potente alla definizione del nostro destino.

L’esistenza è un rebus dove tutto è legato al caso. Unica certezza è il dubbio, l’inquietudine che ci fa chiedere “cosa sarebbe successo se…” Uno pensa: se avessi detto questo invece di quello, o quello invece di questo, se mi fossi alzato tardi invece che presto, o presto invece che tardi… Attraverso questa parole, si delinea il fil rouge dell’opera, che propone un’interpretazione di fondo della vita, intesa appunto come un rebus dove tutto è affidato al caso.

Il destino è ineluttabile, non si riesce a infrangerlo, l’irrinunciabile desiderio di cambiamento si traduce in azioni mancate, declinate come rimpianto e nostalgia, perché la storia è già scritta, perché la vita è determinata da quei piccoli equivoci senza importanza, appunto. I racconti sembrano, a una prima lettura, avventure esistenziali, ritratti di viaggiatori ironici e disperati. Poi l’apparente sintonia fra il reale e il narrato diventa all’improvviso turbamento e sconcerto.

Le storie si trasformano in una riflessione intorno al caso e alla scelta, un tentativo di osservare gli interstizi che attraversano il tessuto dell’esistenza. Se Tabucchi “ruba le sue storie dal vissuto”, allo stesso tempo costruisce un’estetica del frammento collezionando istanti che si manifestano attraverso lampi, intuizioni, lasciando al lettore libertà di decifrazione.

È proprio secondo l’estetica del frammento, nella grande tradizione di Baudelaire, Benjamin e Nietzsche che Tabucchi apre un mondo “generando scintille e illuminazioni che si riverberano sull’esperienza” e inventa una grammatica narrativa “cinematografica” dove contemporaneità, successione e simultaneità sono usate per smantellare il protocollo della letteratura realista. Regia di Simeone Latini anche protagonista e curatore dello spazio scenico e dei costumi.

 

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