A differenza di altri manufatti del cosiddetto “Ventennio”, questi sembrano lasciare nell’indifferenza con la quale si usa solitamente interpretare il piano di battuta dove si cammina, trovandosi distribuiti lungo un’infima superficie orizzontale.
In basso, rasente al pavimento stradale, sulla pubblica superficie di calpestio, è come se non si notassero, anche se sono alquanto espliciti, rispetto al proprio netto ricondursi al regime che ne ha sotteso la funzionale messa in opera, nel loro duraturo assetto materiale.
Sono i tombini della fognatura di Brescia con sopra, in rilievo, il fascio littorio.
Accesi i riflettori sopra Brescia, città della Cultura con Bergamo, per il 2023, entro il quale anno se ne assortisce un’esclusiva attrattiva di riferimento, va da sé che, in un complessivo insieme da poter appurare, anche questo aspetto storico lo si possa effettivamente riscontrare.
Nel capoluogo bresciano, tale subentrata investitura culturale pare andare a valorizzare ogni realtà utile a circostanziare la sostanza oggettiva ed oggettivabile di un celebrato spessore di numerose ed amene tipicità locali da poter incontrare.
In alto, come pure, a mezz’aria, c’è una ampia gamma in città di peculiarità da poter considerare.
Dall’altezza in quota del colle Cidneo con il noto castello dominante, come pure, nell’agglomerato urbano, esorbitando dal vertice di torri e di campanili, una certa attenzione si può soffermare anche più in basso, con lo sguardo, sulle pure imponenti architetture di antiche chiese e di vetusti palazzi, potendo indugiare, oltre a tutto ciò, pure attraverso la composita profondità di spazi particolareggiati, sia all’aperto che al chiuso, di ambienti altrettanto ingombri di interessanti aspetti atti ad evidenziare le prerogative locali.
Brescia può catturare l’attenzione nella fitta trama di una città capoluogo da poter visitare, anche abbassando lo sguardo sul filo della strada del suo centro storico dove esprime i rilievi di un certo qual dato passato che si possa, in un senso compiuto, andare ad individuare ed a ricordare.
Sorte, per altro, in aderenza a questo elemento connotativo, condivisa anche da altre località, come Orzinuovi, a sua volta centro importante, posto a ridosso del confine con il cremonese, nell’analogamente esprimere tombini del centro storico con sopra il fascio littorio.
A Brescia, c’è sia la versione circolare che quella rettangolare. C’è, nel caso del tondo, la sovraimpressione con l’appaiamento fra l’emblema civico, rappresentato dall’immagine stilizzata di una leonessa, ed il comporsi del fascio, comunemente inteso nel senso vero e proprio del suo caratteristico ed indubbio profilo.
Nel metallico della superficie quadrangolare, più estesa, rispetto a quella circolare, da una parte si nota la “leonessa rampante” e dall’altro il simbolo politico fascista per eccellenza.
L’andare del tempo, in riferimento al quale non si può non fare risalire la collocazione di questi tombini all’epoca del ventennio mussoliniano, pare che, in qualche caso, possa denotarsi il grado di consunzione di questi bassorilievi dove, anche il robusto metallo, sembra abbia ceduto nella sua persistenza, consentendo un poco di usura sia del fascio che della leonessa.
Opere del “regime”, queste, evidentemente connesse all’utile cura della fognatura che sono rimaste in loco da allora fino ad oggi, non rappresentando, a quanto si sappia, alcun motivo di scandalo politico.