Verolavecchia, Brescia. Una straordinaria mostra approda nella Bassa Bresciana: “ Paolo VI. La Vita del Mondo”, il borgo di Verolavecchia, in occasione dell’anno in cui Brescia si erge con Bergamo a Capitale della Cultura Italiana, ridà vita e vigore all’affetto che lega la comunità a Papa Paolo VI, alla sua Santità cresciuta tra i vicoli del paese.
Verolavecchia e il suo territorio, lembo di terra fertile a vocazione contadina abbracciata dal fiume Oglio, conserva tra le vie del paese un’armonia e un senso di serenità che hanno accarezzato le vacanze d’estate del giovane Gian Battista Montini, che divenne Papa Paolo VI e infine Santo. Affacciata sulla roggia del molino messo a tacere negli ultimi anni, è rimasta immutata la casa natale della madre Giuditta Alghisi, come l’affetto dei paesani.
La mostra “Paolo VI a Verolavecchia. La Vita del Mondo” a Villa Alghisi Montini, dal 14 ottobre al 7 gennaio prossimo, è un evento che travalica i confini territoriali sino a livello nazionale, overture di una stagione di cultura, un riscatto culturale per questa terra contadina, che parte da un accordo che l’Amministrazione Comunale ha stilato per la gestione della casa tanto cara a Paolo VI.
La mostra presuppone che l’iniziativa passi attraverso l’esistenza, la storia, la meditazione spirituale, e divenga risposta a una domanda. Lo sguardo profetico di Paolo VI è ancora presente ed è rivolto oggi, sebbene siamo sommersi e disorientati da immagini e parole, alla “vita del mondo che si svolge d’intorno. E soprattutto la vita della chiesa e nella chiesa la vita delle forze giovani, la vita del clero soprattutto, la vita dei sofferenti, la vita della chiesa nella percezione, anche questa che cosa grande, del dolore umano in ogni condizione, ad ogni età, in ogni paese, dove essa sia ammessa ad esercitare la missione umanitaria”.
Un dialogo, più che esortazione, che sembrava non aver attecchito negli anni successivi al Concilio Vaticano II, con lo spirito rivolto allo sviluppo integrale e solidale dell’umanità ma contrastato da uno squilibrio crescente, da uno sfrenato “modernismo” e tecnicismo scientifico come se la soluzione al male di vivere fosse stata anticipata con l’intelligenza artificiale senza considerare l’identità, lo sviluppo dei popoli, la vita di ogni individuo. La semina del Seminatore è stata feconda, un germoglio si è slanciato dalla terra di Verolavecchia e ha dato frutto nell’amena dimora, lambita dalla seriola Mulino e dal fiume Strone, dagli echi dei flutti dell’Oglio e a due passi dalla Torre medievale dove Giovanni Battista Montini aveva trascorso gran parte delle sue vacanze nei periodi di primavera e autunno, sicuramente dal 1899 al 1920, come attestano fonti certe e nuovi documenti che sono emersi.
Una terra, quella della Bassa Bresciana, che ha conosciuto nei tempi la fatica contadina che ha lottato per liberarsi dalla povertà, della miseria nei tempi della guerra. Oggi in cerca di una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane che si allinea con il pensiero, di disarmante attualità, inciso da Papa Paolo VI nell’Enciclica Populorum Progressio, dedicata alla cooperazione e allo sviluppo tra i popoli, con lo sguardo rivolto in modo particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell’ignoranza. Eredità spirituale di Papa Paolo VI in dialogo con il mondo contemporaneo.
«Nulla è perduto con la pace! Tutto può esserlo con la guerra»
La mostra Paolo VI a Verolavecchia. La Vita del Mondo non è rivolta solo a religiosi, storici, studiosi o appassionati d’arte, ma la sua prerogativa vuole essere saper coinvolgere e sensibilizzare tutti, la gente comune, nel rispetto e nella libertà, divenendo quindi dispositivo didattico, pedagogico ed educativo per scuole di ogni grado e persone di ogni età. Una funzione, quindi, che non si risolve solo nella concezione della bellezza o dell’estetica ― “entrare in un luogo, osservare e scoprire” ―, ma ambisce ad un valore di verità che coniuga “l’etica, la morale, la pedagogia e la didattica dell’arte”: una mostra portatrice di un nuovo umanesimo.
La mostra è ideata, curata e diretta dal Prof. Roberto Consolandi e avvalorata da un comitato scientifico di elevata competenza: Elisabetta Montini e Chiara Montini, nipoti di Paolo VI, Don Tiberio Cantaboni Arciprete della Parrocchia di Verolavecchia-Brescia, Marisa Dalai Emiliani Professore Emerito di Storia dell’Arte Moderna Università La Sapienza, Roma, Don Mario Neva Teologo e Filosofo, Renata Stradiotti già Direttrice Musei Civici di Brescia-Già Docente materie artistiche Università Cattolica, Mauro Salvatore Direttore Museo Diocesano di Brescia, Xenio Toscani Docente Emerito di Storia Moderna all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
La mostra vede la collaborazione dell’Istituto Paolo VI, della Collezione di arte contemporanea Paolo VI di Concesio e il coinvolgimento della Parrocchia e delle Missionarie della Parrocchia di Verolavecchia.