Passa il tempo, ma non si esaurisce l’argomento, rimasto, da alcuni mesi, inevaso, senza che abbia avuto una ulteriore e dovuta trattazione successiva.
Con la fine del 2021, continua ad aleggiare un certo mistero sui ritrovamenti archeologici effettivamente avvenuti a Travagliato, durante quei giorni d’estate che, da allora, fino al tempo incombente, pare che non abbiano ancora reso possibile un’informazione approfondita, documentabile a resoconto dei reperti stessi rinvenuti, al fine di particolareggiarne una certa qual condivisione pertinente, a beneficio culturale di una sentita memoria collettiva.
D’epoca romana, tali molteplici tracce locali del tempo che fu, pare che datino ai primi secoli dell’era cristiana, ovvero, a quell’epoca remota riguardo la quale, alcune notizie, trapelate al momento della scoperta, sembra siano andate a stabilirla attorno al Terzo / Quarto secolo dopo Cristo.
Datazione, a suo tempo, rilevabile nel testo della risposta che il sindaco di Travagliato aveva espresso, in seno ad una pubblica seduta del consiglio comunale, per dare formale riscontro ad una interpellanza del gruppo consiliare d’opposizione, nel merito di questa interessante testimonianza significativa di un insediamento presente nel territorio, anche prima di quando, secondo una certa visione storica, si pensi, retrodatando, di fatto, i calcoli presunti di una versione che attribuisce al Medio Evo ciò che, invece, il sole dell’estate di un anno in avvicendamento ha illuminato dopo secoli e secoli di buie oscurità del sottosuolo agricolo dove erano state collocate, molteplici generazioni addietro.
Una necropoli, cioè un’estesa area adibita alle sepolture, con le spoglie mortali corredate da quanto si usava accompagnarle secondo i caratteristici costumi del loro tempo, in un’entità ed in una proporzione tale da “imbarazzare” i lavori in corso di sbancamento del terreno che hanno implicitamente consentito il loro rinvenimento, è presente lungo la via Brusati di Travagliato, in prossimità di quella che era la cascina “Cà Brusada”, intesa nella direzione verso i “Tre Camini”, altro vetusto cascinale della zona, che, a sua volta, rimane ben oltre la SP 19 dove i lavori in corso, per il nuovo assetto stradale, imposti da un mastodontico progetto generale, stanno tuttora interessando il realizzarsi di tale infrastruttura lungo tutto un enorme lembo di pianura bresciana che, naturalmente, esorbita dal mero territorio travagliatese.
All’apparenza, è come se nulla fosse accaduto. Per meglio dire, la parte di campagna residua, interessata al fatto, ha mutato volto, come se nulla, invece, fosse, nel frattempo, emerso ad imporre una propria impronta, per quanto ritenuta, forse, dozzinale od ordinaria da qualcuno, ma per il contesto locale, comprensibilmente rappresentativa, al contrario, di un significato apportatore di uno svelarsi di ben altri importanti elementi.
Svolte le procedure del caso, fra i referenti dei lavori in atto e la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia, sembra scesa ancora la notte eterna, su tali manifestazioni di una lontana società organizzata, presente in loco, che, nel caso specifico, cioè al netto di quanto le stesse siano andate ad esprimere d’una cura funeraria, di come avevano oltrepassato le porte dell’oltretomba, seguitando a sussistere, attraverso il passaggio inesorabile di una vasta gamma di epoche diverse, nella zona stessa dove sono state rinvenute, senza se e senza ma, con tanto di rilievi di rito da parte degli addetti a tali qualificate operazioni di recepimento, nell’ambito di quanto restituito alla luce del presente, dai quali ancora si è, fino a prova contraria, in attesa degli esiti pubblici di tali puntuali e repentini accertamenti.
Il primo cittadino della località, interessata a queste ineludibili risultanze archeologiche, risucchiate, nel tempo di pochi giorni, in un certo oblio dal quale erano, per caso, riemerse, aveva, fra l’altro, verbalmente spiegato, come poi riportato nel testo deliberato il 21 luglio 2021 e per qualche tempo fonte disponibile nell’albo pretorio del Comune, che: “(…) Tutto quello che viene ritrovato passa nella proprietà dello Stato e questi beni, in base alla tipologia di reperti che sono stati trovati, poi fanno strade diverse: se hanno un grande valore, vengono posizionati in musei di spessore, di rilievo, o vengono create addirittura situazioni apposite, se hanno un valore minore vengono catalogati, vengono fotografati e poi vengono posizionati o in musei minori o in magazzini, perché di ritrovamenti di questo genere, in realtà, in provincia di Brescia ce ne sono tantissimi. C’è una mappatura dei paesi definiti di rilievo archeologico, Travagliato è uno dei pochi paesi che non rientra in questa mappa, non è considerato paese di particolare rilevanza a livello archeologico (…)”.
Contestualmente, l’intenzione, in un pronunciamento parimenti espresso in un rilancio allora futuro, che seguita a gravitare nel futuribile, pare fosse, nell’ambito di un confronto con la stessa Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia, di poter disporre delle “(…) fotografie, mi piacerebbe avere anche magari una descrizione naturalmente di quello che è stato ritrovato, ed in realtà ho chiesto anche la possibilità e la risposta è stata più che positiva, la possibilità di fare anche un’esposizione, se non è possibile averli definitivamente (…)”.