«Il prato stabile è l’emblema del perfetto equilibrio tra natura ed esseri umani, tra rispetto dell’ambiente e produzione. Un patrimonio ambientale, sociale, culturale ed economico che può cambiare il futuro delle terre alte, ma anche rigenerare i terreni esausti delle pianura».
Sono queste le prime parole del manifesto “Salviamo i prati stabili, i pascoli e i pastori, per la rinascita delle terre alte e per la rigenerazione delle pianure“, firmato da oltre 30 università, istituti, centri di ricerca e organizzazioni della società civile italiana, tra cui l’Istituto Alcide Cervi con la sua Scuola di Paesaggio «Emilio Sereni». Il manifesto è stato presentato ufficialmente in occasione dell’inaugurazione della 14° edizione di Cheese, la manifestazione di Slow Food.
Il mondo agricolo è nel DNA di casa Cervi e della Scuola di Paesaggio intitolata a Emilio Sereni, importante storico del paesaggio agrario italiano, è una delle più consolidate esperienze formative sui temi paesaggistici e si propone quale sede di elaborazione di linee strategiche per il governo e la salvaguardia del territorio che ben si sposa con il manifesto sui prati stabili. Allestita nella sede dell’Istituto Cervi, dove è conservato anche il patrimonio librario e archivistico di Sereni, essa costituisce una feconda occasione d’incontro fra università, scuola e governo del territorio.
“I firmatari – spiega Rossano Pazzagli direttore della Scuola di Paesaggio E. Sereni – si impegnano a sviluppare iniziative, progetti e ricerche per salvare i prati stabili e i pascoli montani dall’abbandono, per ripristinarli dove sono andati perduti, per favorire l’adozione di politiche e normative che sostengano chi li custodisce, per promuovere i prodotti che se ne ricavano, compreso ovviamente il parmigiano reggiano.”
L’Istituto Cervi e gli altri firmatari del documento vogliono mettere in evidenza le ricadute positive che la tutela dei prati stabili determina sul piano climatico e ambientale, ma anche economico e sociale, sia nei territori di pianura, intaccati dall’avanzare della cementificazione e impoveriti da pratiche produttive insostenibili, sia nelle terre alte, in sofferenza per l’abbandono delle aree interne.
Come si legge nel Manifesto lanciato da Slow Food: salvare i prati stabili, i pascoli e i loro custodi non è un atteggiamento nostalgico o bucolico, non significa proporre un ritorno al passato, ma, al contrario, essere ben calati nel presente, consapevoli delle sfide attuali e con uno sguardo propositivo e concreto verso il futuro. Puntare su erba, fieno, pascoli e sostenere il lavoro dei pastori significa trasformare l’allevamento da settore con uno dei maggiori impatti sull’ambiente ad attività che può contribuire a combattere la crisi climatica e tutelare l’ambiente, la biodiversità, il paesaggio.
Anche noi cittadini possiamo per la salvaguardia dei prati stabili, i pascoli e i pastori, per la rinascita delle terre alte e per la rigenerazione delle pianure la biodiversità. Per salvare questi ecosistemi preziosi e i loro custodi, una cosa buona per l’ambiente, il paesaggio, la tua salute, il benessere degli animali. Per la rinascita delle terre alte e la rigenerazione delle aree di pianura.