venerdì 20 Settembre 2024

Parmigianino, la materia dell’incanto

Fontanellato, Parma – Continua ad incantare e affascinare studiosi e ricercatori: è la straordinaria Saletta di Diana e Atteone affrescata nel 1523-1524 dal giovane Parmigianino nella stupenda Rocca Sanvitale di Fontanellato.

Sarà proprio il ciclo d’arte della camera picta – tra le più preziose in Italia – nuovamente protagonista di una mostra in programma da sabato 21 settembre fino al 31 dicembre, per celebrare la ricorrenza dei 500 anni dell’opera realizzata nel biennio ’23-24 del Cinquecento dall’artista.

La mostra, dal titolo “Parmigianino, la materia dell’incanto. I 500 anni della storia di Diana e Atteone a Fontanellato”, a cura di Gianluca Poldi, è realizzata dal Comune di Fontanellato in collaborazione con il Museo Rocca Sanvitale.

La grazia della maestria di Parmigianino in questo capolavoro passa anche dal sapiente uso della tecnica della pittura a fresco, e solo in parte a secco, e dei materiali. I toni di azzurro dal blu di smalto all’azzurrite, i verdi intensi di malachite stesi su fondi cromatici scuri, l’oro in foglia solo in parte oggi visibile, la gamma delle terre variabile dalle ocre giallo chiaro a quelle rosse e brune: i colori che vediamo a distanza di secoli si devono alla qualità dei pigmenti adoperati dal pittore e alla sua straordinaria sensibilità nell’impiegarli, dentro una iconografia sui generis, che rende più dinamica l’invenzione proposta dal Correggio nella Camera di San Paolo di Parma (1518-1519).

La mostra verte anche sulla bellezza dei colori che attraggono irresistibilmente lo sguardo dei visitatori naso all’insù con gli occhi che corrono al centro del soffitto e lungo le quattro pareti dove si snoda la storia tratta dal terzo libro delle Metamorfosi del poeta latino Ovidio.

Cuore del percorso espositivo è, infatti, l’ampia campagna di analisi scientifiche, spettroscopiche e multispettrali sfruttando radiazioni della luce visibile, dell’UV e dell’infrarosso, avviata a fine giugno dal professor Gianluca Poldi, docente di Diagnostica dei materiali e delle tecniche della pittura presso Università degli Studi di Udine, svolta con metodi esclusivamente non invasivi, con l’autorizzazione della Soprintendenza ai Beni Storico Artistici.

La mostra, a carattere didattico-divulgativo, si propone di illustrare il capolavoro giovanile del Parmigianino attraverso molteplici punti di vista, dall’inquadramento offerto dagli studi preparatori su carta di particolari della composizione, alle immagini di alcuni dipinti coevi dell’artista, concentrando l’attenzione sulla tecnica pittorica, grazie ai risultati delle indagini, che seguono di un quarto di secolo l’importante restauro svolto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Una particolare attenzione sarà posta alla lettura alchemica che del ciclo diede, soprattutto, Maurizio Fagiolo dell’Arco.

Qualche curiosità: “Come sta emergendo dalle analisi in infrarosso, le riflettografie, sembra che il pittore abbia operato unicamente ‘alla prima’, senza trasferire il disegno delle singole scene mediante cartoni in scala 1:1: non compaiono infatti né incisioni né le sequenze di punti tipiche dello spolvero. Il disegno tuttavia, a motivo della complessa articolazione delle immagini, doveva essere stato sicuramente elaborato con cura su carta (oggi rimangono solo piccoli studi su carta, a penna o sanguigna, in varie collezioni), e almeno per sommi capi era stato impostato sul primo strato di intonaco, come si coglie per una scena grazie a una vecchia e ampia caduta dell’intonaco finale, quello che ospita la pittura, al di sotto del quale anche i metodi scientifici – a oggi – non potrebbero arrivare”.

Felicità d’invenzione e abilità cromatica: “Il pittore quindi lavora direttamente a pennello, con grande sicurezza nonostante la giovane età, e pochi ripensamenti: con quella grazia e felicità di segno che caratterizza anche la sua maestria grafica. Alla freschezza dell’invenzione e del disegno a pennello, fa da corona la ricchezza cromatica, che non si misura tanto sulla ampiezza della tavolozza – indagata mediante le analisi spettroscopiche – ma sulla qualità dei pigmenti adoperati e sulla abilità nella gestione delle miscele e dei timbri.”

Il fascino segreto delle testine di Medusa: “Tra le evidenze emerse, l’uso dell’oro, soprattutto adoperato in foglia, oggi purtroppo largamente perduto e appena leggibile a distanza ravvicinata, a perimetrare gli archi acuti verso il cielo, a segnare ogni intersezione del graticcio che ospita la folta vegetazione, e pochi significativi dettagli quale il guinzaglio del cane di Atteone. Tracce di policromia residua, inoltre, sono state individuate nelle teste di Medusa in stucco che costituiscono i peducci degli archi, ora inesorabilmente bianche ma un tempo dipinte a simulare gli incarnati, a dare maggiore verità a queste figure per certi versi enigmatiche, con la loro bocca appena dischiusa come a proferire parola”, continua Poldi.

“A livello conservativo, ancora funzionale appare l’accurato restauro svolto nel 1997-1998 dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che aveva eliminato ridipinture, sporco e provveduto con mirati consolidamenti dell’intonaco e della pittura ad assicurare una piena leggibilità e durata al prezioso manufatto” conclude il curatore.

Storia dell’arte incantevole: per immergersi nella storia millenaria della Rocca Sanvitale, un castello medievale prima e rinascimentale poi, perfettamente conservato con un ponte sul fossato ancora colmo d’acqua, un ponte sul passato.

Da non perdere il Laboratorio didattico “Come nasce un Affresco?”: per le scuole elementari, scuole medie, istituti superiori ed i bambini e ragazzi dei centri estivi viene proposta l’attività creativa dedicata ad apprendere in 2 ore la tecnica dell’affresco, che viene affrontata partendo dal trasferimento a spolvero delle immagini dopo la visita alla Sala di Diana e Atteone in Rocca Sanvitale. Prenotazione obbligatoria: rocca@fontanellato.org

Architettura mozzafiato: per ammirare l’elegante architettura della Rocca Sanvitale, con il suo mastio al centro, le grandi mura e gli eleganti interni arredati e affrescati che ti trasporteranno indietro nel tempo.

Arte e cultura: per esplorare la saletta di Diana e Atteone con l’Affresco del Parmigianino, è possibile partecipare agli eventi culturali che hanno luogo all’interno della Rocca Sanvitale; le visite tematiche condotte da Federico Fereoli offriranno un’esperienza narrativa coinvolgente.

Da non perdere: sabato 21 settembre, ore 18, “DeguSTARE in Museo – Visite guidate a piccoli sorsi d’arte. I edizione” nella Casa Museo dei Conti Sanvitale. Il piacere di un calice di vino, anzi 5 bicchieri, un sorso di mito al richiamo di “Per Bacco! Per Diana” e tanta meraviglia negli occhi per fare scoprire la cultura dell’arte e dell’arte del vino.

Gli ospiti, durante il suggestivo percorso di visita guidata alla scoperta del maniero, troveranno in cinque diverse stanze e spazi d’arte – arredati con mobili e suppellettili d’epoca o affrescati con grottesche e fregi – cinque differenti degustazioni di significativi vini del territorio parmense accompagnati da assaggi di prodotti tipici, tra cui l’imperdibile cicciolata di maiale, il Parmigiano Reggiano, la deliziosa focaccia, la golosa torta sbrisolona. A guidare la degustazione di vini e prelibatezze gastronomiche sarà il sommelier Roberto Delfi. Sarà lui a spiegare le caratteristiche, ad esempio, di un Moscato, un Lambrusco, uno Spumante.

La Rocca Sanvitale di Fontanellato, a 19 km da Parma, in Emilia-Romagna, è un castello di epoca medievale – come origine – ingentilito in corte rinascimentale secoli dopo, interamente circondato da un fossato d’acqua e reso unico dagli affreschi del Parmigianino e dalla maestosità del suo profilo, che connota il borgo e il centro storico. E’ inserita tra i Castelli dell’Emilia Romagna ed è la sede del circuito Castelli del Ducato.

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