Concesio, Brescia. La Collezione Paolo VI – Arte Contemporanea inizia il nuovo anno con tante novità, tra le iniziative da non perdere che apriranno la nuova stagione, annuncia la nuova direttrice della Collezione Paolo VI Marisa Paderni, c’è la mostra temporanea «L’INGANNO OTTICO. Opere d’arte cinetica dalla Donazione Paci», che inaugura al pubblico sabato 3 febbraio alle ore 17, visitabile sino al 23 marzo. L’esposizione, resa possibile grazie alla collaborazione sinergica con Beppe Bonetti, artista presente all’interno tanto del percorso della mostra, quanto del percorso museale, raccoglie le opere di arte optical e programmata appartenenti al collezionista Francesco Paci.
L’Inganno Ottico. Opere d’arte cinetica dalla Donazione Paci, un’esposizione che intende presentare per la prima volta al pubblico una delle più ricche e significative collezioni bresciane d’arte optical. Le opere entrano ufficialmente a far parte del patrimonio del museo grazie alla donazione fatta dal Sig. Francesco Paci (Gigetto) alla Fondazione Opera per l’Educazione Cristiana, ente proprietario delle opere. Concepita in relazione allo spazio delle sale espositive della Collezione Paolo VI, la rassegna propone nello specifico, tra le opere donate dal Sig. Paci e in mostra alla Collezione Paolo VI, la presenza più cospicua degli artisti del Groupe de Recherche d’Art Visuel (GRAV), nei nomi di Horacio García Rossi, Julio Le Parc, Joel Stëin, Yvaral (Jean-Pierre Vasarely) e Francisco Sobrino, ma anche Hugo Demarco, gli italiani Mario Nigro, Beppe Bonetti e Walter Fusi.
“Affascinante e determinante per il valore delle opere della Collezione Paci è anche l’omogeneità delle medesime sia dal punto di vista formale e stilistico sia dimensionale. – spiega la Direttrice e Curatrice della mostra Marisa Paderni – Molte opere sono gemme di piccole e ridotte dimensioni che diventano delle pagine di una storia preziosa, ma anche di un diario personale, quello del collezionista stimato e rispettato dagli artisti. Le stesse datazioni delle opere testimoniano, da un lato, l’attenzione da parte di Francesco Paci ai decenni centrali e più importanti della produzione di tali artisti, ma anche la continuità del dialogo intessuto dal collezionista con gli artisti, che arriva in alcuni casi fino agli anni Novanta.”
Si tratta di opere che appartengono alla linea analitica dell’arte, stimolata a partire dagli anni Sessanta da una ripresa di interesse per la fenomenologia e per le componenti più fredde e razionali del pensiero, attraversate anche come reazione all’incandescente ebbrezza dell’esistenzialismo e dell’espressività impulsiva e individualistica della stagione informale. In concomitanza con lo sviluppo, all’inizio degli anni Sessanta, di ricerche sulla percezione visiva umana, vari artisti da tutto il mondo si muovono in una direzione completamente nuova, aspirando ad analizzare sistematicamente i fenomeni percettivi, al fine di creare una scienza dell’arte che sia innovativa e utile per tutta la società e non solo per la cultura artistica. E da queste riflessioni si diramano poi diverse linee sperimentali, in cui le opere, mosse da semplici giochi ottici o complessi meccanismi, si basano sulla programmazione di azioni, in stretta relazione con la partecipazione e la reazione del pubblico, fisica o intellettuale, che diventa così involontariamente parte attiva dell’operazione artistica.
Il Sig. Francesco Paci spiega che le motivazioni che lo hanno spinto a donare sono relative all’amore per la sua città e al desiderio di dare una forma alla sua dedizione e al suo impegno da collezionista: “Per prima cosa per la riconoscenza a Brescia, che mi ha ospitato e alla fine mi ha fatto anche crescere e, dopo, anche per rispetto agli artisti. Non voglio che il nostro rapporto di tanti anni vada a chiudersi malamente e così resta tutto insieme, ma poi anche per la città, perché questa gente è passata da Brescia.”