Desenzano del Garda, Brescia. Non è difficile immaginare che i nostri antenati abbiano scelto la zona del Lago di Garda per insediarsi e prosperare nel clima mite e dalla natura lussureggiante.
Il Museo, intitolato a Giovanni Rambotti, affacciato sulle sponde di Desenzano del Garda, è un viaggio straordinario dal Mesolitico all’età del bronzo, documenta il vasto e complesso processo di insediamento palafitticolo sulle sponde del lago di Garda e nei bacini inframorenici.
Sabato 17 febbraio ha inaugura un rinnovato allestimento, con nuovi spazi arricchiti da installazione immersive, volte a valorizzare i siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino, iscritti al Patrimonio mondiale UNESCO dal 2011.
Cuore pulsante della cultura di Desenzano del Garda: il Museo ospita preziosi reperti, la maggior parte venuti alla luce negli scavi archeologici del prosciugato laghetto intramorenico del Lavagnone, importante insediamento palafitticolo, il cui toponimo di origine celtica indicherebbe proprio la presenza di acque abbondanti.
In seguito all’iscrizione all’UNESCO, avvenuta nel 2011, del sito seriale transnazionale “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”, l’esposizione si è arricchita di nuovi materiali provenienti sia dal Lavagnone sia da altre palafitte del lago.
Contribuito a sostegno del progetto riqualificazione dei nuovi spazi, allestimenti e installazioni da parte di Cassa Padana BCC.
Quanto realizzato al Museo negli ultimi mesi si è concretizzato grazie a fondi provenienti da:
• Ministero della Cultura – Bando “Rimozione barriere fisiche, sensoriali e cognitive in musei, biblioteche ed archivi per consentire un più ampio accesso e partecipazione alla cultura” finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU – PNRR;
• Ministero del Turismo – Bando “Valorizzazione dei Comuni a vocazione turistico-culturale nei cui territori sono ubicati siti riconosciuti dall’UNESCO patrimonio dell’umanità”;
• Regione Lombardia, tramite assegnazione di finanziamento a seguito dell’Accordo di valorizzazione dei siti e dei musei connessi al sito UNESCO “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” 2022/2023.
Di fondamentale rilevanza, per l’attuazione dei progetti in atto, è stata inoltre la collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, collaborazione che ha consentito l’esposizione di nuovi contenuti e di preziosi reperti.
Fiori all’occhiello del museo sono la sala dell’aratro, la più antica macchina agricola, vera rivoluzione nel rapporto fra uomo e agricoltura, diventato lo strumento di avvio del fondamentale ciclo stagionale di semina, coltivazione e raccolto. L’aratro del Lavagnone, rinvenuto nel 1977 nei livelli della palafitta più antica, datata al 2067 a.C.
La piroga, altro gioiello archeoogico del miuseo, rinvenuta nel corso degli scavi dell’Università degli Studi di Milano al Lavagnone, a cui è dedicato un allestimento speciale.
La novità di questa riapertura riguarda l’area palafitticola, predisposta con un nuovo design innovativo e coinvolgente.
Ancora una volta dunque il Museo si muove nella direzione di un futuro ben radicato alle sue origini ma che guarda costantemente all’innovazione.