Mantova. Dopo un sofisticato processo di consolidamento e restauro vedono la luce per la prima volta affreschi antichi nel nuovo polo culturale, riapre a Mantova Palazzo del Podestà, il monumentale edificio posto tra Piazza Erbe e Piazza del Broletto, collegato ad altri due fabbricati storici dell’età comunale: l’Arengario e il Palazzo del Massaro. All’interno di questi nuovi spazi recuperati nasce il nuovo museo intitolato a Virgilio, un percorso spazio-temporale nell’opera e nella leggenda del poeta che, per Mantova, è stato figlio e amico, vate e modello.
Dopo dodici anni, il Palazzo torna ad accogliere il pubblico sotto una veste rinnovata: il Museo Virgilio, il cui design e storytelling è stato curato dalla Scuola Holden, e che nasce negli spazi recuperati di un grande e articolato complesso di palazzi comunali nel cuore del centro storico della città.
Gli spazi che ospitano il museo sono, di per sé, monumentali reperti che sanno raccontarci, nelle loro tante stratificazioni, la storia di una città e di un’umanità che continua a evolvere. Palazzo del Podestà, fondato nel 1227, fa parte dei palazzi comunali, sede dell’amministrazione cittadina per 700 anni, fra il 1200 e il 1900. Fino al 1873 è stato anche Palazzo di Giustizia, e carcere fino al 1911, ma la sua funzione principale era appunto quella di ospitare il podestà, cioè il capo dell’amministrazione comunale, oltre a conservare gli archivi del comune.
Chi visiterà il museo attraversandolo sala per sala, percorrendo l’Arengario sino alla Masseria, scoprirà un percorso labirintico e stratificato nel tempo. Il primo radicale rinnovamento percepibile delle strutture medievali risale al 1462, in seguito a un incendio che nel 1413 danneggiò gravemente la facciata su piazza delle Erbe, mentre la più recente delle riqualificazioni è iniziata nel 2012 con i lavori di consolidamento e ristrutturazione dell’edificio in seguito al sisma di quell’anno. Un evento tutt’altro che fortunato, che però ha condotto a un prezioso ritrovamento. In effetti, una scoperta preziosissima: affreschi medioevali che nessuno aveva mai potuto ammirare.
Il percorso di visita del Museo Virgilio è strettamente connesso agli spazi che lo ospitano e riserva delle sorprese di inedita rilevanza artistica, come appunto le decorazioni affrescate ancora visibili nelle sale. Le più rilevanti e inedite sono nella Masseria superiore, nella sezione dedicata alle Georgiche, dove un soppalco di nuova costruzione porta alla giusta altezza e alla giusta distanza per apprezzarle al meglio.
Il ciclo decorativo rinvenuto nel 2012 è certamente di altissima qualità pittorica e ricopre tre lati della Sala. Un’intera parete è dedicata al Ciclo dei mesi, la rappresentazione dello svolgimento dell’anno attraverso personificazioni o scene di lavoro correlate a ognuno dei dodici mesi con il relativo riferimento astrologico. Di forte impatto visivo, le immagini diventano un grande codice illustrato capace di suscitare l’interesse di un pubblico vasto, non necessariamente colto, proprio per il loro alto valore didascalico, cioè esplicativo e persino educativo.
Muovendosi invece con lo sguardo lungo le restanti pareti ci si imbatte in soggetti di cultura profana tratti da racconti cavallereschi, favole e narrazioni storiche: armigeri che si affrontano in battaglia con armature preziose, ma anche centauri e un soldato con gambe di capride. Veronica Ghizzi, la direttrice del museo ipotizza che quest’ultimo potrebbe essere una versione rivisitata dell’iconografia del re Artù, solitamente raffigurato mentre cavalca un caprone, simbolo della lussuria.
L’eroe bretone era infatti un condottiero leggendario di folli imprese, guerriero privo di inibizioni pronto ad affrontare sfide per il solo gusto del pericolo. Le due pareti che raffigurano la guerra si contrappongono dunque alla scena pacificatrice del ciclo dei mesi dove il lavoro dell’uomo genera armonia con il tempo celeste e della natura a dispetto della guerra che genera i mostri così sapientemente impressi nelle pareti.
A differenza dei comuni calendari, raffigurano il passare del tempo non attraverso caselle, numeri, giorni, ma attraverso immagini che mostrano ciò che in quei giorni, in quei mesi, in quelle stagioni, è solito accadere. Esistono Cicli dei Mesi che raccontano mesi e stagioni con scorci naturali, scene di vita quotidiana e di lavoro umano, ma in questo Ciclo di Mesi la natura è quasi sempre rappresentata come una natura agricola, quella degli agricolae protagonisti delle Georgiche di Virgilio.
Ovviamente, il museo racconta la sua storia anche attraverso preziosi reperti che aiutano a formare le parole della narrazione. La prima opera che si incontra è il Virgilio in Cattedra, una scultura policroma databile tra XII e XIII secolo simbolo del Comune di Mantova e collocata per lungo tempo nei palazzi civici. Rimanda al sommo poeta anche il cosiddetto Trono di Virgilio del II secolo a.C., certamente il reperto più antico esposto.