Verona – Al Palazzo della Gran Guardia di Verona, ci aspetta Robert Doisneau con una la grande retrospettiva delle sue opere.
La mostra, curata da Gabriel Bauret, realizzata in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Verona, promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di
Padova e Rovigo e prodotta da Silvana Editoriale, ripercorre la vicenda creativa del grande artista francese, attraverso 135 immagini in bianco e nero, tutte provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, nell’immediata periferia sud di Parigi.
A Montrouge, Doisneau ha sviluppato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni, ed è lì che si è spento nel 1994, lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi. Dallo stesso atelier, oggi le sue due figlie contribuiscono alla diffusione e alla divulgazione della sua opera, accogliendo le continue richieste di musei, festival e case editrici.
Tra le opere in mostra non poteva mancare Le Baiser de l’Hôtel de Ville, Paris, 1950, immagine celebre e iconica, ritenuta tra le più riprodotte al mondo, nella quale una giovane coppia si bacia davanti al municipio di Parigi. Il celebre scatto non fu frutto del caso: Doisneau stava realizzando un servizio per la rivista americana Life e per questo chiese ai due giovani di posare per lui.
“Quello che cercavo di mostrare era – racconta Doisneau – un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere.”
Il percorso espositivo è arricchito dalla proiezione di estratti dal film di Clémentine Deroudille “Robert Doisneau. Le Révolté du merveilleux” e da un’intervista al curatore Gabriel Bauret.
La mostra è accompagnata dal catalogo “Robert Doisneau”, edito da Silvana Editoriale.
Nato nel 1912 a Gentilly, una città nella periferia sud di Parigi, Robert Doisneau muove i primi passi nel campo della litografia, attività che abbandonerà rapidamente in favore di un apprendistato presso lo studio di André Vigneau, che lo introduce al mondo della fotografia. Seguirà, per quattro anni, un’intensa collaborazione con il reparto pubblicitario della Renault.
Terminato questo impegno, Robert Doisneau approda al tanto ambito status di fotografo indipendente, ma il suo slancio viene spezzato dalla guerra, che tuttavia non gli impedirà di continuare a fotografare. Subito dopo la Liberazione della capitale, di cui è testimone, comincia un periodo molto intenso di commissioni per la pubblicità (e in particolare per l’industria automobilistica), la stampa (tra cui le riviste “Le Point” e in seguito “Vogue”) e l’editoria.
In parallelo, porta avanti i suoi progetti personali, che saranno oggetto di numerose pubblicazioni, a cominciare dal libro realizzato nel 1949 in collaborazione col suo sodale, il celebre scrittore Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, la prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà a questo mondo.
La sua traiettoria si incrocia anche con quelle di Jacques Prévert e Robert Giraud, la cui esperienza e amicizia nutrono la sua fotografia, nonché con quella dell’attore e violoncellista Maurice Baquet, protagonista di numerosi scatti del fotografo. Dal 1946 le sue fotografie vengono distribuite dall’agenzia Rapho. Qui conosce in particolare Sabine Weiss, Willy Ronis e, successivamente, Édouard Boubat, che insieme a lui formeranno una corrente estetica spesso definita “umanista”.
Nel 1983 gli viene assegnato il “Grand Prix national de la photographie”, a consacrazione di un’opera estremamente ricca e densa. Tale consacrazione passa attraverso le numerosissime esposizioni, in Francia come all’estero, le incalcolabili opere che rivisitano la sua fotografia dalle prospettive più varie e i documentari a lui dedicati. E a Verona il pubblico avrà il piacere di avvicinarsi al grande fotografo attraverso ben 135 delle sue più belle immagini.